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lunedì 20 febbraio 2012

Buon compleanno figlia dell’uomo ombra


Scusa per aver ritardato la pubblicazione dell'articolo.

Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, in questi anni le lacrime versate per te sono state le più belle.

Spesso il tuo amore è più forte di me, della malinconia, della tristezza e della sofferenza.

Amore Bello, perdonami se non sono stato il padre che avrei voluto essere.

Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, tutte le notti il mio cuore, seppur coperto da sbarre, inferriate e cemento armato, scappa da me e dalla mia cella per venirti a trovare.Molti uomini ombra pensano spesso alla morte perché è la loro unica via di fuga, io piuttosto penso a te, perché sei la mia ragione di vita.

Tesoro, perdonami se non sono stato un padre come tutti gli altri.

Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, il tuo amore mi ha sempre dato la forza di combattere e di non arrendermi.

Il mio mondo e il mio futuro stanno scomparendo insieme alla mia vita, eppure io ti amo come il primo giorno che mi hanno portato via da te.

Barbi, perdonami se sei cresciuta senza di me accanto.

Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, molti ergastolani hanno bisogno della speranza per vivere, io invece ho solo bisogno del tuo amore.

Per resistere all’Assassino dei Sogni e per soffrire di meno molti uomini ombra cercano di dimenticare quello che erano, io invece per resistere cerco di ricordarmi che ero un uomo libero.

Figlia mia, perdonami se sono più di venti anni che non riesco a darti il bacio della buona notte.

Buon compleanno figlia dell’uomo ombra, oggi ho afferrato con le mani le sbarre della mia cella, le ho strette forte, mentre il mio cuore provava inutilmente a spezzarle.

Vita mia, perdonami se non riuscirò mai a uscire.

E grazie di esserti tatuata: “Divisi da sempre, uniti dall’anima”.

Il mio cuore ti ama, io pure.

Tuo papà.

Carcere Spoleto, Febbraio 2012

mercoledì 8 febbraio 2012

“Pro Patria” Ascanio Celestino, l’amico degli uomini ombra

“Il cuore ha le sue prigioni che l’intelligenza non apre”. (Marcel Jouhandeau)

La settimana scorsa Ascanio Celestini mi ha mandato questa dedica:
- A Carmelo che dopo un po' di mie parole ora legge anche la mia pessima calligrafia. Avanti!
Ascanio.

È noioso e patetico che un prigioniero, un uomo ombra, parli e scriva spesso di carcere.
Ed è pure noioso che un uomo ombra parli e scriva sempre di ergastolo, ma è bellissimo che lo faccia Ascanio Celestino, un uomo libero con l’amore nel cuore.

Alla vigilia del suo spettacolo “Pro Patria” alla domanda “Quindi dopo aver raccontato la resistenza e la fabbrica, il manicomio, questa volta punti lo zoom sulla galera?” lui risponde:
(…) Sono tutte istituzioni molto simili fra loro (…) Se osserviamo l’evoluzione del nostro paese attraverso la cultura legata alla giustizia, più che alla prigione, purtroppo scopriamo che il paese non è andato molto avanti, anche rispetto allo stesso Cesare Beccaria, che condannava la tortura e la pena di morte, come se l’ergastolo non fosse peggio. Noi del resto abbiamo superato la tortura e la pena di morte solamente in parte, perché il 14bis e il 41bis sono forme di tortura, e nelle nostre galere vi sono soggette più di mille persone. Potrebbero godere di un regime migliore solo se facessero il nome di qualcun altro: il “pentito” è una figura che esiste solo in Italia, forse anche perché è un paese cattolico. Tra le storie che ho raccolto per lo spettacolo, ho conosciuto uno che è finito in galera dieci anni dopo un omicidio commesso assieme al fratello più grande. Quando esce di galera emigra dal sud al nord e cambia vita. Dopo dieci anni il fratello viene arrestato, ma fa il suo nome e si assicura l’impunità. (…)

Ascanio, scusa se all’intervista aggiungerei che l’ergastolano ostativo a qualsiasi beneficio, quello che se non collabora e non diventa un “pentito”, è il solo essere nell’universo che sa dove morirà: in una cella, coperto fra sbarre e cemento;
che non sempre le leggi coincidono con la giustizia, perché non è giusto acquistare la libertà prendendola da un altro;
che l’Italia è il paese più condannato dalla Corte europea dei diritti umani, si può dire più criminale dei delinquenti abituali, e per giunta a piede libero;
che si parla spesso di criminalità, ma non si parla quasi mai di criminalità politica e istituzionale organizzata;
che sicuramente senza la mafia dei poteri forti non esisterebbe neppure la mafia sottoposta al regime di tortura del 41bis, del 14bis e del 4bis;
che un uomo ombra a differenza di tutti gli altri umani non può più guardare avanti, può solo guardare indietro.

Grazie Ascanio, di essere uno dei pochi amici dei colpevoli e cattivi per sempre. Il mio cuore ti manda un sorriso fra le sbarre della mia cella.

Carmelo Musumeci
Uomo ombra del carcere di Spoleto, febbraio 2012
www.carmelomusumeci.com

mercoledì 1 febbraio 2012

Colpevole e cattivo per sempre

Cos’è l’ergastolo ostativo?

E’ una pena senza fine che in base all’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario, mod con Legge 356/92, nega ogni misura alternertiva al carcere e ogni beneficio penitenziario ai chi è stato condannato per reati associativi

Questo anche per coloro che nel merito, riconosciuto da educatori e giudici, come nel caso di Carmelo Musumeci, dovrebbero lasciare il carcere perchè evidentemente "recuperati" (come vorrebbe l'art.27 della nostra Costituzione.)

“Serbare rancore equivale a prendere un veleno e sperare che l’altro muoia” (William Shakespeare)

Il Tribunale di Sorveglianza di Perugia scrive di me: (…) l’impegno del detenuto verso forme di partecipazione alla vita detentiva che denotano capacità espressive non comuni e la determinazione dallo stesso dimostrata per promuovere una campagna di informazione e di riflessione sul tema dell’ergastolo c.d. ostativo ( tendenzialmente perpetuo, salvo collaborazione con la giustizia), (…)evidenziandosi a livello culturale, politico e giurisdizionale. (Ordinanza udienza del 6 ottobre 2011).

Il gruppo trattamentale del carcere di Spoleto scrive di me:
-Una prevalenza di aspetti positivi. Concretamente coinvolto in tutte le iniziative ricreativo-culturali organizzate. Per il particolare impegno mostrato lungo tutto il percorso di studi, ha ricevuto un encomio in data 19.05.2011 e uno in data 24.05.2010 per l’impegno mostrato nel corso di una rappresentazione teatrale. La partecipazione a vari concorsi letterari in ambito nazionale ha prodotto note di apprezzamento, riconoscimenti e premi da parte di esponenti della comunità esterna. Recentemente il Musumeci ha pubblicato un suo racconto all’interno di una antologia intitolata “Racconti da carcere”, pubblicata dalla Arnoldo Mondadori Editore. Sensibilmente interessato a tematiche di carattere sociale, egli si relaziona da tempo con diverse associazioni, vicine al “sistema Carcere”. Dimostra un grande interesse per i temi di rilevanza sociale e per le problematiche legate all’esperienza detentiva. Il detenuto ha da tempo avviato un percorso di revisione critica non manipolatorio né riduttivo: certamente favorito dallo studio delle materie giuridiche, da una diversa consapevolezza del concetto di legalità, dalla disponibilità ad azioni riparatorie all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, da un forte investimento positivo verso gli affetti familiari. (…)
Giudizio di affidabilità individuale
(Relazione di sintesi, ottobre 2011).

Eppure, nonostante tutte queste belle parole dei miei “giudici” e dei miei “educatori”, non potrò mai uscire se non collaboro con la giustizia e se non metto in cella un altro al posto mio. E domando: ha senso scrivere e sprecare risorse istituzionali per un uomo colpevole e cattivo per sempre che deve morire in carcere? Credo che la non collaborazione dovrebbe essere una scelta intima, un diritto personalissimo e inviolabile, e non dovrebbe assolutamente portare conseguenze penali (o di trattamento) così gravi e perenni. Penso che la non collaborazione dovrebbe essere una scelta da rispettare e non dovrebbe essere punita con una conseguenza penale così grande e smisurata per un ergastolano ostativo, a tal punto che sembra che la non collaborazione sia ancora più grave del reato commesso. Credo che un uomo abbia il diritto di scegliere di non collaborare per le proprie convinzioni ideologiche, morali, religiose, o di protezione dei propri familiari.
Sto cercando di migliorarmi e di cambiare rimanendo me stesso, probabilmente per i “buoni” questa è una colpa grave e mi costerà vivere in carcere fino all’ultimo dei miei giorni, colpevole e cattivo per sempre, ma in carcere si soffre di più quando si viene perdonati, per questo, sotto un certo punto di vista, molti di noi non possono che essere felici che i "buoni" non ci perdonino.

Carmelo Musumeci

Carcere Spoleto, Gennaio 2012

venerdì 27 gennaio 2012

SALVIAMO LA "SARPAREA"


Il circolo SEL "noveaprile" di Nardò chiede alla Regione Puglia e al Corpo Forestale dello Stato il riconoscimento monumentalità uliveto sito in località Sarparea, S.Isidoro, Nardò.

Il circolo SEL di Nardò informa che nella zona Sarparea di Nardò è in atto un progetto di lottizzazione per un villaggio turistico all’interno di un’area su cui insiste un uliveto monumentale risalente al 1400 e di cui sono rintracciabili riferimenti bibliografici e storici dell’epoca presso la biblioteca della Curia di Nardò.
Il progetto è stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica dall’ufficio Ambiente della Regione Puglia.
Ci risulta anche, che sia stata chiesta dalla Regione al Corpo Forestale dello Stato una mappatura delle piante monumentali nella zona.
Considerata l’attenzione della cittadinanza e anche la sensibilità di questo circolo sull’argomento, ci siamo recati personalmente in loco e abbiamo potuto constatare la bellezza e la unicità della zona per la presenza di numerosissimi esemplari di ulivo centenari e dalle forme singolari.
Abbiamo anche rilevato che alcuni esemplari erano stati già censiti come monumentali e recavano l’etichetta identificativa; la maggior parte degli alberi, però, pur avendo le caratteristiche necessarie al riconoscimento della “monumentalità” , non presentavano alcuna targhetta di riconoscimento.
La circostanza ci sorprende. Vogliamo sperare che il lavoro di censimento del Corpo Forestale non sia stato ancora ultimato e che in tempi ragionevoli si possa avere la mappatura completa dell’intera zona.
A questo proposito chiediamo ai nostri rappresentanti di reperire tutte le informazioni utili sull’argomento, anche perché la “strana” mappatura non è passata inosservata alla parte più sensibile e avvertita della cittadinanza.
Certi di un vostro solerte intervento attendiamo fiduciosi notizie in merito.

sabato 21 gennaio 2012

UNDICI ORE D'AMORE DI UN UOMO OMBRA


“Io non credo ai miracoli,posso solo vivere contando su di loro”
(Karl Rahner).
Non credo neppure agli angeli, eppure da qualche anno ne ho incontrato uno. Ieri sera alle ore 17.00 mi hanno comunicato che mi sono state concesse undici ore
di permesso da uomo libero.
CARMELO MUSUMECI


CHE FARESTE SE DOPO VENT’ANNI DI CARCERE AVESTE SOLO UNDICI ORE PER RIVEDERE QUELLI CHE AMATE?

Di queste undici ore Carmelo ci racconta, con un ritmo che toglie il respiro, nel moto ondoso delle parole.
Ma ci racconta anche della notte prima, lui che nella sua branda gioca di continuo con la morte, la invoca fulminea perché lo salvi dalla sua condanna a morte al rallentatore di Uomo Ombra. Stanotte no, stanotte ha paura di morire prima delle sue undici ore da uomo libero, morire come Mosé un istante prima di toccare la terra promessa, hai visto mai un dispetto di Dio. Ma vive. È mattina. I cancelli che dovrà passare sono undici, come le ore eterne e sfuggenti che ha davanti, un film serrato che concentra ogni passione, ma senza lieto fine. Alle 22.00 varcherà a ritroso l’undicesimo cancello, e sarà di nuovo solo. "Io e l’Assassino dei Sogni".

(dalla Prefazione di BARBARA ALBERTI)

Cos’aveva più degli altri, Saviano, oltre al coraggio?
La voce. Saviano è un grande scrittore.
Anche Carmelo. Gli auguro di scrivere il suo Gomorra sul carcere,
con tutta la potenza del suo genio narrativo,
gli auguro di suonare così forte le sue trombe di angelo ribelle
che perfino noi, i complici, gli indifferenti,
possiamo sentirlo.
BARBARA ALBERTI

giovedì 19 gennaio 2012

Venerdì 20 gennaio corteo antifascista a Lecce


Nella notte tra il 2 e il 3 Gennaio, un militante del collettivo C.A.O.S. è stato pedinato e successivamente aggredito in pieno centro da quattro militanti dell'associazione pseudoculturale Casapound Italia, riportando una frattura composta alla mascella. Questa escalation di violenze nei confronti di compagni e più in generale di coloro che la nostra società etichetta come diversi si inserisce in un contesto socio-politico instabile, in cui, cavalcando gli effetti concreti della crisi, le destre reazionarie cercano di sdoganare i loro ideali attraverso iniziative culturali e sociali, salvo poi mostrare la loro vera identità attraverso la violenza squadrista.

Rapidamente la realtà antagonista leccese risponde a questa intolleranza convocando un'assemblea pubblica in piazzetta Carducci, già al centro di polemiche nei mesi passati e che rappresenta uno spazio di aggregazione e socialità che la giunta Perrone ha più volte minacciato di chiudere salvo poi installare una telecamera di sorveglianza. L'assemblea è stata molto sentita e partecipata, abbiamo potuto apprezzare i molteplici interventi di solidarietà verso il compagno aggredito e tutti con una matrice e un pensiero comune: l’esigenza di DEBELLARE IL FASCISMO. Stanchi di queste vicende di intolleranza tutti i partecipanti sono partiti in corteo spontaneo per le vie del centro cittadino, cercando di sensibilizzare anche quella fetta della cittadinanza indifferente alle tematiche sociale, spesso troppo impegnata sperperare denaro, attraverso un volantinaggio scandito da chiari cori e sentiti slogan. Sarà attraverso la denuncia sociale e la rivendicazione delle nostre strade che faremo sentire la nostra rabbia. Crediamo che la risposta debba venire dalla cittadinanza tutta, crediamo che la denuncia non debba essere quella dei Tribunali ma una denuncia dal basso che risponda alle aspettative di chiudere i covi dell’odio, di chiudere quelle sedi dove i neofascisti si aggregano e dalle quali escono teste rasate pronte a picchiare tutt* coloro che vogliono creare una socialità altra.

Non crediamo nelle istituzioni e nella loro "giustizia", quelle stesse istituzioni che detengono ancora agli arresti domiciliari il nostro compagno e amico Valerio, senza tra l' altro aver ancora fornito una valida motivazione. E non crediamo nella loro concezione di legalità, perchè sono sempre pronti e volenterosi di spalleggiare e patrocinare le
iniziative di questi gruppi neofascisti.

Ci riappropriamo autonomamente dei nostri spazi organizzando un corteo Venerdì 20 Gennaio, che partirà dal cuore della città per terminare presso i campetti delle Zone Magno, delegati in gestione a Casapound dal comune di Lecce. Solidali con il nostro compagno picchiato, forti dello spirito antifascista che lega tutti e tutte, incazzati ancor di più contro chi spalleggia le iniziative dei fascisti del terzo millennio, chiediamo la chiusura immediata di Casapound Italia nella nostra città.

NESSUN QUARTIERE FASCISTA, NESSUN FASCISTA PER QUARTIERE!

NESSUNA AGIBILITA’ A CASAPOUND!

C.A.O.S.

da Infoaut.org

lunedì 9 gennaio 2012

VITTORIO RAHO - GIUSEPPE CALASSO - ENRICO BERLINGUER

Il circolo “noveaprile “ di Sinistra ecologia e libertà esprime grande soddisfazione per la volontà di questa amministrazione di poter istituire la
titolazione di alcune vie a personaggi illustri della sinistra locale, nazionale ed internazionale. Nella fattispecie intitolare delle vie a Enrico Berlinguer, a Giuseppe Calasso ed al concittadino Vittorio Raho è sintomo di riconoscenza per l’opera politica compiuta dagli stessi.
Di Vittorio Raho, esponente locale della cultura socialista, ci preme ricordare la correttezza e l’intransigenza con le quali ha saputo significare e diffondere un messaggio di politica autentica, lontana dalle corruttele. Un’intellettuale che va ricordato anche come maestro di vita per come seppe condurre, riprodurre e far vivere le lotte di quei compagni che come accade spesso la sinistra salottiera volutamente ha dimenticato.
Di Giuseppe Calasso, originario di Copertino, deputato appartenente al PCI, più
volte sindaco di Copertino e tenace sindacalista vogliamo sottolineare e ricordare la strenua lotta combattuta al fianco delle tabacchine e dei braccianti che vollero occupare le terre dell’ Arneo, capitolo epico della storia dell’ emancipazione della nostra classe rurale dal latifondo.
Ed infine del compianto Enrico Berlinguer, segretario storico del PCI, si vuole segnalare quanto l’ opera sua sia lontana da questi grigi giorni di pagine politiche all’ italiana di decadenza senza fondo. Mentre lui era alfiere
di una politica fatta di dignità, passione, autorevolezza ed improntata alla
massima onestà. Tutto questo ci manca profondamente.
Di Berlinguer è simbolico ripercorrere e riguastare significative frasi, specie quando egli si rivolgeva ai più giovani.
Diceva Enrico Berlinguer che “se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ ingiustizia “.
Il circolo “ noveaprile “ riconoscendo la lucidità e la validità di certe
espressioni, spera che, specie con esempi così fulgidi e potenti si possa
restituire ai più giovani l’ interesse e fortificare lo spirito per una
partecipazione nella vita politica più sana e copiosa.
Politica che ci appare quanto mai oggi denigrata e abbruttita da esempi di
becero affarismo e di corruzione avvilente.

Il Circolo Sinistra Ecologia Libertà“noveaprile”

domenica 8 gennaio 2012

SEL INFORMA

In questi giorni è allo studio della maggioranza l’assegnazione di eventuali consulenze per la stesura del Piano Parco e del Piano Coste del Comune di Nardò.
La posizione di SEL in merito a questi due argomenti è la seguente: in primo luogo verificare la disponibilità dell’Università del Salento ad una collaborazione a titolo gratuito per la stesura di entrambi i progetti; in alternativa rendere pubblici i criteri per la valutazione dei curricula, presentati dagli aspiranti, perché consideriamo che tali progetti siano di essenziale importanza per lo sviluppo futuro della città e quindi sono fondamentali le competenze da valutare anche in queste occasioni.
Riteniamo infatti che debbano essere rispettati due punti centrali della campagna elettorale: trasparenza dell’azione amministrativa e oculatezza nell’uso delle risorse pubbliche.
Sollecitiamo inoltre la realizzazione di quella cabina di regia che può efficientemente garantire il concreto avvio di un’azione amministrativa condivisa e aperta alla partecipazione reale e al controllo democratico dei cittadini.

Circolo SEL “Noveaprile” Nardò

mercoledì 4 gennaio 2012

CARMELO MUSUMECI - Buon Anno da un ergastolano

di Carmelo Musumeci
Buon anno ai prigionieri e a tutti i prigionieri di se stessi;
buon anno agli uomini in nero del ministero d'ingiustizia che gestiscono le persone senza essere persone;
buon anno ai giudici che pretendono di giudicare senza essere giudicati;
buon anno a tutti gli innocenti, pure ai colpevoli e a quei colpevoli di essere innocenti;
buon anno alle guardie carcerarie sperando che si ricordino che per gestire le persone bisogna essere persone;
buon anno ai forcaioli purchè si ricordino che il carcere è come un'autostrada e ci potrebbero passare pure loro;
buon anno a quelli che sono morti per essere vivi ed a quelli che tentano di essere vivi per non morire;
buon anno a quelli che non sono buoni per andare in paradiso e ai cattivi che non hanno paura di andare all'inferno;
buon anno a tutti quelli che soffrono, piangono, ridono e sono felici, ai pazzi ed ai normali che fanno i pazzi per non impazzire;
buon anno a quelli che hanno speranza, a quelli che l'hanno persa e a quelli che si illudono e sognano e a quelli che non reggono il peso della prigione e della sofferenza;
buon anno a tutti i prigionieri del mondo, pure a quelli di Guantanamo;
buon anno a tutti quelli che si sono tolti la vita in carcere;
buon anno a quelli che si sentono piccoli perché solo così si può essere grandi;
buon anno a quelli che credono che la verità non è che un aspetto della verità;
buon anno a quelli che credono che il giudizio per essere giusto dovrebbe tener conto non soltanto del male che uno ha fatto ma anche del bene che farà, non solo della sua capacità di delinquere ma anche della sua capacità di redimersi;
buon anno a quelli che sono solo ciò che sono, che non si piegano alle ingiustizie e non si rassegnano;
buon anno anche ai deboli che sono forti perché non lo nascondono;
buon anno a quelli che fanno il male così pienamente e allegramente come quando devono punire i prigionieri;
buon anno a tutte le vittime dei prigionieri e quindi ai prigionieri vittime di se stessi e della società;
buon anno ai nostri aguzzini che non ci fanno capire dove abbiamo sbagliato ma ci puniscono solo perché abbiamo sbagliato;
buon anno a quelli che capiscano la giustizia vivendo l'ingiustizia fra le mura di un carcere;
buon anno a tutti i prigionieri che pure in catene pensano da uomini liberi;
buon anno anche a dio sperando che la smetta di essere dio;
buon anno ai deboli, ai derelitti, agli ultimi e ai potenti, ai poveri, ai ricchi che sono poveri, a tutti noi che siamo, a quelli che non ci sono più.

COLLETTIVO ANARCHICO LECCE - TRA UN RICORDO SBIADITO E UN VIVO PRESENTE


(A proposito dell'affondamento della Kater i Rades)

A prima vista potrebbe sembrare un'opera meritoria: una scultura che ricorda una tragedia potrà far sì che quell'avvenimento rimanga impresso indelebilmente nella mente di chi vi passerà vicino. Eppure qualcosa non torna...
Il 28 marzo 1997 una nave carica di immigrati albanesi viene affondata al largo del canale di Otranto dalla nave Sibilla della marina militare italiana, provocando ottantuno vittime. Non è stato il caso, non sono state le condizioni del mare particolarmente avverse, vi sono stati dei responsabili precisi. La giustizia, quella democratica, ha fatto il suo corso, trovando, come spesso accade in questi casi, una soluzione alla “Ponzio Pilato”. Poco importa la sua conclusione, lo Stato non condanna mai se stesso. Ora di questa tragedia si vorrebbe fare un evento da commemorare con un'opera scultorea apprezzabile da addetti ai lavori come un'importante opera d'arte. Per ricordare e farne un inno all'incontro, all'umano bisogno di storie, afferma uno dei testi di presentazione dell'evento.Il fatto è che da commemorare non c'è proprio nulla, perché sono ancora vive nelle nostre menti le grida di chi, cadendo in mare ha perso la vita o i suoi parenti. Vive sono le urla di chi ancora oggi, al largo delle coste del Salento, (l’ultimo naufragio è del 27 novembre scorso - 3 immigrati morti e 30 dispersi) o del Mediterraneo, perde la vita in cerca di una speranza di sopravvivenza. Viva è la rabbia e la disperazione di chi in Italia riesce ad arrivarci ma viene impacchettato e rispedito subito indietro, oppure rinchiuso, fino a diciotto mesi, in Centri di Identificazione ed Espulsione perché non ha un documento regolare. La stessa Otranto che si vanta di essere città dell'accoglienza, dichiarata patrimonio dell'Unesco, è anch'essa un anello di questo sistema dell'esclusione. Il suo centro di accoglienza temporanea “Don Tonino Bello” funge infatti da anticamera proprio verso quei rimpatri e verso quei Cie che sospendono il tempo e la vita di migliaia di immigrati. Questo è ciò che ha deciso il diritto democratico, questo ciò che ha deciso l'Economia, di cui gli Stati sono solo un'appendice (ce ne saremo ormai resi conto?). Migliaia di immigrati sono rinchiusi perché la loro vita deve essere contenuta, proprio come la nostra, trasformata ormai in un’appendice della merce e della tecnica. Anche per chi non è straniero infatti, la reclusione non è cosa così lontana. Nuovi ghetti, nuove aree videosorvegliate, nuove carceri sono pronte a contenere chi semplicemente afferra ciò che non può permettersi, oppure alza la testa davanti a sempre nuovi padroni. Per questo non abbiamo nulla da commemorare ed è per questo che un senso di fastidio e un moto di rabbia ci assale quando sentiamo di queste iniziative. Perché non serviranno a cancellare le morti in mare, perché non libereranno coloro che sono rinchiusi, perché non fermeranno la mano razzista di chi ammazza chi ritiene diverso. Perché non impediranno ad associazioni come “Integra” , tra i fautori dell'evento, di continuare a lucrare sugli immigrati che da quei centri passano (un esempio è il campo di Manduria).
La memoria può essere sovversiva se all'umano bisogno di storie sostituisce l'umano bisogno della libertà.
Nemici di ogni frontiera

lunedì 19 dicembre 2011

SEN. F. FERRANTE AL CARCERE DI SPOLETO INCONTRA GLI ERGASTOLANI OSTATIVI

Il Senatore Francesco Ferrante ha visitato nei giorni giorni il carcere di Spoleto, accompagnato dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che da 4 anni seguono e appoggiamo gli ergastolani d'Italia per l'abolizione della pena dell'ergastolo, in particolare quella dell'ergastolo ostativo ai benefici penitenziari, che rende l'ergastolo "una pena di morte mascherata", come l'ha definita l'attuale Responsabilie Generale della Comunità, Giovanni Paolo Ramonda.
Guidati dal Direttore, Dott. Ernesto Padovani, hanno incontrato gli ergastolani nella loro sezione. Qui di seguito la lettera che gli stessi ergastolani hanno consegnato al Sen. Ferrante e il comunicato dell'ufficio stampa del gruppo PD del Senato, con l'annuncio di un'interrogazione parlamentare che il Sen. Francesco Ferrante ha presentato sull'ergastolo ostativo.


Lettera aperta degli ergastolani ostativi al Senatore Francesco Ferrante

Senatore, mentre in alcuni paesi come la Norvegia, Portogallo, Spagna, l’ergastolo è stato eliminato (Islanda mai avuto ergastolani) dando un segno di grande civiltà e umanità e in altri Paesi l’ergastolano può uscire:
Irlanda dopo 7 anni, Olanda dopo 14 anni, Norvegia dopo 12 anni, Svezia dopo la commutazione della pena, Svizzera dopo 15 anni, Regno Unito varie possibilità, Austria dopo 15 anni, Belgio dopo 10/14 anni, Cipro dopo 10 anni, Danimarca dopo 10/12 anni, Francia dopo 15 anni, Grecia dopo 20 anni
e, invece, la patria del Diritto romano, l’Italia, dopo 25 anni e, mai, proprio mai, unico paese in Europa, per le condanne all’ergastolo con la motivazione di avere agevolato l’attività dell’associazione criminosa (Divieto di concessione di benefici: art. 4 bis L. 26 luglio 1975, n. 354).

Senatore, se lei è d’accordo che non si può chiedere la certezza della pena senza sapere quando finisce una pena;
che la pena dell’ergastolo supera i limiti della ragione, perche una pena senza speranza diventa solo un’esecuzione e una vendetta;
che con l’ergastolo non si vive, ma si sopravvive, perché la reclusione a vita, come pena, è peggiore della morte stessa;
che il carcere per l’ergastolano è un cimitero, con la differenza che invece di morto sei sepolto vivo;
che la pena deve rieducare, ma che rieducazione ci potrà mai essere per una persona che non potrà mai uscire dal carcere?

Senatore, se lei è d’accordo che in uno Stato di Diritto la speranza di tornare liberi non può dipendere dalla scelta del diretto interessato di mettere in cella un altro al posto suo:se parli esci o se no rimani dentro;
che la speranza non dovrebbe essere stroncata per sempre;
che una pena che non finisce mai è compatibile solo con l’inferno dei dannati,

Senatore, perché impedire la speranza di continuare ad esistere per condanne subite dieci, venti o trenta anni prima?
Che senso ha aver sostituito la pena di morte con l’ergastolo?
Non può una persona essere colpevole per sempre.
Una società che non uccide i suoi simili perché preferisce tenerli murati vivi dentro una cella tutta la vita, è una società malata e cattiva alle radici.

Senatore, se non è d’accordo che in Italia esista la “Pena di Morte Viva”, gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto chiedono a lei e al suo partito di presentare al Senato un disegno di legge per l’abolizione dell’ergastolo, in subordine l’abrogazione dell’articolo 4 bis Ordinamento Penitenziario che rende l’ergastolo ostativo.
Ricordano che nel 1998 al Senato era passata la legge per abolire l’ergastolo.


Gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto.
Dicembre 2011




CARCERI: FERRANTE (PD), "E’ PRIMO PASSO, SPERANZA PER TUTTI DETENUTI".
"Ora abrogare ergastolo ostativo che non consente recupero del condannato".

“Il decreto varato oggi sulle carceri è una misura giusta e necessaria, che ha il merito di spostare un po’ più in là il punto di non ritorno, oltre il quale c’è il collasso di un sistema detentivo che da tempo ormai non è più degno di un Paese civile. Riconosciamo al ministro Severino di aver compiuto un primo passo verso la sempre più urgente riforma organica della detenzione, per la quale occorre coraggio e senso di civiltà, da dimostrare abrogando la misura dell’ergastolo ostativo, una pena di morte ‘viva’ prevista dall’ordinamento penitenziario italiano”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante.
“In Italia esistono due tipi di ergastolo - spiega Ferrante, che sull'ergastolo ostativo ha presentato un'interrogazione - A quello normale, che consente almeno di ottenere un'eventuale misura alternativa o un beneficio penitenziario, e quello ostativo, una pena senza fine che in base all’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario esclude completamente ogni speranza di reinserimento sociale. L’ergastolo ostativo, che attualmente viene scontato da 1200 persone detenute, si traduce in sostanza nell’attesa della morte in carcere, in quanto è precluso qualsiasi reinserimento, nemmeno dopo 30, 40, 50 anni o in strutture di recupero e a prescindere dal percorso personale fatto dal condannato.
Si tratta di una palese violazione dell’articolo 27 della Costituzione – sottolinea Ferrante - secondo il quale le pene devono tendere alla rieducazione del condannato: E' una risposta vendicativa dell’ordinamento, che ha abdicato al suo compito di infliggere una pena giusta che consenta al condannato di pentirsi e di dimostrarlo. Ricondurre il sistema carcerario alla sostenibilità dal punto di vista dell’accoglienza e restituirgli la funzione di recupero sono due esigenze di riforma civile per il nostro Paese, e che devono andare di pari passo” – conclude Ferrante.

Roma 16 dicembre 2011

giovedì 15 dicembre 2011

IL CIRCOLO SEL "noveaprile" PRENDE POSIZIONE SULLA LOTTIZZAZIONE DEI CAFARI

Alla segreteria regionale SEL Bari
Alla segreteria provinciale SEL Lecce
Ai consiglieri regionali SEL Bari

e.p.c. All’assessore regionale Urbanistica
Dott.ssa A. Barbanente
BARI

Al dirigente Settore Ambiente
Dott. Antonicelli
Bari

OGGETTO: Piano Urbanistico Esecutivo “Costa dei Cafari” Comune di Nardò

Premesso che gli oltre 23 Km di costa ricadenti nel Comune di Nardò sono già –allo stato attuale- oltremodo urbanizzati e compressi dal punto di vista ambientale, che l’unica zona salvaguardata è quella del Parco di Portoselvaggio che riveste una particolare importanza per i cittadini di Nardò che per molti anni si sono battuti per la sua realizzazione; ora siamo fortemente preoccupati per l’evoluzione del progetto di lottizzazione della zona denominata “Cafari”.
Questo perché:
1. Il progetto interessa una zona costiera particolarmente delicata dal punto di vista ambientale e che ricade completamente nella perimetrazione del Parco, è vicina alla zona SIC di “Torre Uluzzo” ed è parzialmente coperta da macchia mediterranea.
2. Il progetto ricade parzialmente in zona interessata da vari incendi, anche dolosi, come si evince dalla cartografia ufficiale della Regione Puglia 2006.
3. L’area interessata alla lottizzazione è vicina al sito archeologico “Serra Cicora”, oggetto di studi e scavi archeologici di interesse.
4. L’intero territorio è di origine carsica e quindi particolarmente delicato.

Riteniamo che il PRG di Nardò, che prevede la lottizzazione nell’area così descritta, sia ormai obsoleto, considerato il mutato orientamento di tutta la politica regionale che pone la tutela paesaggistica in primo piano rispetto alle altre politiche di sviluppo agricolo, economico, edilizio e turistico.
Si segnala inoltre che l’esperienza derivante dalla limitrofa lottizzazione di “Torre Inserraglio” ha insegnato alla collettività locale che spesso, dietro la dichiarata finalità turistico ricettiva, come richiesto dalla tipizzazione C8 dell’area, si nascone in realtà la costruzione di villette a vendere utilizzate come seconde case.
Questo tipo di pseudo sviluppo turisti ha avuto finora come unica conseguenza la svendita di zone di pregio ambientale e paesaggistico con un ritorno economico effimero ed esiguo alla counità. La recente vicenda del villaggio di “Punta Grossa” di Porto Cesareo ne è un esempio eclatante.

A nulla può valere il fatto che nel 2003 il progetto sia stato escluso dalla V.I.A. in quanto il provvedimento di esclusione ha perso effiacia essendo trascorsi i tre anni previsti dalla L/R 11/2001, decorsi i quali, se i lavori nonj sono ancora stati iniziati, la procedura deve essere rinnovata. Al pari deve essere rinnovata la procedura di incidenza che no può certo ritenersi esaustiva, essendo stata effettuata ben otto anni fa!!!

Per ultimo riteniamo che il progetto non possa beneficiare della deroga prevista dal comma 8 Art. 5 della legge istitutiva del Parco di Portoselvaggio che così recita: all’interno del perimetro del Parco sonofatte salve le previsioni del PRG vigente del comune di Narò, relativamente ai comparti individuati come zone omogenee C8 di sviluppo turistico, alberghiero i cui piani urbanistici esecutivi siano stati approvati alla dta del 31/01/2005, ovvero alla stessa data abbiano concluso le procedure di valutazione previste dalla L/R 11 2001”.
Infatti il PUE in questione non è stato approvato e non lo è ancora oggi, né possono dirsi concluse le procedure di valutazione in quanto decadute.

Per tutto quanto sopra detto il circolo SEL “Noveaprile” di Nardò chiede ai compagni in indirizzo di attivarsi ed agire tutto il possibile per sostenere le nostre ragioni e soprattutto per aiutarci a salvaguardare quanto è rimasto ancora intatto del nostro territorio che è la nostra vera ricchezza e che non vogliamo diventi preda di speculazione.

lunedì 12 dicembre 2011

IL CIRCOLO SEL "noveaprile" RICORDA LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA -chi E’ STATO ?


Il pomeriggio del 12 dicembre 1969, intorno alle 16:30 a Milano nella Banca dell’Agricoltura, una bomba esplode tra la gente seminando morte.
I cadaveri sono maciullati; brandelli anche consistenti di corpi verranno in seguito staccati dalle pareti della banca tanto devastante è l’entità dell’esplosione.
Alla fine il bilancio sarà di 17 morti e 80 feriti.
Le conseguenze furono terribili, non solo per i morti bruciati a brandelli, ma anche per le evidenti implicazioni di carattere politico che ne scaturirono.
La strage di Piazza Fontana è solo uno dei tanti attentati accuratamente tenuti nascosti e protetti.
Si può ben dire che questa data segni l’inizio della storia del terrorismo politico moderno in Italia: nessun’altra inchiesta giudiziaria ha affrontato nel nostro Paese, le pressioni, le torsioni, le intromissioni, le deviazioni, le “cattiverie” subite da quella di Piazza Fontana.
Ovviamente le reali responsabilità non sono mai state opportunamente accertate e chiarite e non potranno mai essere tali.
La pista anarchica era quella più facilmente percorribile, perchè priva di adeguate coperture politiche, ma come la storia ci insegna, le verità sono altre; un intreccio pauroso tra vecchi fascisti, neofascisti e democristiani, SID e CIA disposti a tutto pur di preservare il potere politico-economico del Paese.
Norberto Bobbio chiama questo intruglio infernale “criptogoverno”, ovvero “l’insieme delle azioni compiute da forze politiche eversive che agiscono nell’ombra in collegamento con i servizi segreti, con parte di essi, o per lo meno da questi non ostacolate”.
Basterebbe questa lucida definizione a spazzare via lo sproloquio negazionista di taluni analisti che vorrebbero negare quella che è stata definita “strategia della tensione”.
Vorrei sottolineare un’ultima cosa: in quegli anni in Europa circolava un manuale in francese intitolato Missions Speciales (Missioni Speciali). Vi era scritto: “il terrorismo spezza la resistenza della popolazione, ottiene la sua sottomissione, e provoca una frattura fra la popolazione e le autorità. Ci si impadronisce del potere sulla testa delle masse tramite la creazione di un clima di ansia, di insicurezza, pericolo; il terrorismo selettivo (…) distrugge l’apparato politico e amministrativo eliminandone i quadri; il terrorismo indiscriminato (…) distrugge la fiducia del popolo disorganizzando la masse, onde manipolarle in maniera più efficace”.
Queste parole appartengono ad un ex-ufficiale dei servizi segreti francesi del quale non si è mai conosciuto con esattezza il nome anagrafico; si pensa si chiamasse Yves Guillou oppure Ralph Guerin Serac. L’uomo era specializzato in operazioni poco trasparenti. Aveva lavorato nell’intelligence francese, a stretto contatto con la CIA. Approdato all’Oas (formazione paramilitare fondata da Gen Salan per impedire l’indipendenza algerina)s’era poi trasferito in Portogallo. Qui nel 1966, tre anni prima di Piazza Fontana, aveva fondato, con i soldi dei regimi fascisti portoghese, spagnolo, greco, sudafricano e l’aiuto statunitense l’Aginter Press, una centrale dedita a “missioni speciali” un po’ in tutto il mondo, specializzata in Europa soprattutto nell’intossicare e infiltrare movimenti di sinistra, inducendoli a compiere sotto “bandiere di sinistra” tutti quegli atti terroristici che hanno poi caratterizzato quel periodo della storia italiana, ma non solo.
Chi E’ STATO, il titolo dell’articolo non è casuale; non posso dire con esattezza che lo Stato possa essere il responsabile di tutto quello che è successo, ma sicuramente si può affermare che una sua colpa sia quella di non essere stato in grado di colpirne almeno gli esecutori.
Ancora una volta tutto tace e la polvere aumenta.
Spetta a noi quindi non dimenticare e ricordare tutti gli innocenti che sono stati ammazzati per sordidi giochi di potere.
Ora e sempre resistenza.

Circolo "noveaprile" Nardò

domenica 11 dicembre 2011

99 POSSE - ITALIA SPA



99 POSSE - ITALIA SPA

Nun è quistione d'Unità
si nuje l'avevemo fà o si era meglio lascia' sta
l'Ottocento fu un secolo di rivolta
di giustizia popolare sull'uscio della porta
pronta ad entrare
in procinto di portare uguaglianza e diritti
terre e libertà per tutti
ma l'italia che avete fatto voi
l'avete fatta nel modo peggiore
spacciando fratellanza e seminando rancore
ignorando lo stupore
sul volto dei contadini fucilati
dei paesi rasi al suolo delle donne violentate
ignorando con dolo le aspirazioni di uguaglianza
giustizia e fratellanza
per le quali a milioni sono stati ammazzati
creando senza pentimento un paese a misura d'ingiustizia
un patto scellerato tra Savoia e latifondisti
e ancora nun v'abbasta mò facite 'e leghiste
e mentre abbascio addu nuje chiudono 'e 'spitale
e i laureati s'abbuscano 'a jurnata cu 'na vita interinale
v'amma sentì 'e parlà di questione settentrionale?

RIT.
a L'ITALIA S.P.A. E' UNA REPUBBLICA FONDATA
SULLA DISEGUAGLIANZA 'O MALAFFARE E 'A
CORRUZIONE PERCIO' LE VOSTRE LEGGI E IL VOSTRO SENSO
STATO PE NUJE SO SEMP STAT SUL NA PROVOCAZIO
SULAMENTE CA VUJE NUN PROVOCATE CU 'E
MA V'ARRUBBATE O SANGHE A DINT' E VENE
PERZONEE A NUJE NUN CE LASSATE NESSUN'ALTRA
SOLUZIONE CHE RADUNARCI IN BANDE PRONTE PER
L'INSURREZIONE


Chiariamo bene
nnuje 'o rre Burbone 'o schifamm 'a pazz
ma ce ne passa p'o cazz pure 'o tricolore e del deliri
patriottico
di ogni singola nazione
'a bannera nosta è semp 'a stessa
è rossa
rossa comm o sanghe d'o brigante d'o palestinese d
militante
del partigiano con le scarpe rotte
che attende in agguato nella notte
d'o libico dell'algerino dell'egiziano
e di ogni essere umano
e il Sud a cui noi guardiamo è il Sud del mondo
il risultato geopolitico di un malessere profondo
l'urlo che viene dai dannati della terra
tra l'incudine dei dittatori
e la risposta umanitaria della guerra
perciò invece 'e festeggià i 150 anni dell'azienda
gettiamo le basi di una vera unità
che guardi anche oltre il confine nazionale
di una terra compresa tra le Alpi e il mare
guardi al Mediterraneo in rivolta
e ad ogni singolo barcone
che in mezzo a questo mare cerca una speranza nella
notte

RIT.

quando il veleno brucia nella terra dei fuochi
quando i tumori che contiamo sono ancora troppo pochi
quando è sempre la mia gente che continua ad emigrare
a voi sembra normale parlare di questione settentrionale?
di esigenza di delocalizzare di costi da contenere?
pronti a dare la colpa all'immigrato
quando è il vostro lavoro che è emigrato
dove la vita di una persona
ha un valore più vicino allo zero straniero
dove i diritti non valgono un cazzo
dove è ancora più infame il potere del palazzo
e poi voi vi meravigliate
se la gente fa semplicemente il movimento inverso
ed insegue il lavoro dove può venderlo a miglior prezzo?
e non solo vi meravigliate
ma vi arrabbiate e non considerate
ca nuje cca tenimmo trentamila tunnellate di munnezza
ammuntunate
e pronte pe' ne fa tutte barricate
e n'ati trentamila v'e vuttammo a catapulta
dint 'e ville addò campate

giovedì 8 dicembre 2011

Signora Ministra, mi tagli la testa

Sarà pure un governo tecnico, ma il nuovo Ministro della Giustizia ha imparato presto a parlare politichese:
“L’Italia è in prima linea nella campagna contro la pena di morte. Lo ha detto il Ministro della Giustizia, Paola Severino, nel saluto rivolto in apertura del sesto Congresso internazionale dei ministri della Giustizia “Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale”, organizzato oggi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Quello della battaglia contro la pena di morte, ha ricordato il ministro, è un “tema caro all’Italia, paese da sempre attento alla tutela dei diritti della persona” e l’applicazione della pena capitale “non dà nessuna garanzia di sicurezza”. (Fonte: Adnkronos, 29 novembre 2011)

Ci vuole certo un bel coraggio a dichiarare che l’Italia è contro la pena di morte quando nel suo paese esiste la “Pena di Morte Viva” che è molto più disumana di quella di morte.
Signora Ministra, non me ne voglia se mi permetto di ricordarle che lo scrittore e politico Benjamin Constant (Losanna 1767- Parigi 1830) arrivò a giustificare la pena di morte, ma non la pena perpetua, nel quale vide “un ritorno alle più rozze epoche, un consacrare la schiavitù, un degradare l’umana condizione”.
Fu tale nella Francia rivoluzionaria l’orrore di murare vivo un uomo per tutta la vita senza la compassione cristiana di ammazzarlo che l’Assemblea Costituente, mentre mantenne la pena capitale, vietò le pene perpetue.
E fu così che nel codice penale del 28 settembre del 1791 la pena più grave dopo la morte fu la pena di ventiquattro anni di detenzione.
Signora Ministra, molti uomini ombra, come sono chiamati dagli altri detenuti gli ergastolani ostativi a qualsiasi beneficio penitenziario, preferirebbero la ghigliottina che essere murati vivi fino all’ultimo dei propri giorni.
Signora Ministra, Lei non può immaginare cosa vuol dire essere vivi, ma dichiarati morti dallo Stato, dalle leggi e dalla Società.
E mi creda, l’ergastolo ostativo è una pena bestiale, perché molto più lunga, dura e inumana di quella di morte.
Signora Ministra, l’ergastolo ostativo senza nessuna possibilità di uscita è un inferno ancora più brutto dell’inferno perché quello dell’aldilà lo sconti da morto, ma questo lo sconti da vivo.
La nostra vita è già tanto difficile, non ci faccia sentire dichiarazioni a proposito della pena di morte: “tema caro all’Italia, paese da sempre attento alla tutela dei diritti della persona”.
E adesso la lascio con una preghiera di Luigi Settembrini, (Napoli 1813- 1876), letterato e patriota italiano condannato dell’ergastolo:

O Dio Padre
Fammi la grazia della morte
Giacché gli uomini
Per tormentarmi
Mi hanno fatto la grazia della vita.

Le auguro Buon Natale con la speranza che lei mi auguri una buona morte.

Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto, dicembre 2011

lunedì 5 dicembre 2011

CIRCOLO ANARCHICO LECCE - CENA SOCIALE

Mercoledì 7 dicembre ore 21 (puntuali)!!!
Cena sociale di autofinanziamento
Circolo anarchico via Massaglia 62b Lecce
All'interno diffusione di stampa anarchica e di critica radicale
Menù della serata
Antipasti
Orecchiette alle cime di rapa
Riso al forno con verdure
Parmigiana di melanzane (nell'orto ci sono ancora)
Verdure al forno
Crema di zucca
Vino
Dolce
Quota 7 euro

sabato 3 dicembre 2011

IL CIRCOLO SEL "NOVEAPRILE" RISPONDE AL COMUNICATO DEL CTP

Il circolo “Nove Aprile” di Sinistra Ecologia e Libertà manifesta la propria vicinanza e il più assoluto sostegno all’assessore Vincenzo Renna. Sin dalle nostre origini l’asse portante del nostro partito è composto da due elementi fondamentali: la correttezza e la questione morale. Il nostro circolo ha per tempo predisposto un codice etico che, sottoposto a tutti i candidati Sel al consiglio comunale, è stato poi ratificato dagli stessi.
Anche da qui la certezza della buona fede e della correttezza di ogni nostro iscritto.
Chiediamo che questa questione finisca qui.
Noi col CTP abbiamo più di una cosa in comune: abbiamo l’amore e l’interesse per la tutela sia dell’ambiente che del territorio.
Quindi non possono essere scaramucce di bassa lega a far spezzare questo feeling politico che ci unisce.
Noi siamo convinti che se ogni forza politica, ogni associazione culturale e non, pone al centro del suo impegno politico la questione etica e morale, molti dei problemi di basso profilo scomparirebbero automaticamente.
Per quanto detto sopra il circolo di Sel sicuro dell’operato suo e delle figure che lo rappresentano nelle istituzioni cittadine, non accetta lezioni di moralità da nessuno.
Chiediamo, pertanto, agli amici del CTP che l’incontro da noi chiesto si faccia al più presto onde affrontare temi molto più importanti e di alto spessore.

mercoledì 30 novembre 2011

AGRICOLTURA BENE COMUNE!


L’agricoltura è un bene comune, così come l’acqua e l’aria. Un’ecologia sociale deve partire dall’agricoltura contadina che valorizza la biodiversità, che racchiude dentro ai propri obiettivi anche il paesaggio e la sua preservazione. Lo sviluppo equilibrato di agricoltura contadina, turismo, cultura, è la chiave di volta per la valorizzazione del territorio, contro monocolture, turismo irresponsabile, svendita del territorio.

INVITO

Ecologia, terra, Terra, Territorio, Paesaggio, Guerrilla gardening,
Distretti di economia solidale, Gruppi di acquisto solidale, Biodiversità, Critical wine, Sangu ti la terra!, pianta grane/pianta grano, Genuino clandestino, Nocività, Immaginario, Lavoro/Produzione/Consumo critico, Sensibilità planetarie ribelli, General intellect, Tracciabilità dei prodotti e dei prezzi, Orti comunitari, San Precario, Agricoltura contadina, NO-OGM, Multinazionali, biologico,mutuo appoggio,
Acqua bene comune, Permacoltura, Neurogreen,
Subvertising/rivoltiamolaterra, MayDay, Critical mass…

Giovedì 1 Dicembre, h.18.00
Aula SP2, Ex-Sperimentale Tabacchi, via F. Calasso 3/a
Università di Lecce


AGRICOLTURA BENE COMUNE!
Conferenza + Assemblea Aperta

A partire da questi temi, costruiamo insieme un progetto di alternative concrete

Bonus track: proiezione del documentario “Genuino Clandestino” realizzato dal collettivo InsuTV, Campi Aperti, terra terra, Ragnatela Autoproduzioni… su esperienze di lavoro e resistenza di giovani contadini, allevatori, produttori e artigiani.
info: angela greco 3385962404
ivano gioffreda 3890861680
marc tibaldi 3393667470

agricolturabenecomune@gmail.com

L’agricoltura è un bene comune, così come l’acqua e l’aria. Un’ecologia sociale deve partire dall’agricoltura contadina che valorizza la biodiversità, che racchiude dentro ai propri obiettivi anche il paesaggio e la sua preservazione. Lo sviluppo equilibrato di agricoltura contadina, turismo, cultura, è la chiave di volta per la valorizzazione del territorio, contro monocolture, turismo irresponsabile, svendita del territorio. Per difendere la terra, e chi ci lavora e ci abita, dallo sfruttamento, per cercare soluzioni alternative alle contraddizioni che viviamo e per impollinare nuove pratiche sociali e ambientali rizomatiche, Agricoltura Bene Comune si propone di coinvolgere studenti, disoccupati, ricercatori, migranti, professionisti, attivisti, mediattivisti, creativi, consumatori critici, attori che possono creare un circuito virtuoso di relazioni e sensibilità, di lotte e di pratiche comunitarie.
Nato nel 2011, il progetto in progress Agricoltura Bene Comune ha organizzato la “Festa dei contadini/Festa di tutti!”, il 5 agosto a Sannicola; l’assemblea “Giustizia in agricoltura, giustizia per l’agricoltura”, e più 20 incontri/assemblee sul territorio salentino, dedicati alla sensibilizzazione sui temi trattati.

Perché l’uomo ombra non parla?

Già di per sé il crimine è pena. (David Maria Turoldo)

Fra un uomo ombra, un cattivo e colpevole per sempre, un ergastolano ostativo a qualsiasi beneficio se non collabora con la giustizia e se nella sua cella non ci mette un altro al posto suo, e una suora di clausura del Monastero Domenicano di Pratovecchio è nata una corrispondenza e un rapporto d’affetto e di amicizia.
Suor Grazia mi scrive:
La gente mi chiede: Perché Carmelo non parla? Perché non collabora? Io devio un po’ il discorso perché non so cosa rispondere. Dimmi qualcosa a riguardo. Dimmi cosa devo rispondere a questa gente

Io le rispondo:
Cara Suor Grazia, potrei dirti semplicemente che non parlo perché “Chi fa la spia non è figlio di Maria” o perché, giusta o sbagliata che sia, ognuno deve scontare la propria pena senza comprarsi la libertà e senza usare la giustizia per mandare un altro al posto suo in carcere.
Potrei dirti che non collaboro con la giustizia perché uno dovrebbe uscire dal carcere perché lo merita, senza accettare ricatti da uno Stato ingiusto e fuorilegge, che prima mi ha insegnato a delinquere e poi mi ha condannato a essere cattivo e colpevole per sempre.
Cara Suor Grazia, potrei dirti che non parlo perché ora i giudici dicono che la mia vecchia organizzazione non esiste più e i miei vecchi complici si sono rifatti una vita e ora sono dei buoni genitori, dei buoni mariti e dei buoni cittadini e quindi perché li dovrei far sbattere in carcere?
Potrei dirti che non collaboro con la giustizia perché non c’è solo la legge degli uomini, spesso ingiusta, c’è anche le legge dell’amicizia, dell’amore, del cuore e forse anche quella di Dio che mi proibisce di tradire vecchie amicizie e di far soffrire altre persone.
Cara Suor Grazia, potrei dirti che non parlo perché se ho commesso dei reati la prima vittima sono stato io, e in tutti i casi, comunque sia andata, nei miei reati non è mai stato colpito un innocente.
Lo so, non è una giustificazione, ma per me è importante.
Invece, cara Suor Grazia, ti dico che avrei potuto collaborare con la giustizia solo quando ero un criminale: ora mi sento una persona migliore e diversa e non lo posso più fare perché la mia libertà, la mia felicità non deve costare sofferenza ad altri.
E poi dopo vent’anni dai fatti non c’è più bisogno di mettere in carcere nessuno senza contare che in prigione non c’e giustizia: c’è solo odio e sofferenza.
Cara Suor Grazia, come mi hai insegnato tu, è il perdono e non il carcere che ci potrebbe permettere di essere persone migliori, perché la galera non migliora nessuno: può solo peggiorarti e poi penso che chiunque mandi in carcere un altro al posto suo si autocondanna all’infelicità.
Cara Suor Grazia, poi, per ultimo, non parlo perché sono sicuro che anche tu al posto mio faresti lo stesso.
Il mio cuore e la mia ombra ti vogliono bene.

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto

giovedì 24 novembre 2011

RAPPORTO SAVE THE CHILDREN

17 novembre 2011
Giornata Infanzia: peggiorano le condizioni di vita dei bambini in Italia, e i minori pagano il prezzo più alto della crisi. 1.876.000 vivono in povertà, il 18,6% in condizione di deprivazione materiale. Si allarga la forbice tra Sud e Centro Nord
Sono 10 milioni 229 mila i minori in Italia, pari al 16,9% del totale della popolazione: di essi 1.876.000 vivono in povertà e il 18,6% in condizione di deprivazione materiale. Un pianeta infanzia che in una Italia che invecchia si riduce sempre di più. Napoli, Caserta, Barletta-Andria-Trani sono infatti le uniche province “verdi” italiane in cui la percentuale dei giovani fino ai 15 anni rimane maggioritaria sugli over 65.
La crisi economica rischia di pesare soprattutto sui bambini e sugli adolescenti, in assenza di misure specifiche di tutela. Del resto, dal 2008 ad oggi, sono proprio le famiglie con minori ad aver pagato il prezzo più alto della grande recessione mondiale: negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con 1 minore è aumentata dell’1,8%, e tre volte tanto (5,7%) quella di chi ha 2 o più figli. Questo rileva il secondo Atlante dell'Infanzia (a rischio), diffuso da Save the Children alla vigilia della Giornata dell'Infanzia: oltre 150 pagine e 80 mappe che restituiscono moltissime informazioni sulla condizione di bambini e adolescenti del nostro
paese: dalle città e territori in cui vivono, alla povertà minorile, dagli spazi di verde e di gioco disponibili, all'inquinamento urbano, dalla dispersione scolastica alla spesa sociale e servizi per l'infanzia. Quest’anno l’Atlante, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dall’unità d’Italia, include anche un approfondimento sui quasi cento ragazzi garibaldini che parteciparono alla spedizione dei mille, un modo anche per confrontare la “giovane Italia” di allora con quella attuale.
“La qualità della vita dei nostri bambini e ragazzi è mediamente incomparabile con quella del secolo scorso”commenta Valerio Neri, Direttore Generale Save the
Children Italia. “Tuttavia,se non è più la tubercolosi a uccidere, o la guerra, oggi i nostri minori fanno i conti con la povertà, la scarsità di servizi per l’infanzia, le città inquinate, stili di vita insani che conducono all’obesità.
Problemi che l’attuale crisi economica rischia di amplificare se non c’è un’ inversione di rotta immediata e si pone la tutela dell’infanzia e adolescenza come una priorità delle scelte politiche-economiche di un paese che finora ha sempre investito molto nelle pensioni e molto meno di quanto avviene altrove per aiutare i minori, i giovani e le famiglie con figli.”

La distribuzione della popolazione minorile: dalle città all’hinterland cittadino

Rispetto al 1861 – all’Italia appena unificata – il numero di minori si è mantenuto costante ma è nettamente cambiata la loro incidenza pari, allora, al 39% contro il 16,9% dell’attuale. Il risultato è che l’Italia è diventato il primo paese al mondo in cui gli anziani sono maggioranza e le città sono affollate di over 65 rispetto agli under 18, con le poche eccezioni delle province di Napoli, Caserta, Barletta-Andria-Trani (1). Al polo opposto, come città più vecchie, Trieste e Savona (2). La tendenza tuttavia emergente analizzando la distribuzione della popolazione minorile nei capoluoghi di provincia e nei principali comuni italiani, è il graduale esodo dei minori dai
centri storici delle aree metropolitane verso le periferie o i comuni limitrofi, città satellite, hinterland di recente costituzione. E’ il caso di Giugliano in Campania cresciuta esponenzialmente e in gran parte abusivamente negli ultimi vent’anni ai margini di Napoli: qui un abitante su quattro – pari al 25,8% - ha meno di 18 anni, una quota assai maggiore di quella che si registra nel capoluogo limitrofo (21,2%). Ma il discorso vale anche per esempio per Monza e Milano (16,5% di minori contro 14,8%), Prato e Firenze, Modena e Bologna. Il fenomeno è in gran parte dovuto al disagio abitativo delle famiglie giovani con figli, sempre più esposte davanti a un mercato immobiliare bloccato, segnato dall’aumento fuori controllo del prezzo degli affitti, dalla mancanza di un deciso intervento pubblico nel settore abitativo, dalla rinuncia
alla pianificazione del territorio. Il paradosso in questo caso è rappresentato dal fatto che un numero sempre maggiore di bambini e di adolescenti finisce per
crescere in territori spesso caratterizzati da una riduzione degli standard (urbanistici, ambientali, sociali) e dalla mancanza di servizi per l’infanzia.

I minori di origine straniera

Un gruppo sempre più rilevante ma ancora non adeguatamente tutelato - rileva l’Atlante dell’Infanzia di Save the Children - è quello dei minori di origine straniera: quasi 1 milione di cui 572 mila sono bambini e ragazzi nati in Italia, le cosiddette seconde generazioni. L’Emilia Romagna la regione con la percentuale maggiore di nati da genitori stranieri (23%). Sono di fatto nuovi italiani, ai quali tuttavia una legge molto restrittiva riconosce la cittadinanza e il pieno riconoscimento dei diritti civili solo al compimento del diciottesimo anno (3). Ma è la gestione dell’universo minorile di origine straniera nel suo complesso a destare preoccupazione: un giacimento prezioso
che costituisce, sotto vari aspetti, una delle categorie più esposte e meno tutelate. Basti pensare che 1 minore su 2 con il capo famiglia straniero vive oggi in famiglie a basso reddito (4) e che il tasso di bocciati nella scuola secondaria di secondo grado fra gli alunni con cittadinanza non italiana ècirca il doppio di quello registrato fra gli studenti italiani

La povertà e la deprivazione fra i minori

In Italia – sottolinea la sezione dell’Atlante dedicata alle “isole dell’ infanzia a rischio” - ben il 24,4% dei minori è a rischio povertà (5). E sono 1.876.000 i bambini e ragazzi in povertà relativa, cioè che vivono in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media. Sono poi 653 mila i bambini e ragazzi in povertà assoluta (privi dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile). 2 minori su 3 in povertà relativa, e più di 1 minore su 2 in povertà assoluta, vivono nel Mezzogiorno. In particolare è la Sicilia ad avere la quota più elevata di minori poveri (il 44,2% dei minori), seguita dalla Campania (31,9%) e Basilicata (31,1%) mentre la Lombardia (7,3%), Emilia Romagna (7,5%) e Veneto (8,6%) sono le regioni con la percentuale inferiore di minori in povertà relativa. Per quanto riguarda i bambini in povertà assoluta anch’essi si concentrano nel Sud Italia dove rappresentano il 9,3% di tutta la popolazione minorile. Inoltre il 18,6% di minori italiani versa in condizione di deprivazione materiale (6): nel Nord Est ben il 7% delle famiglie con minori dichiara di aver difficoltà a fare un pasto adeguato almeno ogni 2 giorni e al Sud il 14,7% di famiglie con minori non ha avuto soldi per cure mediche almeno una volta negli ultimi 12 mesi (7).

Città non a misura di bambini

Le città italiane sono sempre meno a misura di bambino. Il tasso di motorizzazione è altissimo dappertutto e fa segnare una media di 3/4 macchine ogni minorenne: a Roma si contano circa 450 mila minori e 1 milione 890 mila macchine, per un tasso di 4,2 macchine per bambino. In cima alla classifica delle città con il tasso di motorizzazione più alto, Aosta (13,5), Cagliari (5,4), Ferrara (5,1), l’Aquila (4,8)
Inoltre procede senza sosta la cementificazione e impermealizzazione del territorio: si stima che ogni giorno venga cementificata una superficie di circa 130 ettari. In testa alla classifica per cementificazione i comuni di Roma e Venezia, seguite da Napoli e Milano (dove la superficie edificata ha già inglobato i due terzi del territorio comunale).
E rilevante in molte città italiane è l’inquinamento dell’aria: Ancona (140 giornate), Torino (131) e Siracusa (116) spiccano per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato (PM10), polveri sospese nell'aria che penetrano nelle vie respiratorie causando problemi cardio-polmonari e asma. Matera e Nuoro invece le più virtuose con 1 solo giorno di sforamento del limite.
E varia è la disponibilità di luoghi – giardini pubblici, campi, prati, strade- dove i bambini possano giocare: nel Nord e al Centro più di 2 bambini su 3 giocano nei giardini pubblici. Al Sud, dove l’offerta di verde attrezzato èsensibilmente ridotta, la fruizione dei giardini pubblici scende al 16% e una quota maggiore di bambini gioca sulla strada (il 12,2%). Da segnalare il “caso” Campania dove appena 1 bambino su 100 gioca nei prati (in Veneto il 20%) e meno di 3 ogni 100 sulle strade.
Accanto a questi luoghi deputati naturalmente allo svago e al divertimento, aumenta la frequenza da parte dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni dei centri commerciali: 1 ragazzo su 5 dichiara di andarvi almeno una volta a settimana.

In aumento l’obesità infantile

L’Atlante si sofferma anche sulle condizioni di salute e sugli stili di vita dei minori italiani rilevando come - grazie a un’alimentazione abbondante e a stili di vita diversi - rachitismo e gracilità siano problemi ormai relegati ai libri di storia ma, in compenso, ha fatto la sua comparsa l’obesità: si stimano in 1 milione e 100.000 i bambini sovrappeso, di cui quasi 400 mila obesi. In base a una ricerca di CCM-Istituto Superiore di Sanità del 2010, è la Campania la regione con la più alta percentuale di bambini obesi (20,6% nella fascia di età della terza elementare), seguita da Calabria (15,4%) e Puglia (13,6%) a fronte del 9,2% della media nazionale.


La dispersione scolastica

E un altro indicatore importante della condizione dell’infanzia nel nostro paese è quello relativo alla frequenza e dispersione scolastica. Colpisce, a riguardo, il dato relativo ai cosiddetti early school leavers, giovani tra i 16 e i 24 anni che hanno conseguito soltanto l’attestato di scuola secondaria di Igrado e che non prendono parte ad alcuna attività di formazione: si stima che siano 1 milione. In termini percentuali si va dal 12,1% del Friuli Venezia Giulia alla percentuale più alta della Sicilia (26%), seguita da Sardegna (23,9%), Puglia (23,4%), Campania (23%) e da alcune regioni del Nord come la Provincia di Bolzano (22,5%) e la Valle D’Aosta (21,2%).
E tra i fenomeni di dispersione si segnala la fuoriuscita dal percorso scolastico degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie di II grado (licei, tecnici, professionali, eccetera): il 12,3%, più di 1 su 10 degli studenti, interrompe la frequenza e non si iscrive all’anno successivo. I territori in cui il rapporto tra esclusione sociale e fallimento formativo emerge in maniera più drammatica sembrano essere quelli delle aree metropolitane del Sud: le zone di Napoli, Caserta, Palermo, Bari, Taranto,
Cagliari, Reggio Calabria, Catania registrano abbandono scolastico in età molto precoce e percentuali di mancata iscrizione e marcata dispersione molto elevate
negli istituti professionali e tecnici. Da questo punto di vista, la scuola italiana non appare in grado da sola di promuovere la mobilità sociale e l’emancipazione dei ragazzi appartenenti alle fasce più deboli della popolazione

Risorse e servizi per l’infanzia - per esempio asili nido - tra tagli e differenze territoriali

“Il quadro dell’infanzia che emerge dall’Atlante e dalle sue numerose mappe, non può non preoccuparci soprattutto laddove si vanno ad analizzare le risorse e le misure messe in campo a tutti i livelli in favore dei bambini e degli adolescenti presenti sul suolo italiano”, prosegue il Direttore Generale Save the Children Italia.
Per quanto riguarda per esempio i finanziamenti e le risorse economiche il futuro non appare confortante: L’analisi territoriale degli interventi e delle risorse poste in essere dalle amministrazioni pubbliche, nazionali, regionali e comunali, rivela un vero e proprio puzzle, un quadro di interventi frammentato e lacunoso, segnato dalla totale di assenza di indirizzi e pratiche comuni, destinato a peggiorare drammaticamente in un prossimo futuro se si considera, ad esempio, che il Fondo sociale nazionale pari a 1 miliardo di euro nel 2007 sarà ridotto a 45 milioni nel 2013. Rispetto poi ai servizi, posti in essere, emergono grandi differenze da regione a regione. Basta guardare per esempio agli asili nido: in cima alla classifica l’ Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 29,5% dei bimbi tra 0 e 2 anni, l’Umbria (27,7%), Valle D’Aosta (25,4%) a cui fanno da contraltare la Campania – in fondo alla lista con il 2,7% dei bambini presi in carico dai nidi pubblici, o la Calabria, con il 3,5%.

“L’Italia della spesa e dei servizi per l’infanzia colpisce per le differenze fra regione e regione e anche i tanti sprechi e inefficienze. Un dato per tutti è quello dei fondi europei che rischiamo di rimandare indietro a Bruxelles. Con un calcolo un po’ grossolano, abbiamo stimato che basterebbe il 7% dei 29 miliardi di euro ancora non impegnati per creare 100.000 nuovi posti in asilo nido o strutture educative per l’infanzia nel Sud”, commenta ancora Valerio Neri. “In questo quadro la crisi economica non può essere addotta come giustificazione ma anzi deve essere un incentivo a investire sull’infanzia una volta per tutte se vogliamo che oltre la crisi ci sia un futuro per il nostro paese, cioè per le giovani generazioni. Questo significa una serie di misure e provvedimenti urgenti e fondamentali.

Quella che registriamo è piuttosto una rimozione della questione infanzia e adolescenza in Italia. A dimostrazione il fatto che non abbiamo allo stato alcun provvedimento organico in atto per fare fronte alla questione della povertà minorile, per combattere la dispersione scolastica, per un intervento forte a favore dei minori che crescono al Sud, per costruire una rete nazionale di servizi per la prima infanzia. C’è, è vero, un nuovo Piano infanzia varato nel 2010, con contenuti importanti. Ma è solo sulla carta: privo com’è di risorse finanziarie, di obiettivi di avanzamento e di sistemi di monitoraggio.
Un’ulteriore questione”, prosegue Neri, “è la mancanza di dati e conoscenze aggiornate su una serie di problematiche rilevanti relative all’infanzia in Italia, come per esempio l’abuso, le violenze”. Temi che vengono in rilievo da una delle mappe dell’Atlante realizzata in collaborazione con l’Ansa che riporta le parole/notizie più ricorrenti nei notiziari dell’agenzia con riferimento all’infanzia e ai minori.
“L’Italia è ricca di esperienze di eccellenza per la promozione dei diritti dei minori”, commenta Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia-Europa Save the Children. “Oggi queste esperienze vivono una condizione di estrema difficoltà e solitudine, dal momento che la questione infanzia è sostanzialmente scomparsa dall’agenda istituzionale. Il compito di Save the Children, con il suo programma Italia, è dare voce anche a questa Italia, valorizzando e mettendo in rete queste competenze che rappresentano un patrimonio che l’Italia non può lasciare morire. L’Atlante sarà la nostra agenda di lavoro”.

E’ possibile scaricare la versione integrale dell’Atlante al seguente link:
http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Ufficio%20Stampa/SAVE%20-%
20AtlanteInfanziaNov11BDopPag.pdf
Le principali mappe e la copertina dell’Atlante sono scaricabili da qui:
http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Ufficio%20Stampa/Mappe%
20per%20media%20e%20cover.zip

Per le tv è disponibile un beta con testimonianze sulla povertà minorile, la dispersione scolastica, i servizi e la spesa sociale, obesità.

NOTE
1) I cui indici di vecchiaia sono rispettivamente 85,7 (cioè gli over 65 ogni 100 giovani), 88,6, 97,2.
2) I cui indici di vecchiaia sono rispettivamente 243 e 238.
3) Peggior sorte tocca ai non nati ma venuti in Italia da piccoli: malgrado il loro cv italiano alla maggiore età saranno cittadini extracomunitari al pari dei loro genitori, senza alcun canale differenziato.
4) A. Brandolini, Lotta alla povertà, vecchi e nuovi bisogni, conferenza programmatica “Crescere al Sud”, Napoli 2011.
5) Fonte Eurostat che stima la povertà in base al reddito, e considera “a rischio” i minori che vivono in nuclei familiari con un reddito del 60% sotto il livello medio nazionale.
6) Fonte Eurostat che calcola il tasso di deprivazione materiale sulla base del conteggio del numero di persone impossibilitate ad accedere ad un minimo di 3 beni su una lista di 9.
7) Fonte Istat, “Reddito e condizioni di vita”, ultimo trimestre 2010.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
tel. 06.48070023-071-001
press@savethechildren.it, www.savethechildren.it

Il Programma Italia e i suoi partner

Nel 2011 Save the Children ha attivato un ambizioso programma di cinque anni dedicato ai bambini e agli adolescenti in Italia, proponendosi di rafforzare stabilmente le infrastrutture sociali e di cura per i minori, con particolare attenzione alle aree più deprivate. Gli ambiti principali di intervento sono la lotta alla povertà minorile, la protezione dei minori a rischio di sfruttamento (come i minori stranieri non accompagnati), l’educazione e la scuola, l’uso delle nuove tecnologie, la tutela dei minori nelle emergenze. Una particolare attenzione è dedicata ai minori che vivono nel sud Italia, con l’attivazione di un programma specifico di intervento, “Crescere al Sud”. Tutte le attività promosse da Save the Children prevedono la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi.

Per la definizione di strategie e la realizzazione dei programmi sul campo, Save the Children nel 2011 ha coinvolto un’ampia rete di organizzazioni partner, nazionali, internazionali e locali, tra le quali: UNHCR, OIM, UNICEF, ANPAS, CISMAI, UISP, CSI, Libera, Caritas, Rete G2 – seconde generazioni, AIMMF, SIP, Consorzio Nova, EIP Italia, Vides Main, CAF, Il Melograno, Pontedincontro, L’Orsa Maggiore, L’Altranapoli, Dedalus, Civitas Solis, Cooperativa ISKRA, Radio Kreattiva, Inventare Insieme.

Save the Children è inoltre capofila di un network (gruppo CRC) composto da 86 organizzazioni e associazioni impegnate nel monitoraggio dell’attuazione, in
Italia, della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.