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sabato 23 maggio 2009

A 17 anni dalla strage di Capaci

PALERMO - «A diciassette anni dalla strage di Capaci, la giunta dell'Associazione nazionale magistrati ha scelto di ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani con una frase del Mahatma Gandhi: «Il mondo di oggi ha bisogno di persone che abbiano amore e lottino per la vita almeno con la stessa intensità con cui altri si battono per la distruzione e la morte».

NAPOLITANO E MARONI - In tutta Italia e in particolare a Palermo, viene ricordata la figura di Giovanni Falcone. Presente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al convegno su «Legalità, impresa e sviluppo» nell'aula bunker dell'Ucciardone e alla cerimonia di commemorazione di Giovanni Falcone e delle altre vittime della strage di Capaci. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni alle 8,30 sarà alla caserma Lungaro per incontrare i familiari delle vittime delle stragi, e alle 9,15 interverrà presso l'aula bunker e successivamente deporrà una corona di alloro alle 11 in via D'Amelio e alle 12 a Capaci.

L'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA - «Le idee di Falcone e Borsellino non sono state uccise dal tritolo e da 17 anni camminano su gambe forti: quelle di una nuova società civile e di un nuovo modo di sentire del mondo politico e imprenditoriale che lottano contro la mafia e contro la cultura mafiosa». Così il presidente dell'Ars, Francesco Cascio: «In Sicilia si respira un vento nuovo anche se la strada per il riscatto e per lo sviluppo dell'isola è ancora in salita. Le recenti operazioni delle forze dell'ordine sono importanti successi per mettere all'angolo la criminalità organizzata. La politica - ha concluso il presidente dell'Ars -deve sapere cogliere i segnali positivi che emergono dalla società civile, approvando quelle leggi, come le misure contro il racket, che tolgono linfa al parassitismo mafioso che soffoca la rinascita della Sicilia».

VEDOVA AGENTE SCHIFANI - Rosaria Schifani, la vedova di Vito, agente della scorta di Giovanni Falcone che fu ucciso nell'attentato a Falcone: «Non si può andare avanti giudicandosi a vicenda, come se ognuno di noi fosse titolare di diritti sugli altri. Così scattano diffidenze, astio, distanza. Non possiamo fare come i mafiosi che s'ammazzano fra loro». In un'intervista esclusiva che sarà pubblicata sul pediodico «S». Rosaria Schifani chiede al fronte antimafia di sfuggire «alle gelosie interne, a quei chiacchiericci, divisioni, malumori, troppi distinguo, acidità, incomprensioni, piccolezze. Con qualcuno pronto a dire che la mia antimafia è meglio della tua, che la mia è pura e la tua no». «Credo che siano nate tante cose importanti negli ultimi anni a Palermo - dice -. Penso ai ragazzi di Addiopizzo, ai volontari di Libera, alle testimonianze che imprenditori coraggiosi fanno in tribunale. Il mio dubbio è però che i continui attriti e i malumori dell'antimafia portino se non a una vittoria della mafia, a una sua rivincita in alcuni quartieri dove i soliti personaggi aggiungono fiele e denigrazione».

LUMIA - «L'insegnamento di Falcone è ancora vivo e attuale, - afferma il senatore del Partito Democratico Giuseppe Lumia - molte delle sue intuizioni sono ancora da attuare. Nella lotta al riciclaggio e al sistema delle collusioni siamo appena all'inizio. È giunto il momento di andare fino in fondo con coraggio, pronti anche a far emergere le più dure verità sulle responsabilità della politica e delle istituzioni relative al periodo stragista avviato da Cosa nostra negli anni 92 e 93». «La politica - prosegue - deve fare la sua parte adottando dei provvedimenti che metterebbero in ginocchio le mafie: consentire agli inquirenti di accedere velocemente, attraverso password, all'anagrafe tributaria per indagare sui patrimoni dei boss; rendere obbligatoria la denuncia delle estorsioni per tutti gli operatori economici e scatenare così una rivolta senza precedenti; aumentare la durata delle pene per i reati di stampo mafioso; riorganizzare il 41 bis per impedire la comunicazione dei boss con l'esterno delle carceri; ridurre il numero delle stazioni appaltanti, la cui frammentazione nel territorio riduce l'efficacia dei controlli e favorisce le infiltrazioni mafiose; istituire un'agenzia dei beni confiscati per rendere più efficace il loro riuso sociale; consentire la tracciabilità dei flussi di denaro soprattutto nel mondo degli appalti pubblici». «I tempi sono maturi - conclude Lumia - per sferrare un attacco decisivo. La politica non può più tergiversare».

BELGRADO - E dalla lontana Belgrado giunge la notizia che l’aula 2 della Sezione speciale del Tribunale distrettuale sarà intitolata al magistrato italiano. L’annuncia in una nota del ministero della Giustiza serbo, informando che, prima dell’inaugurazione della targa, sarà tenuta una presentazione della «stretta cooperazione italo-serba tra organi giudiziari e tra i ministeri della Giustizia».

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