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lunedì 11 maggio 2009

9 aprile del 1920 La proclamazione della Repubblica Neretina.

Recuperiamo sul filo della memoria un tentativo di liberazione da parte delle classi oppresse.
È stato istituito, giustamente, un museo della memoria in S.Maria al Bagno per ricordare che tanti neretini accolsero uomini e donne di religione ebraica durante le persecuzioni razziali nazi-fasciste nel ventennio. La destra governativa,
e non solo, ha fortemente voluto e quasi imposto, così come è cattiva tendenza e cattivo gusto, un giorno da dedicare alle foibe.
Qui andrebbe fatto un ampio dibattito serrato sul significato delle foibe che oggi sfugge perché i giovani studenti hanno un distorto insegnamento da parte di docenti poco informati sulla nostra storia che spesso ripiegano a spiegare la filosofia per essere più astratti e meno reali.
Ma allo stesso modo sul filo della memoria storica si è voluto cancellare un evento così importante per la nostra città, per la sinistra tutta, i fatti di quei giorni d’aprile del 1920, in un clima rivoluzionario che videro protagonisti i contadini, i cafoni di Nardò che tentarono di occupare le terre.
Facciamo un po’ di storia che non guasta mai per capire meglio il significato della sommossa dei cafoni:

il governo dell’epoca guidato da Francesco Saverio Nitti, tramite il suo Ministro all’Agricoltura Alfredo Visocchi; varò un decreto il 2 settembre 1919, noto come “decreto Visocchi” teso proprio a favorire la concessione di proprietà terriere incolte ai contadini reduci dalla Ia Guerra Mondiale. E Nardò di terre incolte ne aveva assai.
I contadini tornarono dalla trincea con questa promessa del governo.
Ma tutto questo non avevano fatto i conti con i proprietari terrieri che questi patti non avevano nessuna intenzione di rispettare.
Così con grande passione e spinti dalla mossa, se vogliamo, “rivoluzionaria” da parte del governo Nitti, quegli uomini forse non riuscirono nell’intento di occupare le terre ma a qualcuno di loro, purtroppo, l’impresa la pagò con la morte.
L’unico compagno socialista lombardiano, che qui vale la pena ricordare, per la sua veemenza ed intensità è Vittorio Raho che ebbe insieme con altri compagni della Sezione del PCI nel 1986 rappresentare e mettere in scena al Cinema Moderno in forma teatrale, con lettura di scritti dell’epoca, citazioni e canzoni quel movimento rivoluzionario della lega dei contadini.
Vittorio Raho intellettuale neretino va ricordato in quest’occasione come maestro di vita per come seppe condurre, riprodurre e far rivivere le lotte di quei compagni che come accade spesso la sinistra salottiera volutamente ha dimenticato.
Come possiamo dimenticare due figure di quel movimento dell’aprile del 1920, Giuseppe Giurgola e Gregorio Primitivo: dalla descrizione che ne dà Pantaleo Ingusci sulla Tribuna del Salento del 1975 questi due compagni riuscirono a condurre la rivolta fino in Municipio dove staccarono gli emblemi della monarchia e quadri dei sovrani e proclamarono la Repubblica Neretina.
E’ inutile dire che la polizia, voluta dai padroni della destra agraria locale, fermò la rivolta a modo loro spargendo sangue innocente.
Ma quello che mi chiedo ancora oggi:
possibile che questa sinistra, dispersa in mille rivoli, non riusciva nel 1920 ad organizzare i contadini perché sempre impegnata a realizzare compromessi governativi e subordinare le esigenze delle masse popolari, e non riesce oggi ad istituire un giorno per la memoria di quei contadini che con grande vitalità ebbero il coraggio di passare dalle parole dei politici felloni ed incapaci ai fatti spinti dalla fame e dalla voglia di giustizia sociale e per il riscatto dei propri diritti negati?

A quasi 90 anni da quel 9 aprile riprendiamo il filo spezzato della memoria del movimento operaio e contadino che si è voluto cancellare per dare spazio ai balbettii del socialismo pre-marxiano.
E’ indispensabile più che mai ricordare perché anche se a tratti la storia del movimento operaio può sembrare storia di sconfitte lo si deve alla cancellazione di ogni memoria.



p. COORD. RdB/CUB P.I. Prov:Le Maurizio MACCAGNANO

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