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sabato 30 maggio 2009

L'inchiesta su Acerra fa tremare il Cavaliere

L'inchiesta sull'inceneritore di Acerra mina la credibilità malferma del governo Berlusconi. Bertolaso si difende: «Il termovalorizzatore è in fase di rodaggio» - non ancora «in funzione» come sosteneva il Cavaliere - e attacca «fuori dal termovalorizzatore ci sono gli squali». E' ancora infinita «emergenza rifiuti».

«Sono sereno, ho fatto il mio dovere». Bertolaso non è preoccupato per le inchieste che la magistratura sta portando avanti sulla gestione dei ciclo dei rifiuti in Campania e che vede coinvolti alcuni dei suoi collaboratori, in primis Marta De Gennaro, suo ex braccio destro.
«Sono serenissimo sia nella precedente esperienza che in questa, ho sempre fatto solo ed esclusivamente il mio dovere», ha aggiunto ieri Bertolaso durante una conferenza che ha tenuto ieri a Palazzo Salerno. Una sorta di bilancio a un anno dall’«emergenza rifiuti» in Campania. Una emergenza non ancora risolta.

L’emergenza nel Casertano ad esempio che, come ha sottolineato l’assessore comunale all’igiene urbana Luciano Luciano, «è tutta interna all’ex Consorzio Ce2, la ex GeoEco, che non riesce a tenere dietro ai bisogni ordinari della nostra città a causa della carenza di automezzi». Qui ieri sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare e sequestro emesse dal Gip nei confronti di Salvatore Belforte, capo dell’omonimo clan operante nel Casertano, e di altri quattro esponenti di spicco del clan. Tra i reati contestati: associazione per delinquere di stampo camorristico, traffico illecito organizzato di rifiuti e truffa aggravata ai danni di Ente Pubblico, riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita, estorsione, reati tutti aggravati dalla finalità dell’agevolazione mafiosa.
La provincia di Napoli è invasa dai rifiuti, a Marano, Giugliano, Quarto e Ercolano dove, spiega il sindaco Nino Daniele, «Per ora restano in strada per 24/48 ore al massimo, ma la situazione è destinata a peggiorare» e la raccolta differenziata non è mai stata avviata.

La «monnezza» ha raggiunto anche il capoluogo partenopeo nonostante «nelle discariche della Campania c’è ancora spazio per oltre tre milioni di metri cubi di tonnellate [di spazzatura ndr.], come ha detto Bertolaso.
Insomma, tutto questo dimostra che «il governo del fare», quello «con il quale in un anno abbiamo liberato Napoli e la Campania dai rifiuti, abbiamo mantenuto in Italia la nostra compagnia di bandiera, abbiamo garantito che nessuna banca sarebbe fallita, abbiamo difeso il credito delle famiglie e difeso i più deboli», come recitano gli spot elettorali che il premier ha registrato per le elezioni amministrative, non è mai esistito o, almeno, ha fallito.
A smentire il governo è il suo stesso sottosegretario Bertolaso che, sempre ieri, ha detto come a voler difendersi che il «termovalorizzatore è in fase di rodaggio». Si confuta così la tesi sostenuta dal premier che a Napoli, durante un vertice in prefettura lo scorso 27 aprile, aveva detto: «Il termovalorizzatore di Acerra funziona benissimo – e aggiungeva anche che – l’inquinamento è vicino allo zero».
Inquinamento vicino allo zero? Niente di più falso secondo «Medici per l’Ambiente» che ieri ha lanciato un appello in seguito alla notizia sullo sforamento dei livelli consentiti di polveri sottili, PM10, che provengono proprio dall’Inceneritore. Le tre centraline che controllano la qualità dell’aria hanno infatti rilevato sforamenti di 18 giorni a partire dal 23 marzo, quando la legge consente massimo 35 sforamenti all’anno.

Ma è proprio il filone delle indagini aperte su Acerra che attacca Bertolaso. «Siamo consapevoli che Acerra dà fastidio. Sappiamo bene che fuori dal termovalorizzatore ci sono gli squali, c’è chi vuole entrare, sabotare, ricattare». Poi denuncia come «rappresentanti della polizia giudiziaria chiedono documenti non sempre accompagnati dalle procedure d’uso e devo confessarvi imbarazzo perché interrogano generali a due tre stelle trattandoli come se avessero commesso chissà che cosa. A volte le domande che pongono sembrano formulate quasi per dare l’informazione che qualcuno è sotto controllo. Non abbiamo agende segrete, non rispondiamo a nessuno che non sia lo Stato italiano».

Eleonora Formisani

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