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lunedì 25 maggio 2009

G8 GENOVA 2001


Prima di Genova l’Italia aveva ospitato altri due summit internazionali, uno a Venezia nel 1987 e l’altro a Napoli nel 1994.
Proprio da Napoli vorrei partire. Nel ’94 infatti il G7 (ancora la Russia non faceva parte dei potenti della terra) di Napoli era stato un grande successo per l’Italia e per il capoluogo campano, un evento che la città aveva saputo sfruttare. E’ nel G7 di Napoli che viene stabilito che le politiche sul lavoro dei singoli stati verranno concordate stabilmente e che di concerto con gli organismi internazionali; il G7 stabilirà i principi generali a cui tutti si devono conformare. E’ proprio a Napoli che nasce la parola no-global (dico la parola perché come movimento non esistono ancora) e nasce per un equivoco in quanto, era nato il global forum, il movimento che si era creato si chiamava no –global forum ma per i giornali era una parola troppo lunga. Il termine no-global in inglese non vuol dire niente (nessun globale) non ha un significato, però è un marchio che piace.
I movimenti che sono nati per rispondere ai potenti del mondo, combattono il neo-liberismo che vede il denaro, il profitto, come unico motore della società.
Certamente attaccano anche le multinazionali che, con il loro enorme potere, condizionano le scelte dei singoli governi, indirizzandole verso politiche non sostenibili da un punto di vista ambientale ed energetico, non rispettose delle esigenze locali e dannose per i lavoratori.
Dopo Napoli, dove tutto si è svolto senza particolari preoccupazioni, si vola verso gli Stati Uniti a Seattle, in occasione del Millennium Round, la riunione dei 134 ministri dell’economia di tutto il mondo. Scendono in piazza molte migliaia di persone e il bilancio è di 500 arresti e ingenti danni economici.
Dopo Seattle è il turno di Davos; poi Praga, Nizza fino alla contestazione di Napoli nel marzo 2001 in occasione del vertice sul Digital Devide (divario tecnologico).
Gli scontri avvenuti a Napoli rappresentano una novità per il paese e le forze dell’ordine reagiscono con particolare fermezza (c’era in carica un governo di centrosinistra).
In occasione del vertice europeo a Goterborg 15 Giugno 2001, ci sono nuovi scontri e questa volta il bilancio è più pesante: un manifestante di 19 anni viene gravemente ferito da un proiettile sparato dalla polizia. Il ragazzo è un “black block” un’altra novità nel panorama della contestazione radicale. I “black block” sono un movimento nato negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’90, si tratta di giovani che esprimono il loro rifiuto verso qualsiasi forma di globalizzazione e lo esprimono attraverso azioni violente.
Per Genova è sempre l’evento è sempre più vicino.
In quel periodo in Italia nascono vari coordinamenti di protesta. Il Genoa Social Forum di Vittorio Agnoletto che si inizia a riunire già dal 2000. Le istanze sono svariate: dalla richiesta di cancellazione del debito dei paesi più poveri al no alla privatizzazione dell’acqua, dalla possibilità di accesso ai farmaci per le popolazione del terzo mondo alla riconversione dell’industria militare. Lo slogan era “Voi otto noi sei miliardi”.
Un’altra figura dello scenario Italiano è quella di Luca Casarini, leader delle tute bianche, l’ala radicale del movimento, i cosiddetti “Disobbedienti”, giovani vicini agli ambienti dei centri sociali.
E’ il 18 Luglio del 2001 a Genova migliaia di giovani si ritrovano ad ascoltare il concerto di Manu Chao e dei 99 Posse. Non ci sono episodi di violenza, così come pacifica è la manifestazione dei 50.000 “migranti” del 19 Luglio.
20 Luglio 2001 la città di Genova completamente militarizzata e suddivisa in tre zone una “verde” dove è consentito manifestare liberamente, una “gialla” dove la circolazione è limitata e la tristemente famosa “zona rossa” con grate di cinque metri di altezza a protezione del vertice. A orchestrare la situazione c’era il neoeletto Silvio Berlusconi da poco più di un mese presidente del consiglio (11 Giugno 2001) e il Ministro degli Interni Claudio Scajola che ha il compito di coordinare e garantire la sicurezza.
Vari cortei si snodano ognuno con i loro slogan e con il loro modo di protestare.
I black block mettono a ferro e fuoco la città, indisturbati, fino ad arrivare al carcere di Marassi. C’è molta confusione in quelle ore una cosa è certa che ha inizio una vera e propria guerra per le strade.
A sostegno dei carabinieri, viene mandato il “Battaglione Sicilia” quello in cui presta servizio Mario Placanica che come egli stesso racconta si sente male forse per i lacrimogeni e si ripara in un defender. Lo stesso defender che poco dopo rimane isolato in Piazza Alimonda e caricato dal corteo. Alle 17:27 del 20 Luglio 2001 in Piazza Alimonda parte un colpo di pistola dal fuoristrada dei carabinieri e un ragazzo si accascia a terra privo di vita, era Carlo Giuliani che muore sul colpo. Ma non finisce qui; il giorno successivo alla morte di Carlo si decide di stanare i Black block. Lo si poteva fare benissimo prima perché all’interno del corteo erano facilmente individuabili soprattutto per l’abbigliamento, tutto nero appunto, e per una particolarità che marciavano a ritmo di tamburi. Il luogo indicato è la scuola Diaz e la sera del 21 Luglio la polizia sfonda la porta ed entra. Inizia la violenza arbitraria nei confronti dei manifestanti che dormivano all’interno. Si è parlato di macelleria messicana.
Poco tempo fa una nuova ricostruzione video fatta dalla BBC dimostra che è un agente ad introdurre nella Diaz bottiglie incendiare usate come prova per giustificare lo scempio o come i bastoni e le spranghe di ferro recuperate in un cantiere all’interno della scuola (in quel periodo si stava rifacendo il look della Diaz).
Oltre alla morte di Carlo Giuliani, al massacro fatto nella scuola Diaz, c’è Bolzaneto.
Il carcere di Bolzaneto si trova fuori dalle mura della città e doveva essere usato come centro di identificazione, foto segnalamento e rivelamento delle impronte digitali. Dall’immatricolazione all’infermeria per una perquisizione come da prassi. Tutto questo ovviamente non è successo perché il carcere si e’ trasformato in un vero e proprio campo di concentramento e gli arrestati erano sottoposti a vere e proprie torture di ogni genere. Venivano strappati i piercing dal corpo, dovevi camminare a 4 zampe, dovevi gridare “viva il duce” altrimenti erano botte, gli agenti in fila indiana e l’unica possibilità per accedere al carcere era quella di passare in mezzo, un poliziotto racconta che "nella polizia c'è ancora tanto fascismo, c'è la sottocultura di tanti giovani facilmente influenzabili, e di quelli di noi che quella sera hanno applaudito. Ma il macello lo hanno fatto gli altri, quelli del Gom della penitenziaria". Solito scarica barili.
C’era un vero e proprio gioco di posizioni che si faceva a Bolzaneto:
Cigno: inpiedi faccia contro il muro, braccia alzate e (a volte) appoggiate contro il muro, gambe divaricate.
Sospeso: in piedi al centro della stanza senza potersi appoggiare.
A “L”: in ginocchio con le gambe a squadra contro il muro.
A “X”: Schiena contro il muro con le arti divaricati.
Ballerina: mani in alto in punta di piedi e con alcune dita poggiate al muro.
Musulmano: accovacciato con testa appoggiata a terra e mani sulla nuca.
Fetale: per terra con la testa tra le gambe.
A palla: per terra, raggomitolato.
A stantuffo: per terra, raggomitolato ma costretto a fare dei balzi durante l’accompagnamento ai mezzi per le traduzioni.
Ci sono troppe cose da dire ma mi fermo qui.
Il G8 si chiude con: 1 morto, 560 feriti, 360 tra arrestati e fermati, 25 milioni di danni, 62 manifestanti sotto processo e 85 tra le forze dell’ordine.
A distanza di otto anni dai fatti del G8 il processo a Mario Placanica è stato archiviato il 5 maggio del 2003, legittima difesa. E’ stato anche congedato dall’Arma perché “non idoneo per infermità dipendente da cause di sevizio”.
Nessuno degli agenti si farà un minuto di galera perché il processo ormai è caduto in prescrizione.
Per la scuola Diaz il verdetto sono stati chiesti 110 anni di pena complessiva nei confronti di 28 poliziotti, tra i quali figurano funzionari di vertice come Francesco Gratteri e Giovanni Luperi, accusati di falso ideologico, calunnia e arresto illegale.
Il 14 luglio 2008 si è nel frattempo concluso il processo per le violenze e i soprusi nella caserma della Polizia di Bolzaneto, con 15 condanne da 5 mesi a 5 anni e 30 assoluzioni: il mondo politico e l'opinione pubblica si dividono sulla sentenza.
76 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione: era la condanna complessiva chiesta l'11 marzo 2008 dai PM Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, dopo sette udienze e 200 testimonianze da parte delle vittime, per i 44 imputati.
Massimo Luigi Pigozzi, l’agente che strappò le dita a Giuseppe Azzolina. Lui è stato sospeso da tempo, ma per un’altra storia: avrebbe violentato due prostitute straniere nelle guardine della Questura di Genova.Gli altri dodici, due erano medici, restano ben saldi al loro posto.
30 ottobre 2007 - La votazione in commissione Affari costituzionali della Camera ha respinto l’istituzione della commissione di inchiesta sui fatti del G8 di Genova del 2001. Italia dei Valori e Udeur hanno votato con l'opposizione facendo bocciare, con 22 voti contro 22, la proposta del centrosinistra.
Restiamo in attesa. Ubriachi di giustizia.

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