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venerdì 19 giugno 2009

Blogger perde il diritto all’anonimato


Questa la sentenza della Corte Suprema britannica che ha rifiutato di proteggere l’identità di un giovane ufficiale di polizia impegnato attivamente online come blogger anonimo. La notizia ha immediatamente fatto il giro del mondo squotendo non solo il Regno Unito.
Il 45 enne Richard Horton, come spiegato dal Times, era autore del blog, attualmente sospeso , NightJack, attraverso il quale Horton rivelava aneddoti e particolari inerenti le indagini svolte dalla polizia, talvolta criticandone le metodologie.

Con i suoi oltre mezzo milione di visite settimanali, il blog si è aggiudicato, l’aprile scorso, l’Orwell Prize per la scrittura politica. Quando il giornalista del Times ha svelato la vera identità del blogger, questi l’ha denunciato, sottolineando l’importanza di rrimanere assolutamente anonimo per non incorrere in sanzioni disciplinari.

Secondo il giudice al quale è stato affidato il caso, poichè il blog non è considerata un’attività privata, non sussistono validi motivi per poter rimanere anonimi ed è anzi un preciso diritto dei cittadini poter conoscere l’identità di colui che ha scelto di criticare pubblicamente l’attività di polizia.

Cosa ne pensate? I popolari diari online che ad esempio in questi giorni, insieme a Twitter, danno voce alla protesta verde di Teheran, sono più efficaci se anonimi? Se fossero costretti a rivelare la propria identità i blogger sarebbero più cauti? Celare il proprio nome aiuta a denunciare scandali o intorbida le acque lasciando spazio alla disinformazione?

1 commento:

  1. Io penso che se c'è qualcosa che non va, nella politica così come nelle istituzioni, bisogna avere il coraggio di criticare svelando la propria identità

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