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martedì 23 giugno 2009

GIANNI LETTA INDAGATO A POTENZA

L'alter ego di Silvio Berlusconi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e' indagato dalla procura di Potenza per una sfilza di reati che vanno dalla turbativa d'asta alla corruzione (articoli 416, 110, 353, 354 e 640 bis del codice di procedura penale). Altri inquisiti eccellenti il casertano Mario Morcone, capo dipartimento per le Liberta' Civili e la Immigrazione al ministero degli Interni, e i fratelli Chiorazzo, Angelo e Pietro Francesco, potentini, a capo di una vera e propria holding che ha fatto della “solidarieta'” (trovando ora la manna nei centri d'accoglienza per immigrati) il suo grande business.
Il procuratore capo di Potenza, John Woodcock, ha raccolto una impressionante mole di documenti, verbalizzazioni, intercettazioni, poi trasmesse per competenza al tribunale dei ministri di Roma. Che, a quanto pare, ha chiesto al pm anglo-napoletano gia' autore di inchieste al calor bianco, ulteriori approfondimenti, vista la delicatezza dei temi trattati e soprattutto per le cariche istituzionali ricoperte da alcuni indagati.
A cosa porteranno questi approfondimenti? Si andra' a rapidi stralci ed eventuali archiviazioni in istruttoria? Oppure l'inchiesta si allarghera' ulteriormente e poi portera' alla richiesta di rinvii a giudizio? Noi qui proviamo a ricostruire lo scenario, che vede in campo pezzi da novanta dell'establishment istituzionale, politici di livello nazionale e locale, perfino vip del Vaticano, fino a una ciurma di lacche' e faccendieri secondo il piu' consumato costume nostrano.

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«La vicenda e' tanto piu' inquietante perche' arriva non solo a toccare la vicepresidenza del consiglio - c'e' chi fa notare al ministero della Giustizia - ma anche gli Interni, proprio in queste settimane alla prese con la patata bollente dell'immigrazione e con il prolungamento della permanenza nei cosiddetti CIE (gli ex CTP) e CARA fino a sei mesi, il che significa un affare che s'ingrossa per chi gestisce quei centri». Al Viminale, comunque, fin da novembre era allarme rosso. Quando gli 007 del Noe (nucleo operativo ambiente) fanno irruzione proprio negli uffici del dipartimento per le “Liberta' Civili” (sic) con una precisa richiesta di “esibizione atti”: in sostanza, dopo il provvedimento governativo che decideva in tutta fretta di aprire - per la solita, comoda “emergenza” - 49 centri provvisori di accoglienza, gli inquirenti decidono di verificare se tutti gli atti amministrativi sono a posto, a partire dalla scelta (a quanto pare del tutto discrezionale) delle societa' che devono gestire i centri, fino all'acquisizione delle strutture, per finire con i servizi e tutto quanto fa “business immigrazione”.
«L'inchiesta e' partita dalla procura di Potenza - c'e' chi spiega in via Arenula - perche' a Policoro, nel materano, e' stato aperto in tempo reale un centro. La Auxilium che fa capo ai Chiorazzo ha infatti ottenuto l'assegnazione dell'appalto per la gestione di quel centro ancor prima di aver presentato documenti e certificazioni necessarie». Solite storie di appalti aggiudicati a societa' che nascono il giorno dopo; fatto sta che le antenne di Woodcock si drizzano ugualmente in tempo reale e si arriva al blitz nelle ovattate stanze del Viminale.
La notizia ha scarso rilievo sui media nazionali, poche righe nelle cronache locali di Stampa e Corsera. Qualcosina in piu' trapela circa tre mesi fa, a meta' marzo, quando Repubblica Bari parla dei fratelli Chiorazzo indagati per la gestione del Cara di Bari, sulla cui aggiudicazione provvede a mettere la mano sul fuoco il prefetto del capoluogo pugliese Carlo Schilardi. «Agli atti - precisa il quotidiano diretto da Ezio Mauro - ci sono centinaia di telefonate dei tre indagati (il terzo e' un dipendente del gruppo Auxilum, Salvatore Manolascina, ndr) con dirigenti del ministero degli Interni: non a caso a Roma e' indagato Mario Morcone, l'attuale capo del dipartimento immigrazione». Dell'imputazione per Letta neanche un cenno; si' perche' il nome del possibile, prossimo capo dello Stato (Cavaliere permettendo) finisce nella lunga lista dei “telefonisti”, nella mole di intercettazioni che vedono costantemente da un capo del filo un Chiorazzo (o uno della band) e dall'altro pezzi da novanza dei palazzi (da Clemente Mastella alla segreteria di Giulio Andreotti, fino al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al suo vice ed ex senatore di An Mauro Cutrufo), anche sull'altra sponda del Tevere (un nome su tutti, quello del cardinal Tarcisio Bertone, il vice di Ratzinger).

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Il nome dei Chiorazzo - raccontano nel Palazzaccio della Cassazione a Roma - comincia a far capolino nelle cronache giudiziarie anni ‘80: alcune vicende realtive ai soliti appalti “solidali” finite nell'altrettanto solita bolla di sapone. I fratelli, del resto, hanno spalle forti e, soprattutto, amicizie che contano, soprattutto in ambienti politici vicini alla Curia, tanto che il numero uno della dinasty potentina, Angelo, veniva soprannominato ‘o vaticanista. I nomi piu' gettonati? Giulio Andreotti, Gianni Letta e Clemente Mastella. A quanto pare, e' proprio lui, l'Angelo delle mense per immigrati, a organizzare piu' di un incontro fra l'ex ministro della Giustizia e il cardinal Bertone. E' proprio lui uno dei superaficionados al seguito del leader ceppalonese nella celebre trasferta su Aerbus presidenziale per il gran premio di Monza. E' lui, del resto, uno dei principali referenti al Sud (e non solo) per Comunione e Liberazione, gomito a gomito con Antonio Saladino, l'altro faccendiere legato a CL e inquisito numero uno della maxi inchiesta Why Not portata avanti (e poi scippatagli) dall'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris.

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Ma diamo uno sguardo all'impero societario targato Chiorazzo. Al vertice della piramide il “Consorzio Gruppo La Cascina”. Da brivido le cifre: un fatturato annuo che supera i 200 milioni di euro; oltre 6 mila dipendenti (localizzati soprattutto al Sud, quasi la meta'); 1 milione 800 mila i pasti erogati attraverso le strutture societarie; superfici immobiliari “trattate” (cosi' viene precisato nel sito del gruppo) pari a ben 30 milioni di metri quadrati. Il tutto attraverso un agguerrito drappello di sigle: Vivenda spa (che puo' contare sul contributo pubbico e allegro di Sviluppo Italia, che concorre al 30 per cento delle azioni), Cascina Global Service (secondo alcune fonti la vera cassaforte dei Chiorazzo), NAER (che a sua volta controlla La Cascina scpa), Cater Bio srl (tanto per un tocco di biologico), Villa Ombrellino srl (stavolta per un tocco glamour, essendo specializzata in “Doney Ricevimenti”).
Insomma, un pacchetto completo, una full list per immigrati, diversamente abili, disadattati, minoranze e ladies: da accudire, servire, ristorare e, soprattutto, mungere come vacche d'oro, visto che - per fare un solo esempio, come spesso e volentieri sottolineato dai Chiorazzo nelle disinvolte conversazioni telefoniche - «per ogni pasto giornaliero ci mettiamo in tasca 49 euro». Che moltiplicato per il numero dei centri e degli immigrafi fa una cifra letteralmente astronomica.
Il principale capo di imputazione individuato dalla procura di Potenza a carico di Letta, Morcone e dei Chiorazzo sarebbe quello di aver messo in piedi un'associazione a delinquere finalizzata a reati come turbativa d'asta e corruzione, in grado di operare sul territorio nazionale. Punto di partenza, la decisione di aprire a settembre 2008 il Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo politico (C.A.R.A.) di Policoro. Negli stessi giorni veniva stipulata una convenzione tra la prefettura di Matera e la Auxilium, sottoscritta in data 12 settembre 2008. Lungo questi passaggi ci sarebbe stata l'intromissione illecita di Gianni Letta e del prefetto Morcone per favorire l'assegnazione della gestione del CARAe#8200;di Policoro alla Auxilium dei Chiorazzo. Una scelta che sarebbe addirittura stata imposta.
E tanto per precisare meglio, piu' avanti, si parla di “regia impositiva” svolta da Letta, di “procedura illecita”, clientelare e contraria agli interessi della pubblica amministrazione”, organizzando in epoca antecedente all'8 agosto 2008 l'affidamento diretto della gestione del centro CARA di Policoro a favore della Auxilum. Un rilievo di tutta valenza politica, visti i tempi e i modi di mettere in campo i provvedimenti sull'immigrazione.
Una catena d'interessi, abusi e collusioni, quella che viene ipotizzata alla Procura, con i fratelli Chiorazzo e le loro societa' in veste di monopolisti delle attivita' economiche connesse all'emergenza immigrazione per ricavarne illeciti profitti.
E che il business sia consistente, lo dicono le cifre: il gruppo La Cascina-Auxilium e' all'opera presso i centri Cara di Bari (circa 1200 immigrati), Policoro (circa 200) e Taranto (400 immigrati, di prossima apertura). Il giro d'affari viene per giunta ammantato da intenti caritatevoli e solidali. Tanto solidali che i Chiorazzi avevano cercato di ottenere anche la gestione dei Cara di Crotone e Foggia, benche' quest'ultimo fosse gia' gestito dalla Croce Rossa.

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Non solo i “cari” centri per immigrati tra i business dei Chiorazzo. La clientela e' vastissima e variegata, per catering e servizi. Si va dalle piu' prestigiose sedi istituzionali (dalla Presidenza del Consiglio al Senato, passando per la bouvette del Campidoglio e le scuderie del Quirinale, fino a Regione Lazio e Comune di Roma, Comune di Genova, Regione Basilicata) ai piu' celebri centri d'arte (Palazzo Ducale di Venezia, Arena di Verona, Reggia di Caserta, caffetteria di Palazzo Pitti a Firenze), dalle piu' rinomate Universita' e accorsate Scuole (La Sapienza di Roma, Superiore di Sant'Anna a Pisa, Marymount International School, St.George's e St.Stephen's English School) ai centri sanitari pubblici e privati (San Raffaele e Luigi Sacco a Milano, Gesu' Bambino, Fatebenefratelli e Sant'Andrea a Roma, San Carlo a Potenza), oltre ad una sfilza di societa' e sigle di grido e non. Tra le prime, Pirelli, Ansaldo Energia, Johnson e Johnson, eBay.
Tra le seconde spicca il Castello di Utveggio, a Palermo, il luogo dei misteri nella strage di via D'Amelio, sede del Cerisdi, organismo dei servizi segreti, appena passato sotto la guida di Elio Cardinale: ma che cosa ci fa la Auxilium al Cerisdi? Fornisce pasti o quali altri “servizi”?
Puo' aver peso la circostanza che Angelo Chiorazzo risulti appartenente ad una loggia massonica? Staremo a vedere, dovra' essere la maxi inchiesta potentina a chiarirlo.
Ed e' proprio nelle pagine dei faldoni investigativi che farebbero capolino svariati altri affaire. Nel mirino ci sarebbero i rapporti con la Agenzia delle Entrate, con il municipio della Capitale, una gara d'appalto al ministero della Difesa, un appalto Policlinico Gemelli di Roma. Ancora, i rapporti con un magistrato in servizio al tribunale di Roma, e gare alla Asl 1 di Venosa e all'azienda ospedaliera San Carlo, entrambe nel potentino.
Quello del fisco e' un tasto che scotta. Ammonterebbe infatti a 150 miliardi di vecchie lire un debito nei confronti dell'Agenzia delle Entrate che i Chiorazzo vorrebbero risolvere nel modo piu' conveniente possibile. Per questo cercano di mettere in campo pezzi da novanta come Gianni Letta, il quale a sua volta sarebbe intervenuto sul direttore dell'Agenzia delle Entrate di Roma, Attilio Befera, per agevolare La Cascina riducendo e diluendo nel tempo l'ammontare della somma da pagare. Al punto che un deferente Befera avrebbe personalmente telefonato ai Chiorazzo per sollecitare un incontro transattivo.
Una vicenda che sta molto a cuore (e alle tasche) dei Chiorazzo, i quali pensano bene di mobilitare anche Mastella. E fu proprio al ministero della Giustizia, non presso l'Agenzia delle Entrate, che i Chiorazzo erano riusciti ad incontrare un funzionario dell'Agenzia. Ma come aveva avuto origine un'evasione cosi' colossale? Semplice. Non e' stata versata allo Stato l'Iva sulle vendite dal 2001 al 2005 (e tenuto conto del fatturato arcimilionario annuo fa presto a lievitare) e neanche le ritenute sugli emolumenti corrisposti ai dipendenti (basta calcolare 6.000 unita' e passa). Ma La stessa denuncia fatta dall'Agenzia delle Entrate alla Procura della capitale contestava solo il mancato versamento di ritenute per i compensi erogati dalla cooperativa nel 2004, vale a dire solo per circa 1 milioni e settecentomila euro. E la montagna degli altri 73 milioni e spiccioli? Dimenticata per strada? Chicca finale - sempre nel ramo fiscale - il gioco di prestigio inventato dai Chiorazzo relativo ai “rami d'azienda” trasferiti da La Cascina ad altre societa' del gruppo. Transazioni che secondo gli investigatori servivano per sottrarre ai creditori e all'erario i flussi dei pagamenti disposti da enti pubblici in favore di societa' del gruppo. E si parla di decine di milioni di euro.

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Sempre in tema milionario, passiamo ai rapporti con il comune di Roma. Anche stavolta si tratta di ottenere in tempi rapidi il saldo di una “fatturina” emessa da Vivenda spa - una controllata della solita La Cascina - nei confronti dell'amministrazione capitolina. L'amico del giaguaro, stavolta, si chiama Maurizio Cutrufo, senatore di An, all'epoca dei fatti vice di Gianni Alemanno in Campidoglio. Grazie agli ottimi rapporti con Cutrufo, Angelo Chiorazzo riesce ad incontrare, nel corso di una cena, il sindaco Gianni Alemanno. Passano appena 48 ore e Emilio Fusco Roussier, responsabile di Vivenda, fa sapere ad Angelo Chiorazzo di aver appena ricevuto una missiva firmata da Alemanno in cui viene sottolineato che per garantire la continuita' del servizio ristorazione scolastica, i crediti derivanti dalle prestazioni rese da settembre 2008 saranno gestiti nell'ambito dell'amministrazione ordinaria degli organi comunali. Un'utile e indispensabile garanzia - commentano in Campidoglio - di solvibilita' per Vivenda, tanto piu' perche' la societa' e' in attesa di un anticipo del credito da parte dello Sviluppo Italia Factoring.

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Sempre a Roma l'appalto per il servizio mensa al Policlinico Gemelli, che i Chiorazzo sarebbero riusciti ad aggiudicarsi grazie alla presentazione del sottosegretario Letta presso Amerigo Cicchetti. Per rimanere all'ombra del Cupolone e ritrovarci di nuovo in compagnia dei soliti Chiorazzo e del dinamico Cutrufo, eccoci alla “story” dei rapporti con una toga romana. Tutto parte da Giuseppe Sangiuliano, segretario particolare di Cutrufo, cui sta a cuore un procedimento giudiziario pendente davanti alla Corte d'Appello di Roma. Pensa bene, Sangiuliano, di contattare l'amico Angelo affinche' possa perorare la sua causa presso un giudice “amico”. Che si chiama, in questo caso, Vincenzo Vitalone. «La “cortesia” che sarebbe stata concessa da Vitalone a Sangiuliano - commentano a Potenza - per intercessione dello stesso Chiorazzo, dovra' poi essere ricambiata da quest'ultimo “sponsorizzando” presso un influente personaggio la candidatura di Vitalone ad un'ambita carica istituzionale». Nipote del piu' celebre Claudio Vitalone, il giudice Vincenzo e' stato in servizio presso la decima sezione del tribunale civile di Roma.
Nelle cronache giudiziarie il suo nome fa capolino fra i componenti della “fallimentare” (presieduta da Giovanni Briasco) tempo fa al centro delle polemiche e di un'indagine degli ispettori del ministero della giustizia, con l'accusa di essere un vero e proprio comitato d'affari per spartirsi la torta dei fallimenti.
Accuse finite nel nulla, come del resto e' capitato a Napoli dove la superchiacchierata “fallimentare” e' uscita candida come una mammola dopo una serie di inchieste (sic) superbollenti...

SORELLA CRI CRI
Una Thatcher in salsa abruzzese. Ma poi non troppo... Cosi' la etichettano in Abruzzo, Maria Teresa Letta. Una lady bifronte: sorella del gran ciambellano di Sua Emittenza, il sottosegretario Gianni Letta, e zia del Pd ed ex margheritino Enrico Letta. Come dire, una sintesi governo-opposizione, un mix che piu' consociativo non si puo'.
Tutto formazione e solidarieta', il suo credo: e' infatti in prima linea nel promuovere le sorti della super univerista' Sant'Anna di Pisa, una vera e propria enclave per studenti d'elite, fortemente sponsorizzata da uomini del calibro di Giuliano Amato, il dottor sottile caro a Bettino Craxi prima e a Massimo D'Alema poi, e Pierfrancesco Guarguaglini, plenipotenziario del colosso Finmeccanica.
Nel pedigree di lady Letta pero' spicca l'impegno speso in favore della Croce Rossa Italiana. E' infatti al vertice - in qualita' di presidente - della Cri abruzzese. Non senza suscitare dubbi e polemiche circa il suo operato. Ad accendere la miccia un maresciallo troppo zelante, Vincenzo Lo Zito, in servizio presso la direzione regionale della Cri. Il quale vuol vederci chiaro sulla gestione dei fondi, sulla firma dei mandati di pagamento, sui rapporti con le banche (come documentano una serie di esposti al calor bianco inviati a magistratura penale, contabile e amministrativa). Su Lo Zito arriva ben presto la mannaia: trasferimento (sede, Assisi, forse per riflettere meglio). A decretarlo i vertici Cri, ossia il direttore generale Andrea Des Dorides («il maresciallo Lo Zito da settimane svolge una grave e costante opera di denigrazione del proprio datore di lavoro», la motivazione) e il neo vertice Cri Francesco Rocca: voluto con forza da An, Rocca occupa la poltrona prima di Maurizio Scelli (il “liberatore” delle due Simone in Iraq, a suon di milioni di euro!) e poi di Massimo Barra, le cui gestioni avevano portato ad un buco contabile da 400 milioni di euro e passa.
Guarda caso, i rilievi di Lo Zito vengono ripresi pari pari dal direttore generale della Cri abruzzese, Maria Rita Salvetti, che quindi entra in rotta di collisione con lady Letta. Salvetti mette nero su bianco le «pesanti difficolta' operative incontrate nel corso della conduzione del comitato regionale Abruzzo, aggravate dalla chiusura a qualsiasi forma di collaborazione dimostrata dal vertice politico regionale». Nonche' dai vertici della Banca Toscana, che non vuol far chiarezza su tante, anomale transazioni di danaro. Non basta, perche' Salvetti chiede subito il reintegro in servizio di Lo Zito, il cui operato e' giudicato essenziale per «la specifica competenza». Niet.
Arriva il terremoto che squassa l'Abruzzo. Lo Zito lavora “da volontario” fra le macerie. A suo rischio e pericolo. Perche' doveva essere ad Assisi...

da Indymedia

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