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venerdì 26 giugno 2009

Spagna: terra d'oro per le mafie (e come al solito per i fasci)

Madrid. Cosa Nostra, Camorra e 'Ndrangheta legate tra loro in un nuovo patto per il controllo del traffico in Europa della droga, proveniente dall'America Latina. E' questa la teoria che il quotidiano spagnolo El Pais ha riportato nelle proprie pagine qualche giorno addietro.

Citando il procuratore antimafia di Napoli Luigi Cannavale e il generale dei carabinieri Gaetano Maruccia, il giornale iberico ha affermato che il 70% dei 249 capi delle tre organizzazioni criminali vive in Spagna, la cui costa mediterranea è diventata «Costa Nostra».

L'infiltrazione dei capi delle cosche italiane in Spagna negli ultimi 20 anni sarebbe stata «tollerata o ignorata dalle autorità» locali che «hanno preferito applicare la dottrina Mitterrand: se non c'è crimine di sangue, li si lascia tranquilli».
El Pais quindi ha fornito i dati sull'attività di contrasto alle organizzazioni criminali, rilevando che l'intensificazione della cooperazione fra polizia italiana e spagnola ha portato negli ultimi mesi all'arresto di una mezza dozzina di capi e di diversi soldati.
I boss, con l'intento di riciclare denaro, hanno anche contribuito «ad alimentare la bolla immobiliare in Spagna» investendo pesantemente nel mattone.
Portato come esempio il boss arrestato di recente a Marbella, Raffaele Amato, che, ricorda El Pais, aveva da poco investito diversi milioni di euro in terreni del litorale di Malaga, sui quali voleva costruire un complesso turistico.
Molti hanno ristoranti o pizzerie, girano senza armi. «Lì vivono più tranquilli, non hanno paura che gli sparino, cercano di passare per imprenditori normali», spiega il generale Maruccia.
Sulla costa spagnola da Barcellona a Estepona i boss «vivono come onesti cittadini», «abitano in ville di lusso, si spostano in auto da 160mila euro, fanno investimenti milionari per riciclare danaro sporco» e ora «comprano insieme la droga ai fornitori latinoamericani per abbassare il prezzo e ridurre i rischi di cattura».
E proprio l'alleanza nell'affare droga che viene sottolineata dal procuratore Cannavale nell'articolo di El Pais: «Abbiamo individuato contatti con i marsigliesi, gli olandesi, i tedeschi, alcuni con le mani sporche di sangue, è preoccupante. Una delle conseguenze più preoccupanti dell'alleanza fra le mafie è che comprando uniti il prezzo si abbassa, il beneficio si moltiplica e i rischi di controllo e intercettazione si riducono: non è lo stesso che la droga arrivi in Europa su una barca o su tre».

da Indymedia

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