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mercoledì 22 luglio 2009

71 ANNI DALLE LEGGI RAZZIALI


Dopo 71 anni dalle leggi razziali antiebraiche approvate dal fascismo, con tutte le nefaste conseguenze che ne derivarono, l’Italia, per mano del suo attuale governo, ha approvato una legge pressoché identica contro gli immigrati.

C’è stato un tempo in cui l’Italia chiuse nei ghetti il rispetto per la vita umana, per la diversità, per l’umanità, condannando al dolore centinaia di migliaia di persone, che di lì a poco finirono gasate o arse nei forni dei campi di sterminio.
Sono passati 71 anni dalle leggi razziali che il governo fascista approvò contro gli ebrei, considerati inferiori, impuri, diversi e quindi nemici, da condannare senza alcuna remora.

Oggi, il governo dei postfascisti, guidato da un Capo tanto potente quanto cafone, il quale pensa di gestire il Paese alla stregua di una tenutaria di un antico bordello, la Storia tristemente si ripete, con forme più raffinate, studiate a tavolino per coprire con il silenzio il dolore assordante che irrompe dal cuore degli ultimi.
Il decreto sicurezza è legge, dopo l’approvazione nei due rami del parlamento, avvenuta a colpi di fiducia, così da scoraggiare eventuali dissidenti.
Così, tra i sorrisi sporchi dei leghisti sbucano fuori le misure razziste contro gli immigrati, capro espiatorio dei nostri tempi: reato di clandestinità, che produrrà dolore per tutti, specialmente per bimbi e famiglie, permesso di soggiorno a pagamento con tariffe proibitive, la regolarizzazione delle ronde, finite in mano ad un’organizzazione di estrema destra, la restrizione dell’istituto del ricongiungimento familiare, e altro ancora.
Ma basta il reato di clandestinità a riassumere tutto lo scempio umano che questo governo di razzisti ha scelto di compiere.

Qualcuno, all’interno della maggioranza, non ci sta e propone interventi di regolarizzazione almeno per colf e badanti (senza le quali il sistema assistenziale nelle famiglie esploderebbe), ma solo perché è utile a noi italiani, non di certo per una questione di angoscia per il destino di centinaia di migliaia di persone che vivono nel nostro Paese e per quello di altrettante che inevitabilmente cercheranno di raggiungerlo in ogni modo per trovare salvezza, aiuto, speranza.
Nessuna parola di condanna, di dissenso per delle misure che sono identiche alle leggi razziali, con cui condividono persino certe esasperazioni, come il divieto di matrimoni misti.
Chissà che non arriveremo oltre, negando agli immigrati l’accesso ai negozi, agli uffici e ai mezzi pubblici.
D’altra parte, c’è già stato qualche elemento della maggioranza parlamentare che ha avanzato una simile proposta. Questo esecutivo è il peggiore della storia repubblicana.
È quello che ha disintegrato l’immagine, anche un po’ stereotipata, dell’Italia solidale, accogliente, comprensiva nei confronti di chi compie percorsi speculari a quelli affrontati dai nostri antenati.

Un governo il cui indirizzo è di fatto stabilito dalla Lega, da quel nugolo di rozzi urlatori del Nord, rappresentanti di una parte della nazione che si considera superiore, pura e cresciuta con il proprio lavoro, dimenticando che sono stati gli immigrati, dal Sud Italia prima e dai Paesi extracomunitari poi, a faticare per realizzare il benessere del Settentrione.
Le camice verdi, che tra le proprie file annoverano persone “colte ed equilibrate” come l’ultras Salvini, il neonazista Borghezio e gli ex estremisti di sinistra Maroni e Bossi, compiono il loro disegno, intriso di propaganda e finalizzato a fabbricare schiavi a basso costo per gli amici imprenditori.
A difendere le loro scelte, oltre al duce “papi” Berlusconi ed ai suoi fedelissimi adepti, ci sono Daniele Capezzone, folgorato sulla via del potere e passato dalle battaglie libertine e radicali alla passione liberticida e conservatrice, Maurizio Gasparri, ex ministro del nulla e ora divenuto portavoce gracchiante del Pdl, Ignazio La Russa, che il famoso ed ipocrita “democraticamente” lo ha ormai riposto in un cassetto, Italo Bocchino e tanti altri.
Ad uscire dal coro è rimasto solo Gianfranco Fini, presidente della Camera, unico esponente della maggioranza ad alzare la voce contro la deriva razzista del governo.

Le sue continue prese di posizione, i suoi appelli a rispettare l’essere umano, al di là della sua situazione burocratica, cadono nel vuoto, senza trovare sponde nella sua maggioranza.
Anche il mondo della Chiesa ha preso posizione: non il Papa, non le alte gerarchie di Roma, bensì la Cei, la Caritas, il responsabile pontificio per l’immigrazione, tutti insieme hanno condannato una legge che porterà dolore e orrore, così come già hanno fatto (e continuano a fare) i respingimenti in Libia, altra terribile violazione dei diritti umani, altra tragedia condannata ad annegare nel silenzio e nella solitudine.
Una solitudine che avvolge gli immigrati e tutti coloro che vivono con loro, condividendone le angosce, le paure, le difficoltà, anche se nessuno di noi potrà mai realmente capire cosa si prova a vivere in uno Stato straniero, impossibilitati a tornare indietro, lavorando duramente per andare avanti e far sopravvivere la propria famiglia, accettando anche condizioni di lavoro e di vita sfavorevoli, ed essere per giunta additati come nemici, criminali, invasori, finendo addirittura in un pacchetto sicurezza insieme a mafiosi, stupratori, usurai, assassini.
Povera gente trattata come fossero belve feroci.

Bambini costretti per legge alla clandestinità, privati di cure e di istruzione, destinati ad una vita da latitanti senza colpa, se non quella di essere nati in Italia da genitori immigrati.
Il governo Berlusconi sta fomentando un massacro civile e sociale, silenzioso, taciuto dall’informazione di regime, destinato a chi è diverso, non migliore né peggiore, semplicemente diverso.
C’è chi già si prepara ad atti di disobbedienza civile, ad una battaglia durissima contro questo gruppo potente di aguzzini, sostenuti da una parte sempre più cospicua della popolazione italiana.
Una lotta in cui bisognerà mettersi in gioco, in cui sicuramente si sentirà la mano pesante dello Stato, pronto a colpire chiunque dissenta, chiunque si ponga nell’illegalità per il solo fatto di non rispettare una legge ingiusta, inaccettabile. In questa nazione senza popolo e piena di individui confusi in una massa informe e mutevole è davvero difficile sperare in un cambiamento, ma non si può fare a meno della speranza, perché è proprio quello che ci insegnano ogni giorno i nostri amici migranti.

Massimiliano Perna

da Indymedia

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