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mercoledì 29 luglio 2009

Decreto sicurezza, quei figli delle immigrate separati dalle madri

Tra le aberrazioni del discutibile decreto-sicurezza, convertito in legge il 24 luglio scorso e operativo dal prossimo 8 agosto, ve n´è una che ferisce più di altre e interessa particolarmente il capoluogo ligure, dove vivono e lavorano almeno quindicimila donne straniere in attesa di permesso. I documenti in regola vengono prima del più elementare diritto umano, dice in sostanza la nuova normativa. E infatti, la madre clandestina che partorisce in ospedale rischierà di vedersi sottrarre alla nascita il figlio, destinato all´adozione: in mancanza di una qualsiasi regolarizzazione dei genitori – anche perché il cosiddetto permesso di soggiorno per gravidanza non è affatto scontato – il piccolo verrà infatti dichiarato in stato di abbandono, ed affidato in un primo tempo ai servizi sociali. Il paradosso è che il neonato, proprio perché abbandonato dai genitori, acquisirà immediatamente la cittadinanza italiana. Sarà sufficiente attendere dieci giorni per verificare se le previsioni più nere avranno puntuale riscontro. Secondo una stima dei medici genovesi, tra città e provincia le straniere in stato interessante –e che porterebbero a termine la gravidanza entro la fine dell´anno - sarebbero alcune centinaia: che fine faranno i loro bimbi?

La domanda se la sono posta anche alcune associazioni genovesi che cercano di tutelare gli ultimi, fantomatici diritti degli immigrati. E che in questi giorni chiederanno alle istituzioni cittadine di impegnarsi affinché l´aberrazione di cui sopra non trovi spazio nel capoluogo ligure. Alessandra Ballerini, avvocato specializzato nei temi dell´immigrazione, conferma il rischio che i piccoli siano tolti alle madri clandestine. «In un recente dibattito parlamentare, Alfredo Mantovano, sottosegretario all´Interno sosteneva che le mamme straniere possono comunque entrare in possesso di un permesso di soggiorno per gravidanza, e che questo tutelerebbe i piccoli. Ma un permesso di questo tipo non è virtuale, è qualcosa di maledettamente concreto: e servono documenti (dichiarazione dell´Asl, ecografie e soprattutto passaporto) che la clandestina non sempre può mettere a disposizione. Senza permesso dei genitori, applicando strettamente la legge, il neonato potrebbe essere dichiarato in stato di abbandono. La straordinaria conseguenza è che, secondo la normativa sulla cittadinanza, il bimbo in stato di abbandono diventa cittadino italiano per nascita».

Considerando l´eventualità di un bimbo sottratto alla madre e dato in adozione, vale la pena di ricordare che la Costituzione italiana e il diritto internazionale – se ancora la Convenzione dei Diritti dell´Uomo vale qualcosa - tutelano l´unità familiare. «E che la Convenzione di New York, quella sui diritti del fanciullo, obbliga al riconoscimento del bimbo: che al momento della nascita deve essere immediatamente registrato e da allora ha diritto ad un nome ed una cittadinanza».

di Massimo Calandri da LaRepubblicaGenova

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