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martedì 28 luglio 2009

E il ponte sullo Stretto dove lo metto? Nel maxiemendamento "anticrisi"...


Il piano anticrisi in discussione in questi giorni dovrebbe avere come obiettivi naturali la riduzione degli sprechi, l’individuazione dei settore dell’economia reale da sostenere e l’aiuto alle fasce sociali ed economiche che più risentono, senza averne colpa, dell’attuale crisi.
Se però si guarda nello specifico la manovra d’estate che domani otterrà l’ok definitivo da parte del Senato, ci si accorge che di quegli obiettivi annunciati vi è ben poco.
Tra i vari provvedimenti contenuti nel maxiemendamento del Governo, ve n’è uno che stanzia 1,3 miliardi di euro per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Nello specifico si tratterebbe di un "contributo in conto impianti" per la società Stretto di Messina spa. Inoltre per accelerare le procedure verrebbe nominato commissario straordinario Pietro Ciucci, ovvero proprio il presidente della ‘Stretto di Messina Spa’.

''La norma inserita nel Maxiemendamento al decreto Anticrisi consente di velocizzare le procedure, e pertanto, il Ponte sullo Stretto verrà realizzato nei tempi prestabiliti e i lavori si concluderanno entro il 2016''. Questo è quanto recita una nota congiunta dei ministri dell'Economia, Giulio Tremonti, e delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli.

Di date di fine opera la storia del ponte ne è piena.
Solo per ricordarne alcune: nel 2004, l’allora amministratore delegato Ciucci rassicurava che «i primi cantieri apriranno tra il 2005 e il 2006. Il ponte sullo stretto sarà aperto al traffico nel 2012»; nel 2002, il presidente del consiglio Berlusconi sosteneva che nel 2004 ci sarebbe stata la posa della prima pietra, e dopo 5-6 il ponte sarebbe stato aperto al pubblico.

Se poi volessimo risalire ai tempi della prima repubblica, troviamo ultimatum su ultimatum da parte di ministri delle infrastrutture e presidenti del consiglio che sostenevano l’apertura del ponte prima del 2000.

Questo solo per mostrare quanto questa opera ritenuta “strategica” sia poi realmente ritenuta tale da chi la sventola come volano di sviluppo per il mezzogiorno d’Italia.

Sia ben chiaro, siamo fermamente contrari alla realizzazione di questa infrastruttura perché dispendiosa, non compatibile con l’ambiente e soprattutto inutile sotto qualsiasi aspetto la si voglia considerare funzionale al rilancio (sarebbe il caso di dire di primo lancio) del sud e nello specifico della Sicilia.
Ad oggi il costo del ponte è preventivato intorno ai 17,8 miliardi di euro, una cifra enorme con la quale si potrebbe fare realmente tanto per aiutare il sud a riscattarsi. Ancora una volta il Ponte sullo Stretto si mostra per quello che è, un magnifico strumento di propaganda dei governi nel meridione.

È infine doveroso ricordare che l’ultimo governo Prodi aveva avuto la possibilità di mettere la parola fine alla lunga storia del ponte. Pagando una penale di 500 milioni di euro si sarebbe, infatti, potuto sciogliere il contratto con Impregilo, la società che si è aggiudicata l’appalto per la costruzione. Ma il ministro dei trasporti Di Pietro votò con l'opposizione contro il Governo facendo sì risparmiare l’onere della penale, ma lasciando attivo il contratto con l'Impregilo. E’ anche per questo se oggi ci troviamo da punto a capo.

di Bartolo Scifo
http://www.linkontro.info/index.php?option=com_content&view=article&id=2088:e-il...
da Indymedia

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