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venerdì 17 luglio 2009

I meridionali emigrano ancora al Nord in cerca di lavoro

Un "caso unico in Europa" secondo il rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno
Scelgono di spostarsi soprattutto laureati "eccellenti" e "pendolari di lungo raggio
"

Napolitano: per vera ripresa bisogna superare divario tra nord e sud, le istituzioni facciano di più

ROMA - Non hanno più la valigia chiusa con lo spago, ma i meridionali continuano a emigrare al Nord. Fenomeno che fa del Mezzogiorno italiano "un caso unico in Europa", in cui la carenza di domanda di professioni di qualità spinge i migliori "cervelli" a cercare fortuna al Centro-Nord. E' quanto segnala il rapporto sull'economia del Mezzogiorno 2009 dello Svimez, associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno.
Napolitano: "Istituzioni facciano di più". In un messaggio inviato allo Svimez, il presidente della Repubblica sottolinea che deve crescere nelle istituzioni, così come nella società, la coscienza che il divario tra Nord e Sud deve essere corretto e superato. "La crisi economica rafforza il convincimento che una prospettiva di stabile ripresa del processo di sviluppo debba essere fondata sul superamento degli squilibri territoriali, necessario per utilizzare pienamente tutte le potenzialità del nostro Paese", afferma Napolitano. Il lavoro della Svimez, prosegue il capo dello Stato, "offre un contributo importante allo sviluppo di un confronto nazionale".

Italia divisa in due. L'Italia, si legge nello studio, "continua a presentarsi come un paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-Nord che attira e smista flussi al suo interno, corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni". Inoltre, i posti di lavoro del Mezzogiorno, in particolare, "sono in numero assai inferiore a quello degli occupati. Ed è la carenza di domanda di figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale spinta all'emigrazione".

In dieci anni partiti in 700mila. Tra il 1997 e il 2008 circa 700mila persone hanno abbandonato il mezzogiorno. Nel solo 2008 sono oltre 122mila i residenti delle regioni meridionali partiti verso il Centro-Nord a fronte di un rientro di circa 60 mila persone. Oltre l'87% delle partenze ha origine da Puglia, Sicilia e Campania. In quest'ultima regione si registra l'emorragia più forte (-25 mila), a seguire Puglia e Sicilia rispettivamente con 12.200 e 11.600 unità in meno.

Pendolari di lungo raggio. Da considerare anche il fenomeno dei "pendolari di lungo raggio" che nel 2008 sono stati 173mila, 23mila in più rispetto al 2007. Persone residenti nel Mezzogiorno ma con un posto di lavoro al Centro-Nord o all'estero, "cittadini a termine", come li definisce lo Svimez, che rientrano a casa nel week end o un paio di volte al mese. Si tratta di giovani con un livello di studio medio-alto: l'80% ha meno di 45 anni e quasi il 50% svolge professioni di livello elevato, il 24% è laureato.

Cittadini a termine. "Non lasciano la residenza - sottolinea la ricerca - generalmente perché non lo giustificherebbe né il costo della vita nelle aree urbane né un contratto di lavoro a tempo. Spesso sono maschi, single, dipendenti full time in una fase transitoria della loro vita, come l'ingresso o l'assestamento nel mercato del lavoro". Le regioni che attraggono maggiormente questo genere di pendolari sono Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio.

Le matricole scelgono gli atenei al nord. Rispetto ai primi anni 2000 sono aumentati i giovani meridionali trasferitisi al Centro-Nord dopo il diploma che si sono laureati lì e lavorano lì, mentre sono diminuiti i laureati negli atenei meridionali in partenza dopo la laurea in cerca di lavoro.

I laureati "eccellenti" abbandonano il Sud. In vistosa crescita le partenze dei laureati "eccellenti": nel 2004 se ne andava il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%. Fenomeno, quest'ultimo, che si spiega con il fatto che la mobilità geografica Sud-Nord permette una mobilità sociale. I laureati meridionali che si spostano al Centro-Nord vanno infatti incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma a uno stipendio più alto. Il 50% di quelli che restano nel Mezzogiorno non arriva a 1000 euro al mese, mentre il 63% di quelli che sono partiti dopo la laurea guadagna tra 1000 e 1500 euro e oltre il 16% più di 1500 euro.

da LaRepubblica

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