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domenica 26 luglio 2009

Il governo della paura



Ieri sera intorno alle 20:30 presso il Chiostro dei Carmelitani di Nardò si è svolto un interessante dibattito sul decreto "sicurezza" e sul connesso problema dei lavoratori stagionali. Gli ospiti erano Natty Patanè, assessore ai servizi sociali di Sava, Gianluca Nigro, mediatore culturale, mentre era assente Umberto Caracciolo, dirigente asl di Nardò.
Il primo ha sottolineato come la strategia della paura seguita dal governo in questi anni abbia portato ad un evidente cambiamento della percezione della sicurezza.
Non si parla più di sicurezza come certezza del lavoro, degli affetti, come libertà di muoversi, di sognare un mondo migliore..., ma come "bisogno di difendersi da tutto ciò che devia dalla normalità che essi stessi ci impongono." Una sorta di vero e proprio cambiamento culturale che si avverte in particolare fra le generazioni più giovani, nel loro approccio con gli altri ma anche fra loro stessi.
Eppure il decreto è passato senza tanto scalpore, senza che i telegiornali evidenziassero il pericolo di una deriva razzista ormai in atto in Italia, senza spiegare che portare la profondità delle culture diverse (arabe.ecc...) sarebbe un arricchimento e non un pericolo per la nostra cultura.
Gianluca Nigro, "militante antirazzista" ha definito il decreto una mossa esclusivamente mediatica che non influirà minimamente sul flusso di circa 350000 immigrati che costantemente e indipendentemente dalle leggi da trenta anni arriva annualmente in Italia.
L'introduzione del reato di clandestinità, infatti, non impedirà certo l'ingresso di persone per canali irregolari stante l'impossibilità oggettiva ad usufruire di meccanismi legali ma porrà i migranti privi di permesso di soggiorno o che hanno perso il lavoro, in una condizione di subalternità giuridica fondata sulla sempre più pressante discrezionalità. Sarà la discrezione dei singoli operatori nei servizi sociali, sanitari, scolastici, a determinare se una persona potrà curarsi, iscrivere i propri figli a scuola, costruirsi insomma percorsi di inclusione in prospettiva di una propria regolarizzazione amministrativa. Aumenterà l'invisibilità delle situazioni di disagio e di marginalità, cresceranno le isole in cui i servizi diverranno favori, governate dalla vera e potente illegalità diffusa.
Allo stesso modo l'istituzionalizzazione delle ronde, sarà certamente causa di attriti di competenze anche in sede alle stesse amministrazioni locali e servirà più a offrire spazi per business di vigilanza privata e ad alimentare l'effetto paura che a rendere i territori socialmente più vivibili.
Un capitolo a parte meriterebbe la questione dello sfruttamentoi degli stagionali. Un processo molto largo che riguarda Nardò da vicinissimo, ma che oggi si è esteso comprendendo la raccolta delle fragole nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia- Romagna, dell´uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana. Una evidente dimostrazione di come gli immigrati occupati in agricoltura contribuiscano in modo strutturale allo sviluppo economico di questo settore e a mantenere il primato nel mondo dei prodotti alimentari italiani.
Ciononostante la manodopera stagionale straniera vive in un girone infernale, in cui lo sfruttamento è prassi comune ed a questo proposito Nigro dice che la situazione Neritina è meno grave di quella presente nel foggiano dove un bracciante immigrato guadagna dai 4 ai 6 euro per riempire un cassone di pomodori di 350 chili, dove non si parla dei ragazzi morti per non avere accesso all'acqua potabile e di quanto questa situazione influisca sull'economia reale giovando naturalmente ai grandi proprietari.

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