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mercoledì 1 luglio 2009

LA QUESTIONE MERIDIONALE

La Questione Meridionale è una ferita ancora aperta nell’Italia di oggi.
Il gap (il divario) con il Nord,infatti,allargatosi nuovamente negli anni 80,sta ancora crescendo.
La “Questione Meridionale”(di cui si inizia a parlare nel 1613 con Antonio Serra)ha caratterizzato la storia dell’Italia moderna, ma non ha avuto dei connotati permanenti .Infatti dai problemi della riforma agraria,dall’arretratezza del mondo contadino,dalle continue invasioni barbariche che centralizzavano il potere favorendo la feudalità,dagli interventi del papato che ostacolavano l’unificazione, dalla mancata formazione del ceto medio,dall’alleanza inevitabile tra industriali del nord e proprietari terrieri,dalla cultura superstiziosa e indolente del meridione si è passati a questioni diverse,anche se intimamente collegate: disoccupazione post- industriale, povertà(il 70% dei poveri è nel sud), lavoro nero e sfruttamento minorile, evasione fiscale ( il 50% nel sud), abusivismo edilizio,economia illegale sommersa,mafie che gestiscono affari di dimensione mondiale.
Il Sud non è più quello contadino descritto da Gaetano Salvemini e Antonio Gramsci ma è un Sud che ha raggiunto una fase post-industriale senza aver avuto una fase industriale matura.
Più di un secolo fa le inchieste di Giustino Fortunato, di Pasquale Villari e di Sidney Sonnino misero in evidenzia la necessità di sostenere degli investimenti per la crescita della produttività nel Sud .Quando però sono arrivati gli interventi economici dello Stato per il Mezzogiorno, questi hanno avuto un impiego patologicamente distorto: hanno avuto l’obbiettivo di accrescere il clientelismo.
Il Welfare State nel Sud Italia ha creato scompensi dovuti alla gestione pessima da parte dello Stato, che si è dimostrato un cattivo imprenditore e un cattivo amministratore, non controllando la produttività degli investimenti che facilmente, tramite appalti truccati, potevano giungere nelle mani della criminalità organizzata. Nonostante ciò il Sud di oggi non può essere paragonato a quello del secolo scorso: c’è oggi la capacità di reagire, forse non sorretta da adeguata volontà.
Ci sono capitali da investire, ma vanno al Nord dove è migliore la domanda pagante
( polarizzazione), il gap dell’istruzione è formalmente uguale tra Nord e Sud ma non qualitativamente, il livello pro-capite è buono,la legislazione è moderna, le infrastrutture sono al livello medio.
Nonostante ciò siamo in una situazione di sottosviluppo perché la nostra economia è funzionale ad una più forte. Il Mezzogiorno è, infatti, in una tenaglia di concorrenza sia nelle aree più forti che in quelle più deboli. Per esempio nell’industria tessile ci batte il Nord Italia perché la nostra tecnologia è inferiore e la qualità è più bassa; ma siamo in difficoltà anche rispetto all’Albania e alle Filippine, dove la concorrenzialità di questi paesi vince, non per qualità ma per minor costo di produzione.
Anche la sanità e l’amministrazione pubblica sono infettate dalla corruzione e dal clientelismo.
Queste verità favoriscono un malessere sociale diffuso che porta i nostri giovani ad emigrare al Nord o a vivere qui di espedienti, o ancora di cercare di affermarsi con le proprie forze, lottando contro una selezione poco naturale e molto corrotta.
Vedendo questa realtà il Sud appare prigioniero di un passato che nella sua sostanza non passa:
la Mafia è il grande cancro del Sud Italia ,essa si impone con due tipi di violenza .
La violenza da malessere sociale causata dalla disoccupazione e dal degrado ambientale e la violenza da benessere sociale causata dai modelli consumistici che non possono essere perseguiti da alcuni ceti che cercano di raggiungerli attraverso la violenza.
Questo cancro non va combattuto solo con la repressione ma con la creazione di lavoro, con la prevenzione nei giovani,con la promozione a veri valori della legalità,dell’onestà,della cittadinanza attiva ,del protagonismo giovanile.
Solo così possiamo sperare di tessere una base di valori che ci portino verso una rivoluzione ”gentile” qui nel Sud.
Marco Tuma

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