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sabato 18 luglio 2009

Non possiamo tacere

Non tutti i cattolici stanno con il Vaticano e con la Cei sulle leggi razziste del decreto sicurezza, definite da Pax Christi «Una bestemmia contraria al Vangelo di Cristo». Fra gli altri, Associazione Teresio Olivelli, Movimento internazionale della riconciliazione e Associazione chiama l’Africa lanciano l'appello all'obiezione di coscienza

La dura presa di posizione sul decreto sicurezza da parte di mons. Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio per la pastorale dei migranti, che ha definito «La criminalizzazione dei migranti il peccato originale dietro al quale va tutto il resto», ha scatenato la presa di distanza da parte del Vaticano e della Cei. Invece, ben altro è stato l’atteggiamento di un’altra parte della chiesa e dei cattolici. Pax Christi, per esempio, agli inizi di luglio ha pubblicato un breve documento che definisce il decreto «Un’offesa alla famiglia umana. Un atto eversivo della Costituzione italiana. Una bestemmia contraria al Vangelo di Cristo… Come credenti nel Dio che tutti ama e nel Vangelo di Cristo ‘nostra pace’ pensiamo che per i cristiani nessuno sia straniero e, soprattutto, che nessuno straniero sia di per sé un delinquente», scrive la segreteria di Pax Christi, che invita tutti «ad operare con urgente fermezza per respingere la deriva autoritaria e totalitaria basata sulla logica dello straniero-nemico che nasconde i veri pericoli della criminalità organizzata, della corruzione economica e politica, del degrado etico e che alimenta la paura, eccita gli animi al peggio, diffonde modelli di violenza e prepara mali più grandi. In piedi, costruttori di pace!». Un invito raccolto anche da Associazione Teresio Olivelli, Movimento internazionale della riconciliazione, Associazione chiama l’Africa, che lanciano a tutti l’appello «Non possiamo tacere» [di seguito]. E, a sostegno, allegano anche la lettera inviata al presidente della repubblica Giorgio Napolitano da Bruno Segre, bandito nel 1938, in quanto ebreo, da tutte le scuole del regno d’Italia [che pubblichiamo].

NON POSSIAMO TACERE
Nonostante tutti gli appelli alla ragionevolezza, la maggioranza blindata del Senato italiano ha approvato in via definitiva, lo scorso 2 luglio, il cosiddetto decreto sicurezza [ddl 773-B] del Governo che contiene alcune norme contrarie ad ogni regola di equità e di umanità.
La necessaria cattiveria reclamata da certi ministri e il silenzio di molti diventano aggressione contro i diritti di uomini, donne e bambini venuti nel nostro Paese in fuga da fame, guerre, carestie, in attesa di un permesso di soggiorno.
Non basta un comunicato stampa o un timido e timoroso dissenso verso una macchina pubblicitaria capace di seppellire ogni appello alla giustizia che fonda la nostra convivenza civile e pacifica.
Occorre condividere pubblicamente, come afferma Pax Christi, l´obiezione contro «la deriva autoritaria e totalitaria basata sulla logica dello straniero-nemico che nasconde i veri pericoli della criminalità organizzata, della corruzione economica e politica, del degrado etico e che alimenta la paura, eccita gli animi al peggio, diffonde modelli di violenza e prepara mali più grandi».
«Quello che si sta innescando – dichiara il Movimento internazionale della riconciliazione – è l’insicurezza del nostro futuro e della pace della nostra società. I conflitti non gestiti oggi sono destinati a diventare esplosioni di violenza domani; un diritto negato è l´innesco di desiderio di cieca rivalsa».
E questo non accade solo in alto mare quando si respingono verso campi lager coloro che chiedono aiuto o in qualche sala d’ospedale dove una madre «clandestina» non potrà riconoscere il proprio figlio, ma dentro il vissuto delle nostre città dove nelle periferie si lascia che la precarietà economica ed abitativa che si abbatte su tutti diventi il detonatore di ogni conflitto tra esclusi.
Terminato lo show del G8, credevamo che il Presidente della Repubblica Napolitano difendesse la Costituzione non firmando questa legge pericolosa, immorale ed inefficace. Così non è avvenuto, pur con tutte le serie «perplessità e preoccupazioni» espresse in una lettera inviata a Berlusconi, al suo ministro della Giustizia e ai presidenti di Camera e Senato.
Diventa pertanto urgente e necessario esprimere in maniera pubblica un dissenso e una obiezione di coscienza che fa appello ad una società, che per quanto distratta o rassegnata, che non può riconoscersi in queste norme che ledono profondamente le ragioni del diritto e della convivenza.
Associazione Teresio Olivelli, Movimento internazionale della riconciliazione, Associazione chiama l’Africa

Caro Presidente Napolitano,
sono un vecchio italiano ebreo, figlio di antifascisti, nato 79 anni fa nell’Italia fascista, bandito nel 1938 in quanto ebreo da tutte le scuole del Regno d’Italia. Sull’atto integrale di nascita a me intestato, che si conserva negli archivi dell’anagrafe di Milano, sta ancora oggi scritto a chiare lettere «di razza ebraica»: una dicitura che mi porterò appresso sino alla morte.
Memore del fascismo e delle sue aberrazioni razziste, mi permetto di rivolgermi a Lei per chiederLe di non ratificare il cosiddetto «pacchetto sicurezza» approvato in via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, dopo ben tre voti di fiducia imposti dal governo.
Si tratta di un provvedimento che, in palese violazione dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, introduce nei confronti dei gruppi sociali più deboli misure persecutorie e
discriminatorie che, per la loro gravità, superano persino le mostruosità previste dalle leggi razziali del 1938. Si pensi, per citare un unico esempio, al divieto imposto alle madri immigrate irregolari di fare dichiarazioni di stato civile: un divieto che, inibendo alle genitrici il riconoscimento della prole, farà sì che i figli, sottratti alle madri che li hanno generati, vengano confiscati dallo Stato che li darà successivamente in adozione.
Per buona sorte, le garanzie previste dai Costituenti Le consentono, caro Presidente, di correggere questo e altri simili abusi. Anche in omaggio alla memoria delle migliaia di vittime italiane del razzismo nazifascista Le chiedo di non promulgare un provvedimento che, ispirato nel suo insieme a una percezione dello straniero, del “diverso”, come nemico, mina alla radice la convivenza civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri, rischiando di alterare in modo irreversibile la natura stessa della nostra Repubblica.
Milano, 7 luglio 2009
Bruno Segre

da Carta

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