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lunedì 13 luglio 2009

Stop di Emiliano a Bassolino e Loiero: "Non fatevi sedurre dalla Lega sud"

Il sindaco di Bari contro le tentazioni del Pd di aderire al partito di Lombardo. "Franceschini e Bersani cadono in una trappola elettorale: non parlano del Mezzogiorno perché temono di perdere il Nord del Paese"

BARI. Sbagliano Antonio Bassolino e Agazio Loiero a lasciarsi incantare dalle sirene del Partito del Sud. L´idea del governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, potrà sedurre parte della destra, ma non deve illudere gli esponenti del Pd. Michele Emiliano, sindaco di Bari e leader carismatico del Pd del Mezzogiorno, mette in guardia il proprio partito. Il dibattito è acceso. Il progetto non piace neanche a Fabrizio Cicchitto. «Sarebbe un passo indietro», dice il presidente dei deputati del Pdl. Per Lorenzo Cesa, invece, il nuovo soggetto politico decreterebbe la fine del Pdl.

Sindaco Emiliano, l´idea di un Partito del Sud seduce i presidenti di Campania e Calabria. Su che cosa si fonda il suo scetticismo? «I partiti non possono essere il frutto di una posizione di difficoltà dei propri fondatori. Sono d´accordo con Bassolino e Loiero quando affermano che esiste un´istanza meridionalista molto forte. La soluzione, però, non passa attraverso la costruzione di un partito del Sud, ma attraverso un´idea. È quello che abbiamo fatto in Puglia».

In che senso? «Dopo aver vinto le elezioni amministrative, a Bari ho istituito un assessorato alla questione meridionale. Abbiamo anche aderito alla consulta proposta da Adriana Poli Bortone, un organismo bipartisan. La stessa operazione l´ha fatta Nichi Vendola alla Regione Puglia, assegnando l´assessorato al Mezzogiorno al professor Gianfranco Viesti».

Qual è l´alternativa, allora? «Penso ad un accordo trasversale che eserciti una pressione su Roma. Questo progetto non ha bisogno di un´idea per risolvere la questione meridionale, anche con un patto di sindacato fra le regioni del Sud. Tenendo ferma la lezione di don Luigi Sturzo, ambirei a rendere nazionale la questione meridionale. Lo dico al Pd, il mio partito. Nel dibattito precongressuale né Franceschini né Bersani hanno mostrato una particolare considerazione nei confronti del Mezzogiorno».
Come pensa di tradurre questo progetto in alleanze politiche? «Bisogna far sì che i movimenti politici meridionali, senza alcun limite ideologico, guardino al Pd come forza nazionale capace di mettere il Mezzogiorno al centro della propria azione. Questo, però, richiede delle condizioni che devono essere accettate da tutti: lotta alle mafie; questione morale degli amministratori del Sud; efficienza della pubblica amministrazione».

Più che al Partito del Sud lei pensa soprattutto al Partito democratico. «Senza la centralità della questione meridionale, il Pd non ha alcuna speranza. Non ritornerà al governo del Paese fino a quando non convincerà il Sud a votarlo anche alle politiche. I ceti moderati e cattolici si avvicineranno soltanto se il Pd si dichiarerà fraternamente anticomunista».

È l´assenza di un politica per il Mezzogiorno che la porta a non schierarsi nella battaglia per la segreteria nazionale del Pd? «Il motivo per il quale non ho sciolto la riserva è politico. Franceschini e Bersani cadono nella trappola tutta elettorale di non parlare del Sud per paura di perdere il Nord del Paese».

da La RepubblicaBari di Raffaele Lorusso

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