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giovedì 30 luglio 2009

Tokyo rilancia, tre esecuzioni all'alba di ieri

Il boia non molla. Nonostante lo scioglimento della Camera e l'inizio di una campagna elettorale che potrebbe scalzare dal potere la Balena Gialla, il ministro della giustizia Eisuke Mori ha trovato il tempo, ieri, di ordinare tre esecuzioni. Così, all'alba e come al solito senza alcun preavviso, due persone sono state impiccate a Tokyo e una a Osaka, tutti rei confessi di almeno tre omicidi ciascuno. Una danza macabra alla quale il governo giapponese, incurante delle pressioni internazionali e invocando il diffuso quanto irrazionale consenso popolare, ci ha abituato negli ultimi anni.Da quando, accettando di annunciare i nomi dei condannati e il carcere dove sono stati giustiziati, ha al tempo stesso premuto sull'acceleratore delle esecuzioni. «E' questione di efficienza e di credibilità della giustizia», soleva dire uno dei più efficaci interpreti della nuova linea «trasparente», l'ex ministro della giustizia Kunio Hatoyama: «Se i tribunali emettono una sentenza, questa va eseguita. Non avete idea di quanto costi, all'erario, mantenere un condannato a morte», disse tra gli sguardi allibiti dei giornalisti stranieri e quelli indifferenti dei colleghi locali, chini sui taccuini.
A fine agosto in Giappone si vota, e al potere, dicono i sondaggi (e forse stavolta non sbagliano) andrà il partito democratico. Alla cui guida c'è Yukio, fratello maggiore dell'ex ministro forcaiolo. Yukio è un gentiluomo, veste Armani e promette ai giapponesi cose inaudite: indennità di disoccupazione, sussidi per le famiglie povere, pannolini gratis alle mamme che fanno figli, abolizione dei pedaggi autostradali. Ma sulla pena di morte la pensa come il malsopportato fratellino. Nel «manifesto» (si chiama proprio così) del partito democratico la questione della pena di morte è appena accennata, con un vago richiamo alla necessità di affrontare il problema, ma senz'altro impegno se non quello di accelerare la riforma del codice penale e introdurre il carcere a vita senza possibilità di libertà anticipata o di sconti di pena, come di fatto (ma solo per i criminali comuni) avviene oggi.
Per una strana ma inquietante coincidenza, ieri la polizia giapponese ha anche comunicato i nuovi, drammatici dati sui suicidi. Rispetto all'anno scorso, che pure aveva segnato un record (34 mila suicidi) sono aumentati nei prime sei mesi di quest'anno del 4.2%. Oramai siamo a 94 suicidi al giorno, oltre 100 nei mesi più difficili, come aprile, quando termina l'anno fiscale e le imprese debbono licenziare o dichiarare fallimento. Anche in questo caso, il partito democratico non trova di meglio che promettere, in caso di vittoria, di proibire le polizze che pagano anche il suicidio, che in Giappone, unico paese al mondo, sono la norma. Molti ritengono che questa pratica rappresenti di fatto un incentivo per quanti, disperati per la perdita o la mancanza di un lavoro, cercano un modo socialmente e finanziariamente accettabile per consentire alla famiglia di sopravvivere.

di Pio D'Emilia da Il Manifesto

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