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lunedì 17 agosto 2009

Bossi ora attacca l'Inno di Mameli Ciampi: "La Lega vuole la secessione"

"Amarezza" e una grande "tristezza" per le esternazioni di Bossi. E non potrebbe essere altrimenti perché Ciampi, nel suo settennato, non ha mai smesso di battersi per l'unità del Paese anche esaltando il ruolo di simboli "primari" come Tricolore e Inno. E' proprio per questo che oggi Bossi critica con rudezza l'ex capo dello Stato. L'ex presidente della Repubblica non vuole alimentare polemiche, ma la provocazione sull'Inno non la può ignorare.
Bossi dice che la gente non canta l'Inno di Mameli perché simbolo della "prepotenza" di Roma mentre conoscerebbe benissimo il "Và pensiero". Solite provocazioni estive o c'è qualcosa di più grave?

"Io e la Lega la pensiamo diversamente. Ma c'è libertà di parola e non voglio far polemica anche se è noto che su questi argomenti siamo molto lontani. Comunque, quando ero presidente e andavo in visita nelle provincie e nelle valli del Nord ho sempre visto la gente sventolare il tricolore. Ricordo le mie visite a Bolzano e a Bressanone, con schiere di sindaci con la fascia tricolore e le bandiere nazionali alle finestre".

Non pensa che le "sparate" della Lega siano solo un modo per alzare il prezzo con Berlusconi? Ad esempio sulle presidenze di Lombardia e Veneto?

"Come io la pensi su questi argomenti è ben noto. Il vero scopo della Lega è la secessione, ma credo che la maggioranza degli italiani e anche gran parte dell'attuale maggioranza di governo la secessione non la voglia. La Lega era contraria anche all'ingresso dell'Italia nella zona-euro. L'ingresso nell'euro fu un modo concreto per affermare l'Unità d'Italia".

A distanza di anni - dice il centrodestra - molti italiani si sono pentiti dell'euro. Almeno così sostiene il centrodestra. Hanno qualche ragione?

"Se non ci fosse stato l'euro, per l'Europa, e in particolare per l'Italia, sarebbero stati guai. E invece è stato un successo. Paesi come Francia, Olanda e Germania erano molto scettici sull'ingresso dell'Italia, pensavano che non ce l'avremmo mai fatta. Ora i leader di quei paesi mi considerano un loro amico. Di recente quando sono stati festeggiati i dieci anni dell'euro il presidente della Bce Trichet ha voluto che anch'io fossi presente a Francoforte. Ho svolto la relazione e sono stato premiato come artefice di questa grande battaglia per la moneta unica".

Che effetto le fa vedere rappresentanti del governo che cercano di dividere il Paese?

"Fa tristezza sentire certe frasi che mettono in cattiva luce l'Italia mentre ripenso a quanti sforzi abbiamo fatto per il Paese. Non voglio fare polemica perché tra me e la Lega c'è una enorme distanza, ma non posso nascondere il mio disagio. Anche perché sono manifestazioni che vengono da personaggi che rappresentano le istituzioni. Purtroppo c'è un decadimento dei valori fondamentali dell'individuo e delle istituzioni. Ma io sono convinto che alla fine i valori fondamentali del nostro paese riemergeranno. Ho fiducia nelle nuove generazioni. C'è un'élite solida di 20-40enni che è pronta a prendere la guida del paese e a dargli un nuovo impulso".

Però oggi - lo ha detto lei stesso - queste esternazioni arrivano da politici che sono alla guida del Paese e gli elettori continuano a premiarli.

"Certo, arrivano dal governo, che è stato votato dagli italiani. Non c'è dubbio che esercitano un diritto che viene loro dall'investitura popolare. Ma questo non mi impedisce di dire che c'è un sentimento diffuso di amarezza per questo modo di intendere la funzione di governo".

Nonostante la sua fiducia nella nuova generazione si avverte molto pessimismo nelle sue parole.

"Sarebbe meglio che mi imponessi di non parlare perché l'amarezza è troppo grande. Ma attenzione: ho quasi 89 anni, possiamo dire che faccio parte della categoria dei vegliardi, eppure mi sento di affermare che i valori fondamentali della nostra Nazione terranno. Sono convinto che le nuove generazioni sono una risorsa ricca di ottimismo e di fedeltà ai valori di base".

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