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venerdì 14 agosto 2009

Brasile, criminal Real TV


Il caso di Wallace Souza presentatore e deputato brasiliano accusato di aver ordinato sei omicidi per alzare lo share del suo format e liberarsi dei cartelli della droga concorrenti

La sopravvivenza di un media nel circuito economico si basa su una semplice equazione: più pubblico uguale più vendite. Per la televisione, che è il mezzo di comunicazione per eccellenza, questa equazione, questa linfa vitale del commercio, è rappresentata dallo share. Più alto è lo share più un programma ha successo e, quindi, possibilità di restare on air e arricchire coloro che permettono la sua trasmissione. Per lo share si fa, e si è fatto di tutto. Si è passati dalle furibonde liti dei talk show made in USA della metà degli anni ’80 fino all’occhio del Grande Fratello che tutto sa e tutto fa sapere. I limiti del ragionamento capitalistico televisivo, per i quali il profitto viene prima di ogni altra cosa, sembravano ormai insuperabili. Non c’era da chiedere più nulla alla televisione. Fino ad oggi. Fino a che le autorità giudiziarie brasiliane non hanno aperto un’inchiesta a carico di Francisco Wallace Cavalcante de Souza, presentatore televisivo, deputato più votato nello stato dell’Amazonas ed ex agente di polizia. L’accusa è quella di essere il mandante di ben sei omicidi. Il movente è quello di trarre da questi una percentuale di share, e quindi di guadagno, notevole. Sei omicidi e sei scene del crimine sulle quali le telecamere del suo programma, opportunamente avvisate, sono arrivate prima delle altre e finanche prima delle forze dell’ordine. L’indagine, per essere più chiari, rischia non solo di portare all’incriminazione di un membro dell’assemblea legislativa dello Stato di Amazonas, bensì di rivelare anche l’ultima, questa volta si, frontiera dello show televisivo: la morte al servizio dello share.

Criminal Real Tv. “Canal livre” è il programma condotto da Souza su una TV locale brasiliana che ogni settimana, dal 1989, fa registrare picchi di share che minacciano i colossi nazionali. Il numero di spettatori incollati davanti alla televisore di casa ingloba un'ampia fetta del 1 milione e 700 mila abitanti di Amazonas. Pochi, o probabilmente nessuno, di loro avrebbero mai potuto immaginare che il loro amato format di “inchiesta giornalistica” potesse essere indicato dagli inquirenti come una copertura perfetta per i triplici interessi di Souza. Oltre che giornalista e parlamentare a capo della Sicurezza Pubblica, organo volto per lo più alla prevenzione del narcotraffico, Souza sarebbe infatti coinvolto, secondo le autorità inquirenti, in un traffico di sostanze stupefacenti gestito insieme ad ex colleghi della polizia. “Canal Livre” offriva a queste tre vocazioni del politico il giusto mezzo per ottenere il massimo dalla suo sistema: eliminare gli affiliati ai cartelli della droga concorrenti, ottenere profittevoli esclusive giornalistiche dagli omicidi commissionati e, infine, ostentare il controllo della criminalità organizzata di fronte al pubblico elettorale. La trama di quello che sembrerebbe essere il capolavoro di uno scrittore di romanzi gialli è stata svelata ieri da Thomas Vasconelos, il capo dell’intelligence della polizia locale, che in un intervista all’Associated Press ha rivelato: “L’ordine di giustiziare qualcuno è sempre partito dal deputato e dal figlio, che poi avvertivano le troupe televisive perchè arrivassero sul posto prima della polizia. Tali esecuzioni – ha specificato Vasconelos – sembra siano state ordinate per liberarsi dei suoi rivali e aumentare l’audience del suo show televisivo”.

Il personaggio. Lo scandalo che ha colpito Wallace Souza il giorno del suo quarantanovesimo compleanno (è nato il 12 agosto del 1958 ndr) è solo l’ultimo atto di una carriera professionale tinta di luci ed ombre. Nel 1979 si arruola nel corpo di polizia dal quale verrà espulso nel 1989 in seguito a diversi reati compiuti nell’esercizio delle sue funzioni. Nel 1987 una commissione interna lo mette al centro di un’indagine per il suo coinvolgimento in una frode su i test d’ammissione al college sulla quale stava investigando. Due anni dopo viene aperto un nuovo fascicolo nel quale sono contenute prove di una truffa pensionistica architettata con alcuni complici dell’istituto di previdenza sociale. Sempre lo stesso anno Souza è stato colto in flagranza di reato mentre organizzava dei traffici clandestini col carburante in dotazione alla sua vettura di ordinanza. Uscito con demerito dalla Polizia Souza da vita insieme al fratello Carlos a “Canal livre” che fino ad oggi lui stesso ha definito un pilastro del “giornalismo investigativo volto alla lotta al crimine e all’ingiustizia sociale”. La popolarità televisiva gli garantisce nel giro di pochi anni l’elezione a parlamentare per tre legislature consecutive. Nel corso delle ultime elezioni del 2006 Souza è risultato primo candidato nello Stato di Amazonas, ottenendoo la maggior parte dei 238.420 voti, il 17.1%, conquistati dal suo Partido Progressista.

L’immunità del Padre non ricade sui figli. Nel corso delle indagini sono finiti agli arresti dodici persone fra le quali Rafael, il figlio ventisettenne di Souza. I capi d’accusa per lui sono quelli di omicidio, traffico di droga e possesso illegale di arma da fuoco. Un reato non nuovo al giovane Rafael che già lo scorso 25 aprile era stato fermato per il possesso di una grande quantità di denaro e munizioni trovate a casa del padre e di cui il ragazzo aveva assunto la responsabilità. Per ora Rafael è l’unico che aspetterà in carcere il corso delle indagini dal momento che il padre è protetto dall’immunità garantitagli dallo status di parlamentare. Ad incastrare la “banda” di Souza sarebbe stato uno dei componenti della stessa, l’ex poliziotto Moacir Costa. Le rivelazioni di quest’ultimo avrebbero convinto il procuratore generale dello stato di Amazonas Otavio Gomez sulla presunta collusione di Souza con i narcotrafficanti. Pedro Bezerra, il publico ministero incaricato delle indagini, non ha ancora sciolto le riserve sull’incriminazione del politico a causa della mancanza di indizi necessari a stabilire una connessione con la banda. Ieri, tuttavia, è stata annunciata dalla Camera dei Deputati l’istituzione di una commissione d’inchesta speciale che potrebbe mettere in scacco il presentatore il quale contiunua a dichiararsi estraneo alle accuse. “Io sono quello che ha lanciato inchieste parlamentari sulla criminalità organizzata, il traffico di droga tra la polizia, il sistema carcerario, la corruzione e la pedofilia– ha argomentato Souza davanti ai giornalisti – Sostenere che un programma di grande successo per tanti anni risorge grazie ad omicidi premeditati è totalmente assurdo”.

di Antonio Marafioti da PeaceReporter

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