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venerdì 21 agosto 2009

Buttiglione lancia Adriana: «Ma la lite con Zaia è un errore»

Dice di stimare Nichi Vendola, ma quando si tratta di tracciare il profilo del candidato ideale per governare la Puglia, il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglion e, fa un solo nome, quello di Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce, ex An, ora alla guida del movimento «Io Sud»
Professor Buttiglione, nei giorni scorsi lei ha detto che “dalla Puglia in su” l’Udc è pronto ad allearsi con il Pdl a patto che Silvio Berlusconi si liberi dalla morsa della Lega di Bossi. Che cosa vuol dire? Come va letto quel “dalla Puglia in su”? La Puglia è compresa o esclusa da questo suo ragionamento? «Noi non faremo alleanze strategiche con nessuno. Valuteremo regione per regione e dopo aver fatto le nostre assemblee regionali. Non saliremo sul carro di nessuno. Il nostro carro invece è aperto per chi ci vuole salire. A condizioni oneste».

È la politica dei due forni. «E allora? Se dai due forni compriamo valori e buon governo, vada per i due forni».

Ma come si concilia tutto questo con l’obiettivo di tornare al governo? «Perché si vuol già parlare di governo? È prematuro. Però, certo, in qualunque momento Berlusconi voglia scaricare la Lega, noi una mano gliela diamo».

Anche se non sembra proprio questa l'intenzione del Cavaliere. O no? «Per il momento, il presidente del consiglio arriva solo all'idea di bilanciare la Lega. Noi invece preferiremmo scaricarla. Anche se sappiamo che in questa legislatura non ci sono i numeri e quindi continueremo a stare all'opposizione».

Lei vorrebbe scaricare la Lega. «Sì, perché è pericolosa per l'unità nazionale. Noi guardiamo con grande sgomento ai nostri amici ex di An che non dicono niente pur vedendo crescere l'odio contro il tricolore, l'odio contro l'unità nazionale, l'odio contro la lingua nazionale, il disprezzo per il Mezzogiorno, la proposta insultante di pagare di meno il lavoro meridionale. Noi stiamo vivendo un processo di nazionalizzazione dell'Italia, guidato da Bossi. E nessuno, tranne la Chiesa, dice nulla».

A dire il vero, qualcosa l'ha detta il presidente Napolitano. «E ha tutto il nostro appoggio e il nostro sostegno».

Torniamo alla Puglia dove si vota in primavera. Con chi vi schiererete? «Noi guardiamo la situazione con equanimità. Tutta la mia stima per Vendola. Che è stato amico di don Tonino Bello. Ma Vendola capirà per primo che lui impersona una formula politica diversa dalla nostra. Per noi inaccettabile. Né uno può cambiare formula. Un giorno è l'uomo della saldatura fra la sinistra moderata e la sinistra estrema e il giorno dopo è l'uomo della saldatura fra la sinistra e il centro. Non è possibile, non ci sono le condizioni».

Eppure in Puglia c'è chi è pronto a scommettere su un’alleanza ancora più larga. Michele Emiliano, ad esempio, sembrerebbe non disdegnare un'intesa che comprenda Vendola e persino Adriana Poli Bortone. «La Poli Bortone sarebbe un bel candidato».

Un bel candidato del centrosinistra? «Non lo so. Questo è un problema loro, Sarebbe anche un bel candidato del centrodestra. È una persona che sentiamo vicina alle nostre idee, alle nostre aspirazioni, ai nostri valori».

Lei dice che andrebbe bene anche come candidato del centrodestra. Ma come e soprattutto che cosa si può fare per riappacificare la Poli Bortone con il Pdl? «Non lo so. Non è un problema mio. Noi mica vogliamo riappacificare la Poli Bortone col centrodestra. Questo è un problema del centrodestra, semmai. Noi diciamo che la Poli Bortone ha una fisionomia di candidato che a noi piace. E gli altri non ce l’hanno. Se uno pensa di fare a meno del nostro apporto, non ha il problema di riappacificarsi con la Poli Bortone. Se uno invece pensa di aver bisogno del nostro apporto, un pensierino ce lo deve fare su questo. Ovviamente non basta scegliere il candidato che piace a me. Bisogna mettersi d'accordo sul programma e su tante altre cose. Però lo spirito è quello. Noi faremo la nostra assemblea. E sarà la gente di Puglia a decidere sul programma e sugli uomini. Io non avanzo la candidatura della Poli Bortone. Non fatemi il titolo su questo».

Professore, sarà inevitabile. «La Poli Bortone è una buona amministratrice. Non condivido le ultime cose che ha detto. Perché non bisogna replicare a Bossi, alle sciocchezze di Bossi, andando sul terreno dell'esagerazione».

Si riferisce al suo appello a non comprare i prodotti del Nord? «Siamo italiani. E non ha senso... Però ha governato benissimo Lecce. È una che... E poi: a qualcuno non va bene la Poli Bortone? Parliamone. Si facciano altri nomi. Si sappia però che quell’identikit a noi va bene. Vendola è un identikit che a noi non va bene. Un uomo identificato con l'attuale Pdl in Puglia non va bene».

E chi allora? «Ci vuole un uomo o una donna che noi possiamo sentire garante del nostro programma. Noi vorremmo qualcuno che ci garantisse che si faccia pulizia nella mala amministrazione della sanità in Puglia; che si ripristini la differenza fra indirizzo politico e gestione amministrativa; che ci dia garanzie che l'amministrazione recupera la sua autonomia rispetto all'invadenza della politica e che quindi l'indirizzo politico venga applicato con criteri di sana e corretta gestione».

Ma questo che cosa significa? Non si può certo dire che la malasanità in Puglia sia inziata con la giunta Vendola. Il suo partito, ad esempio, era nella giunta Fitto, la cui attività in campo sanitario è tuttora sotto osservazione da parte della magistratura. O no? «Non c'è dubbio. Noi siamo di quelli che sanno battere il proprio petto. Però mi sembra che quella gente lì se ne sia andata dal partito. O sbaglio? Comunque, mi faccia fare un’ultima considerazione».

Dica. Dica pure. «Berlusconi ci ha cacciati e si è messo nelle mani di Bossi e ora ha capito di aver commesso un grave errore. Ma venirne fuori non è facile. Ha tentato con il partito del Sud, ma poi si è reso conto che è un rimedio peggiore del male. E però adesso deve farsi venire in mente qualche idea per riprendere il rapporto con noi, se lo vuol riprendere. D'altro canto, noi guardiamo con attenzione anche al congresso del Pd. Il nostro problema è l'Italia. E faremo alleanze strategiche con chi accetterà con noi un progetto nazionale. Un progetto in cui il Sud sia protagonista. Senza questa follia del partito del Sud e del Nord, che litigano fra di loro per la distribuzione delle risorse. Quella è l'anticamera della rottura dell'unità nazionale».

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