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giovedì 6 agosto 2009

Hiroshima brucia ancora

Niente da fare. In Giappone di Hiroshima e Nagasaki non frega più nulla a nessuno. E bene ha fatto il coraggioso (è sempre in prima linea nel denunciare le esecuzioni capitali) ambasciatore danese a Tokyo, Franz Michael Skyold Mellbin che stamani all’alba, dalla cima del Monte Fuji, srotolerà un cartello contro la passata, presente e futura proliferazione nucleare. “Volevo fare qualcosa per il popolo giapponese, far sentire loro che il mondo non dimentica” ha dichiarato all’agenzia Kyodo, prima di iniziare l’ascesa, di notte. Pare che l’Ambasciatore abbia chiesto ad altri colleghi di accompagnarlo, magari anche solo simbolicamente, senza salire fino in cima. Ma non ha trovato nessun altro.
Anche il premier Taro Aso, che all’ultimo momento ha capito che non poteva non partecipare alla cerimonia ufficiale e ha sospeso di malavoglia la campagna elettorale, ha voluto fare qualcosa, prima di sparire, come oramai sostengono tutti i sondaggi, dalla scena politica. E nella speranza di raccattare qualche voto ha annunciato, proprio per oggi, una storica decisione. Basta con le vertenze, basta con la tirchieria di stato a spese dei sopravvissuti del bombardamento. Da oggi, tutti coloro (sono oltre 300) che sono in causa con il governo giapponese per ottenere il riconoscimento di “hibakusha”, di superstite del bombardamento nucleare possono stare tranquilli. Sia che abbiano vinto, sia che abbiano perso o che siano in attesa di sentenza definitiva, anche loro riceveranno il sussidio statale, pari a circa 1000 euro al mese. Unanime il commento della stampa locale, anche quella più conservatrice: era ora.
Al “condono nucleare” di Aso fa da contraltare, ahimè, la scelta di “basso profilo del suo sfidante, e probabile nuovo premier, Yukio Hatoyama, anche lui presente, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, a Hiroshima. Hatoyama viaggia con il vento in poppa, ma rischia grosso quando incontrerà il sindaco Tadatoshi Akiba, un tipo tutt’altro che malleabile e decisamente non-allineato rispetto ai partiti. Akiba ha infatti già manifestato il suo disappunto per gli impegni assunti da Hatoyama come capo dell’opposizione e che evidentemente non potrà rispettare come capo di governo. Parliamo dei famosi tre principi: “non possesso, non produzione, non introduzione” di ordigni nucleari in Giappone. Un paio di anni fa era stato proprio il partito democratico a denunciare il tradimento di questi principi da parte del governo, e l’allora capo dell’opposizione, appunto l’attuale candidato premier Yukio Hatoyama, si era impegnato a farli rispettare, in caso di conquista del potere. Ma ora che il potere è alla portata di mano, ha già cambiato idea. Nel “manifesto” elettorale del partito non se ne parla, ed il linguaggio usato per le questioni più scottanti, soprattutto di politica estera, è decisamente annacquato, come il whisky locale che ti servono nei locali del “mondo fluttuante” di Tokyo. Il trattato si sicurezza nippo-americano non va più abolito è tantomeno “radicalmente revisionato”: il governo democratico si limiterà a “proporre modifiche”. Stesso dicasi per le spese di sostentamento delle truppe americane in Giappone, una servitù militare senza più alcun senso. Un tempo i democratici volevano sospendere i pagamenti “tout court”, ora auspicano un negoziato. Ma un conto è annacquare il linguaggio, altro è far sparire uno dei capisaldi della politica dell’opposizione. Nel “manifesto” del PD giapponese è sparita la richiesta agli Stati Uniti di impegnarsi a non sparare il “primo colpo” nucleare. E questo, il sindaco di Hiroshima, non avrebbe potuto evitare di rinfacciarlo al nuovo premier in pectore, Yukio Hatoyama.

di Pio D'Emilia da Il Manifesto

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