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lunedì 10 agosto 2009

In Ottomila a Messina contro il ponte e la crisi!

Era difficile immaginare di riuscire a realizzare, già dai primi passi del rinato movimento contro la costruzione del ponte sullo stretto, una mobilitazione numericamente significativa.
Eppure il corteo di circa ottomila persone che questo sabato ha attraversato Messina ha mostrato, nonostante i due anni di ibernazione procurati dalle ambigue promesse del governo Prodi, che il popolo NoPonte non solo è ancora in ottima salute ma anche combattivo come, del resto, è sempre stato. L'obiettivo massimo per quest'appuntamento è stato, dal punto di vista dei numeri, raggiunto e superato, ma il corteo di sabato ha mostrato anche altro.
Le note positive sulla giornata dell'otto non riguardano infatti solamente, come già detto,il dato quantitativo, ciò che anzi fa guardare al prosieguo della mobilitazione con ottimismo è la capacità che il corteo ha avuto di legare le questioni del ponte e della crisi in tutte le sue declinazioni (uno dei ruoli che il ponte avrà sarà infatti quello di trasferire ingenti quantità di denaro pubblico nelle mani di pochi affaristi incarnando, secondo la formula della socializzazione dei debiti e privatizzazione dei profitti, l'exit-strategy futura che i governi si sono dati a quella che propagandano come una congiuntura già superata) e tutti i nuovi contributi che hanno arricchito e rinnovato il patrimonio di saperi collettivi generati dalla e nella lotta in questi anni, ponendo l'attenzione, non più e non tanto su questioni di mero ambientalismo, quanto piuttosto sulla militarizzazione che l'eventuale costruzione del ponte porterà sui due versanti dello stretto o sulla insostenibilità economica e sociale di un opera grottescamente abnorme eppure inutile.
Un corteo quello di sabato che è inoltre riuscito anche a muoversi oltre il pur ampio orizzonte della questione ponte e grandi opere, portando, con lo striscione immediatamente successivo a quello storico d'apertura, solidarietà agli operai dell'INSSE che da circa un anno lottano affinchè il loro stabilimento non venga smantellato dall'avidità di un pugno di speculatori.

Ottimi sono dunque gli auspici per quella che si annuncia però essere una lunga e durissima lotta, su una questione tanto cruciale per i destini degli abitanti dello stretto.

da Infoaut

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