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domenica 30 agosto 2009

La politica del linciaggio - Violenza, volgarità e barbarie nella maggioranza che scricchiola


E poi se la prendono con Svastichella o con i ragazzotti che si dedicano imparzialmente a ronde-safari contro gay, zingari e migranti. Come se l’incitamento al linciaggio non provenisse dagli organi dello Stato, altro che dalla “pancia” del popolo. Ieri era l’apologia del “cattivismo” fatta niente meno che dal Ministro degli Interni Maroni a proposito del trattamento dei migranti in mare, oggi il giornale della famiglia-Stato Berlusconi, con il suo neo-assunto editorialista Feltri che infanga il direttore dell’Avvenire con una tattica obliqua ma non insolita: un’accusa diretta leggera e un sottinteso pesante, cioè un pretesto formale che farà sorridere i lettori di quel fogliaccio (molestie telefoniche) e un sottinteso che ne scatenerà le pulsioni selvagge (collegate a una “relazione omosessuale” –editoriale del 28 agosto–, meglio sghignazzata –replica del 29 agosto– come “vizietto“). Il tutto condito con l’inevitabile scusa che lui, Feltri, riguardoso com’è della proprietà anzi del proprietario Berluschino, non ha nulla contro l’omosessualità, magari ha tanti amici gay, ebrei, zingari (zingari no, non esageriamo). Però, come si permette di dare lezioni di moralità, un gay! Che ci vogliamo fare se poi quattro teppisti accoltellano passanti gay o presunti tali o ne incendiano i locali. Per dirla con Marcello Veneziani (sul medesimo Giornale del 29 agosto), «l'occasione delle recenti aggressioni ai gay è stata ghiotta per riprendere la celebrazione pubblica dell'omosessualità e la condanna di chi non si compiace per la pervasiva presenza di un immaginario gay che colonizza ormai la società». Mentre, perbacco, si tratta pur sempre di una «distorsione del disegno naturale» («sovrannaturale per chi ci crede»), ovvero della sessualità orientata alla procreazione. Come se in un disegno intelligente, naturale o sovrannaturale, potesse inserirsi l’esistenza di uno scapigliato “provocatore” intellettuale come Veneziani. Legittima, per carità, ma non proprio attestante l’intelligenza del disegno.
Se non esiste un ID (Intelligent Design) nell’universo, tanto meno esiste nel PdL. Visto che lo sconsiderato attacco alla Cei è stato effettuato su commissione di Berlusconi, come l’assalto legale di Ghedini a tutta la stampa nazionale e internazionale, c’è da chiedersi se questa sovraesposizione mediatica, con tutti i rischi di scollamento della maggioranza e delle istituzioni, sia un semplice errore, un tentativo di sviare l’attenzione dall’incombente autunno caldo o la risposta anticipata a qualche complotto mirante a far fuori il Papi, i suoi cammelli gheddafiani e i tubi del gasdotto South Stream. In ogni caso si produce un indebolimento oggettivo della tenuta politica della maggioranza (il cui fulcro è il disperato peronismo tremontiano) e una dispersione dell’alternativa Pd tra gossip e leccate alla Chiesa. Si apre dunque uno spazio per gestire politicamente, da parte di movimenti non subalterni alla “sinistra”, la crescente ondata di proteste, puntando tanto sugli effetti materiali della crisi quanto sulla degenerazione, accuratamente promossa dall’alto, di sentimenti e stili di vita. Su quel razzismo, cioè, che viene declinato in una scala di sfumature dal più brutale al più sofisticato: l’odio di razza vero e proprio verso lo straniero (povero) e verso il meridionale (concorrente), l’odio di genere verso il sessualmente diverso (dichiarato) e verso le donne (incontrollabili), l’odio per l’eguaglianza. Già, credete che i discorsi di Giavazzi sul merito o quelli di Sacconi contro il livellamento salariale differiscano tanto dalle sbrasate di Borghezio e Salvini o dagli editoriali di Feltri? Il discrimine fra cultura e barbarie è sottile, come ci ricordò Walter Benjamin, ma forse nel nostro caso parlare di cultura è un eufemismo.

di Augusto Illuminati da GlobalProject

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