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mercoledì 12 agosto 2009

"Le mani sulla Puglia"


di Piero Sansonetti, da L’Altro dell’11 agosto 2009.

Forse qualcuno se lo ricorderà quel film. Mani sulla città. Il regista era Francesco Rosi, che aveva anche scritto la sceneggiatura insieme a Raffaele La Capria. Raccontava di un “mascalzone” che si impossessava di una città (diciamo Napoli) con la forza della politica, dell’economia, della speculazione e della malavita. Il mascalzone si chiamavaEduardo Nottola e rappresentava la classe dirigente che stava emergendo, quella democristiana erede del potere di Achille Lauro. Lo interpretava Rod Steiger, mitico attore americano, fresco del successo ottenuto nella parte di Al Capone. Rosi lo aveva scelto anche per questo, per dare continuità… Poi c’era il dirigente comunista che si batteva contro il dilagare del potere di Nottola, un certo De Vita, che era interpretato da un vero consigliere comunale comunista, Carlo Fermariello. Diceva il sottotitolo del film: “I personaggi e i fatti sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce”. Ecco, potremmo raccontare la storia della Puglia, in questi giorni, con lo steso sottotitolo. Potremmo raccontare - avvertendovi che i personaggi sono immaginari - le storie d un certo Gabriele Pitto, di Gianferdinando Rasini, della giudice Desideria Di Pocaontas, e poi dei personaggi minori - quelli che fanno il tifo per chi vince, senza capire bene cosa sta succedendo - Paolo Rochè, Augusto Ralvi, e qualcun altro. Al posto di Fermariello, Nichi Vendola potrebbe interpretare la parte di se stesso. Qual è la storia da raccontare? In una regione del Sud, ben controllata, da decenni, dalla malavita e da un potere politico stabile, clientelare e tendente all’illegalità, succede - non si sa bene come - che va al potere un certo Nicco Pendola, che col potere non ha nessun legame, è di sinistra, è amato anche dai cattolici, oltretutto è omosessuale. Né la malavita né il potere politico sono affatto contenti. E iniziano a lavorare - su fronti diversi ma, seppur casualmente, con lo stesso intento, per rovesciarlo e impedire che continui nella sua opera dissennata di progressivo smantellamento delle clientele e delle malversazioni. Proprio alla vigilia del nuovo turno elettorale, visto che i sondaggi dicono che Pendola potrebbe essere rieletto, scatta la grande offensiva. Ognuno nel suo campo, e per quel che gli compete, lavora all’obiettivo. Riprendersi la Puglia. “Rimettere le mani sulla Puglia”. Come andrà a finire la storia ve lo racconteremo un’altra volta, perché non lo abbiamo capito ancora (in genere le storie di fantasia vanno a finire bene, stavolta però…). Usciamo per un momento dalla fantasia e dal film di Rosi e torniamo alla realtà. Cosa succede in Puglia? L’attacco a Vendola è forsennato, e assume ormai contorni politici molto chiari. Basta prendere le dichiarazioni di ieri di Pier Ferdinando Casini. Ha detto che lui è garantista, lo è per Vendola come lo è stato per Fitto. Però ritiene che la stagione politica di Vendola sia finita e Nichi debba farsi da parte ( Fitto invece è ministro). Ma Fitto e Vendola sono la stessa cosa? Il paragone tra i due garantismi è ragionevole? Fitto è il predecessore di Vendola alla presidenza della regione Puglia, è ministro, ed è a piede libero perché la Camera ha respinto una richiesta di arresto avanzata dai giudici. I carabinieri erano pronti con le manette, ma il Parlamento ha detto no. Ha fatto bene - credo - a dire no. Perché il garantismo è una cosa seria. Ma cosa c’entra il garantismo con Nichi Vendola? Chi non legge questo giornale - cioè purtroppo, la stragrande maggioranza degli italiani - non lo sa perché gli altri giornali e le Tv - dal manifesto al Tg 2 - raccontano strane cose, ma Vendola non ha avuto nessun avviso di garanzia e non è sospettato assolutamente di niente. Capito: di-nien-te. Che caspita c’entra il garantismo? Sarebbe come dire: “io sono garantista e se non ci sono le prove penso che il papa non abbia mai ucciso nessuno”. E che scoperta! Se poi aggiungete che questa bella dichiarazione di equidistanza viene dal segretario dell’Udc, cioè del partito di Cuffaro che qualche avviso di garanzia per l’eccesso di frequentazione coi mafiosi ce l’ha avuto davvero, beh, altro che il film di Rosi, qui viene in mente uno di quei film dell’orrore dove gli orchi si fanno passare per gente per bene, e tutti ci credono! Di fronte a questo, qualcuno si muoverà? Lasciamo stare la sinistra stalinista, che è saltata a pie’ pari sul carro degli antivendoliani senza capire bene perché, con l’idea fissa che se uno ce l’ha con Vendola, il traditore, comunque fa una cosa buona. Ma ci sono, in ambienti diversi, molte forze che conoscono bene Vendola, lo sforzo che ha fatto in questi anni, e capiscono perfettamente la manovra a tenaglia per liberarsi di lui e dell’anomalia pugliese. Ci sono nei partiti, ci sono nella magistratura, ci sono tra gli intellettuali. Specie in quei settori della politica, della magistratura e dell’intellettualità che in passato si sono molto impegnati per difendere la legalità. Hanno voglia di parlare, di farsi vedere, o preferiscono prima assistere al massacro di Vendola, per poi, magari, con Fitto tornato al potere, esprimere con più facilità la loro indignazione antiberlusconiana? Staremo a vedere.

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