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giovedì 27 agosto 2009

Orrendo editoriale di socialismo rivoluzionario

Leggete l'articolo qui sotto, firmato Barbara Spampinato ed intitolato: "Contro la miseria della politica" (editoriale de La Comune 131).
A me viene da parlare della miseria di Socialismo Rivoluzionario, sedicente organizzazione libertaria (in verità, strutturata in senso assolutamente verticale).
Perché - sia pure in un passo fugace - anche a questi non è sembrato vero di poter strumentalizzare una vicenda tragica come lo stupro di una ragazza.
Se in alcuni blog femminili si criticavano gli organizzatori della Mayday non per una presunta responsabilità nell'accaduto, ma per il loro successivo comunicato (la critica era: la preoccupazione di difendere la manifestazione dagli sciacalli prevale sulla solidarietà nei confronti della ragazza), sul sito di socialismo rivoluzionario si entra invece nella logica dell'uso per propri fini della vicenda.
Sì, perché quel che si vuole suggerire è che le logiche politiche sono uguali dappertutto: che gli organizzatori della Mayday sarebbero addirittura affini a Hu Jintao che reprime le minoranze in Cina.
Per fortuna - continuano i nostri "amici" - ci siamo noi che siamo fuori dalla politica (cosa tutta da dimostrare) e che siamo liberi da ogni peccato.
Ma, a me pare che questi le tecniche della peggiore politica le conoscono molto bene...
Peter Punk

Contro la miseria della politica

un impegno di valore
La politica in crisi esprime una decadenza morale senza precedenti. In testa Berlusconi, al centro di squallide vicende di cronaca. Ma il caso non riguarda solo il partito di governo e non è solo italiano. La scenografia posticcia del G8 mostrava il Gran Sasso innevato, dato che le macerie del terremoto avrebbero testimoniato troppo crudamente le responsabilità delle istituzioni statali nella devastazione aquilana. I potenti della Terra, riunitisi incuranti delle migliaia di persone che chiedevano verità e giustizia per le vittime del sisma, non hanno risolto alcunché nella crisi iraniana: ma come aspettarsi altro se del G8 è degna parte la Cina, il cui premier si allontana dal vertice per organizzare la repressione di migliaia di donne ed uomini nel suo paese? Quali differenze qualitative vi sono fra il regime cinese che massacra con i carri armati e quello iraniano che reprime ed impicca oppositori? Ambedue sono nemici dell’umanità, come il resto degli Stati chiamati a raccolta, inclusi quelli democratici, particolarmente ipocriti nel coprire la propria naturale immoralità.

Ciò che viene a nudo è la tipica doppia morale della politica: si predica “bene” nel pubblico e si stupra nel privato, e ciò avviene nei Palazzi di governo come è avvenuto anche in una piazza “antagonista”, quella del May-day di quest’anno; ci si fa di coca nei festini e si appare in doppiopetto nelle occasioni ufficiali; e mentre si parla di pace, si massacra in Afghanistan, perché all’origine della politica c’è la guerra di cui gli Stati non possono né potranno fare a meno. La radice inestirpabile dell’immoralità della politica è infatti la pratica e la logica di guerra che disprezza la vita umana. Da lì al disprezzo delle donne da comprare o da violare, degli immigrati da uccidere ed espellere, delle migliaia che muoiono sul lavoro senza che questo susciti in chi governa il minimo scrupolo il passo è breve, ed è stato da tempo irreparabilmente compiuto. La Chiesa, che anche recentemente ha tuonato contro l’immoralità della politica, solleva una questione morale come se non vi fossero ampi settori del clero coinvolti in abituali ed impunite violenze contro donne e minori, solo per fare l’esempio più eclatante. Tante persone, di diversa formazione ed ispirazione, sono comprensibilmente disgustate dall’orrido spettacolo che è la politica, senza che necessariamente questo motivi una reazione positiva o una ricerca alternativa. Forse, allora, proprio interrogandosi su ciò che è al fondo della questione morale, si può comprendere che in discussione è lo stesso DNA della politica e di ogni potere oppressivo, incompatibile con il bene vero e profondo delle donne e degli uomini. Come si svolge la ricerca del bene cui tutti tendiamo quotidianamente riguarda direttamente noi, donne ed uomini, poiché il bene più prezioso è la vita stessa di ciascun essere umano e su questa terra, ed il suo miglioramento. L’impegno per affermare la vivibilità contro l’uccidibilità, dunque per preservare e migliorare la vita verte per noi, come umanisti e socialisti, rivoluzionari e libertari, attorno ad una centralità etica: per questo è un impegno umano ed ideale, non politico. È una ricerca di bene in libertà in cui scegliamo di cominciare da quelli che per la politica e spesso anche per le religioni, al di là delle parole, sono gli ultimi: donne e bambini, immigrati e persone che lavorano, chi sceglie di vivere diversamente e dunque prova a reagire anche all’immoralità del sistema, guardando all’assieme della nostra specie e cercando di prendere le mosse dalle sue migliori qualità per incrementarle. Ogni politica è intrisa di miserie e disvalori: i veleni si chiamano Pacchetto sicurezza, stragi impunite, ed in molti altri modi. Un impegno per cambiare la vita deve basarsi su valori che ci aiutino a realizzare al meglio la nostra umanità e dunque a viverla nella libertà e per il bene, per la bellezza e con la giustizia che possono esprimerla nella sua pienezza. Un impegno di valori può dunque essere un impegno di valore, in cui il valore delle persone e delle idee può enormemente accrescersi.

19 luglio 2009 Barbara Spampinato

da Indymedia

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