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venerdì 14 agosto 2009

Venezia, pochi soldati e zero ambulanti

In giro per la città, fin dal mattino, per capire l'effetto - agghiacciante - che può fare vedere il posto in cui vivi, militarizzato. Ne incrociamo due solo dalle parti del tribunale, ma l'idea della militarizzazione basta e avanza. La locandina di un giornale locale urla: «Militari in Piazza San Marco ma il grande bivacco continua», come se fossero da militarizzare pure i flussi turistici. Più che comprensibile in un paese, l'Italia di oggi, dove tutto viene risolto in emergenza per manifesta incapacità di governare, di amministrare. Poi però, che il bivacco di turisti in piazza continui è più che comprensibile: provate a guardare i prezzi negli immediati e anche non immediati dintorni di San Marco e poi dite se non bivacchereste pure voi. Già, perché a Venezia anche il turista, non solo l'ambulante extracomunitario, è un nemico, da maltrattare e turlupinare. Ci sono delle eccezioni, certo, ma spiccano proprio perché rare. C'è una frase del Cacciari politico che andrebbe scolpita sui masegni di Piazza San Marco: i veri nemici di Venezia sono i veneziani. Per questo, allora, i veneziani se ne sono trovato un altro, di nemico, un obiettivo facile da additare prima e perseguitare poi. Gli ambulanti, da cacciare via in ogni modo possibile. E per oggi la Venezia militarizzata sembra avercela fatta. Almeno nella zona che va da San Marco a Riva degli Schiavoni.
Secondo giorno dei soldati in laguna, voluti dalla nuova presidente della provincia, la populista e xenofoba (leghista) Francesca Zaccariotto, ai quali ha deciso di aggiungere la sua polizia provinciale, e per tale decisione è stata denunciata in procura dal consigliere regionale dei verdi Gianfranco Bettin per abuso e omissione d'ufficio, visto che quei poliziotti sarebbero destinati ad altre mansioni. Ma si sa, questo paese si nutre ormai solo di demagogia, di terrore inculcato ai cittadini in dosi massicce, e allora ecco che il più grande problema di Venezia, sono gli ambulanti extracomunitari. Più che un problema. Sono il male assoluto, la rovina definitiva della città, sono il peggio possibile e perciò vanno combattuti con tutte le armi. Armi vere, stavolta. Quelle dell'esercito. Non serve essere assennati e abitarci, a Venezia, per sapere che tutto ciò è pura invenzione di un partito, la Lega, che non parla nemmeno più alla pancia della gente. Si rivolge più giù, alle parti basse. È con quello che tanti italiani sembrano ormai «ragionare», veneziani compresi. La città veneta da sempre considerata anomala perché aperta - rispetto alla chiusura del Veneto profondo, laddove la Lega spopola - anche lei pare aver ceduto. Le categorie che dominano la città - commercianti e gondolieri su tutti - si sono schierate apertamente. Fanno campagna elettorale per il centrodestra. L'anno prossimo si vota a Venezia e nel Veneto.
I gondolieri, poi, stanno vivendo il loro quarto d'ora di gloria per aver soccorso un ragazzino spagnolo, ferito leggermente, investito dagli ambulanti messi in fuga l'altro giorno dal vigili urbani. «Non hanno paura più di niente», hanno sentenziato. «È ora di finirla con questi irregolari, ben vengano i militari». A dar loro man forte i commercianti, soprattutto quelli della zona di Piazza San Marco e i bancarellari di Riva degli Schiavoni. «Irregolari», li definiscono. Già. Vendono borse contraffatte e alcuni di loro sono pure clandestini, certo. Ma c'è da domandarsi se sia invece regolare fare un lavoro - quello del gondoliere - per il quale non si stacca mai uno scontrino o una ricevuta (dichiarano dai 5 ai 15 mila euro all'anno, i poveretti). Oppure se è regolare vendere le magliette di calcio tarocche, le maschere fatte in Cina e spacciate per artigianato locale, se è regolare far pagare una bottiglietta d'acqua minerale sei euro. Se è regolare vendere in negozi regolari le stesse borse contraffatte degli irregolari. C'è da domandarsi se è regolare vedere solcare la fragile laguna da quei mostri marini che sono le navi da crociera, che spostano là sotto tonnellate d'acqua e devastano i fondali e le rive, oppure se è regolare veder sfrecciare i taxi (dalle tariffe esorbitanti) e ogni altro tipo di imbarcazione «regolare» come se i canali di Venezia fossero delle autostrade senza limiti di velocità.
Va detto però che c'è un responsabile della caccia all'ambulante. C'è chi li ha portati alla luce come un'emergenza. È il vice sindaco del Pd Michele Vianello che poco più di un anno fa ha innescato una vera e propria caccia all'uomo nei confronti degli ambulanti. Oggi, sembra quasi fare finta di niente quando - giustamente - sottolinea i dati del ministero dell'interno che dicono come Venezia non rappresenti affatto un'emergenza e quindi non ha bisogno dei militari. E un anno fa, quando si è messo a giocare allo sceriffo? Questo è il prezzo che si paga quando il centrosinistra scimmiotta la Lega. Come fa il sindaco di Padova Zanonato, che è stato rieletto, certo, ma solo perché la Lega, a Padova, ha boicottato il candidato della destra. Altrimenti non ci sarebbe stata partita. E oggi è l'unico sindaco del centrosinistra ad avere detto sì alle ronde. Nemmeno Gentilini è arrivato a tanto.
Scriviamo, qui in Riva degli Schiavoni, e degli ambulanti, sono le quattro del pomeriggio, non c'è traccia alcuna. Ha vinto la xenofobia, oggi, e domani sarà il trionfo della demagogia. Proclami, esibizione dei muscoli. Poi, fra qualche giorno, tutto tornerà come prima, perché guai a risolverla - certo, con tutt'altri mezzi - la questione ambulanti. Gli xenofobi della Lega non avrebbero più ragione di esistere. Anche i veneziani, dunque, si sono trovati il classico capro espiatorio. E mai nessuno che racconti questa vicenda dall'altro punto di vista, quello di questi ragazzi che la paura, il terrore, ce l'hanno sul serio. Lo leggi nei loro occhi quando scappano, quando si nascondono in una calle e tremano come foglie. A volte vanno addosso a qualcuno, certo, ma bastava non creare ad arte il clima di terrore cui sono sottoposti da più di un anno. Così, oggi, per la gioia di molti, anche Venezia è entrata di diritto dentro al più profondo nord. Quello populista e xenofobo. Sarà capace di uscirne?

di Roberto Ferrucci da Il Manifesto

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