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martedì 15 settembre 2009

«Associazione a delinquere»: arresti per tre senza casa

Un'operazione militare, gestita dai carabinieri, ha portato ieri mattina all'arresto di tre persone che vivevano nella scuola occupata 8 marzo, al centro della campagna diffamatoria di alcuni quotidiani romani. I movimenti annunciano una mobilitazione permanente. Alle 17, sit in al carcere di regina Coeli.

“Associazione a delinquere, estorsione, violenza privata”: queste le ipotesi di reato che hanno condotto tre attivisti della scuola occupata 8 marzo [nel quartiere della Magliana] condotti questa mattina nelle carceri di Regina Coeli e Rebibbia. L’operazione sembra seguire la campagna stampa del Messaggero e del Tempo, tesa a screditare i movimenti di lotta per la casa. Alle prime luci dell’alba, un centinaio di carabinieri, in assetto anti sommossa, si sono presentati ai cancelli dell’ex scuola, con una richiesta di perquisizione dell’immobile e tre mandati di arresto. I carabinieri hanno tentato l’irruzione, ma sono stati respinti dalla reazione delle famiglie, che hanno prima barricato l’ingresso e poi si sono rifugiate sul tetto dello stabile. Nel frattempo, dai palazzi vicini, decine di persone sono scese in strada per esprimere la solidarietà alle famiglie asserragliate sul tetto.

Due ore di tensione, stemperate soltanto dall’arrivo degli avvocati che hanno monitorato il comportamento delle forze dell’ordine. Alla fine della mattinata, tre persone sono state portate in carcere con la stessa accusa che aveva colpito, qualche anno fa, gli attivisti di Action, in seguito scagionati completamente. Verso le 13, nella conferenza stampa promossa da tutti i movimenti romani, è stata ribadita l’assoluta estraneità dei comitati alle accuse della magistratura. “Non abbiamo nulla da nascondere – hanno detto gli occupanti della scuola – Noi non paghiamo il pizzo, noi lottiamo. Le diffamazioni diffuse da sedicenti giornalisti, che qui non sono mai venuti, non ci fanno recedere dalla nostra lotta. In questi due anni di occupazione abbiamo recuperato uno spazio pubblico abbandonato al degrado, riaprendolo a tutto il quartiere". Antonia Di Maggio, avvocato degli arrestati ha spiegato che ‘’il super testimone del racket delle occupazioni è un cittadino eritreo allontanato dall’ex scuola 8 Marzo perché era violento, si ubriacava diventando pericoloso per i bambini’’. Secondo il legale ’’l’eritreo per un anno ha minacciato telefonicamente una delle donne arrestate. Pochi mesi fa ha aggredito un altro abitante della ex scuola causandogli sei punti di sutura. Ricattava quasi quotidianamente gli abitanti’’.

Reazioni entusiaste nella destra capitolina, attraverso i commenti in fotocopia dei “tre moschettieri della paura”: il sindaco Alemanno, il delegato alla sicurezza Ciardi e il presidente della commissione sicurezza Santori. “Pieno sostegno ai carabinieri che sono intervenuti al centro sociale Macchia Rossa – ha detto Alemanno, associando intenzionalmente il centro sociale all’operazione di polizia – Quello che sta emergendo è inquietante: un vero e proprio racket sulle occupazioni, con persone costrette a pagare un affitto e a partecipare a manifestazioni”.

Chiedono invece il rilascio immediato degli arrestati, i consiglieri d’opposizione del Municipio XV. “Massima solidarietà alla lotta dei senza casa – si legge in una nota congiunta del Pd, Sinistra e libertà e la lista Grillo – ma anche stupore e sgomento per le modalità adottate per pervenire al fermo dei cinque occupanti; i quali, non essendo latitanti e non avendo nulla da nascondere, si sarebbero presentati spontaneamente, se convocati presso il comando dei Carabinieri. La loro unica colpa è quella di essere lavoratori precari e non potersi permettere di acquistare una casa. Per questo – conclude la nota – hanno occupato uno stabile abbandonato da 20 anni, insieme ad altre famiglie che vivono il dramma degli sfratti e della impossibilità di avere un alloggio popolare pur avendone i requisiti". I movimenti danno appuntamento alle 17 davanti il carcere di Regina Coeli e stanno valutando la possibilità di partecipare alla manifestazione di sabato 19 in difesa della “libertà d’informazione”, ma “dalla parte di chi si batte per i diritti”.

da Carta

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