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mercoledì 16 settembre 2009

“Belle le case di Onna, ma gli altri?” – Porta a Porta oscura le proteste

Alla soddisfazione dei cittadini della frazione de l’Aquila si contrappone lo sconforto degli abitanti di altri centri colpiti col la stessa drammatica irruenza dal terremoto. Un tetto sicuro non lo vedono nemmeno all’orizzonte e il sindaco conferma le loro paure: “Non credo si faccia in tempo a sistemare tutti”

Ad attendere Silvio Berlusconi in Abruzzo non ci sono solo sorrisi, strette di mano e complimenti. C’è anche la protesta. E non è quella suscettibile del sospetto di essere pretestuosa, strumentale, inutile. La muovono quelli che una casa ancora la sognano e, sia ben chiaro, non la vedono nemmeno all’orizzonte. Con l’inverno che incombe. Gli striscioni di chi oggi non riceve le chiavi dal Presidente del Consiglio parlano chiaro: “Prima terremotati poi ostaggi mediatici… grazie Vespa!”, si legge.E ancora: “Castelnuovo ringrazia per il nulla”, “Macché Porta a Porta, non tenemo le case”. Pure domande: “L’Aquila riparte? Con i cittadini sparsi in ogni parte?”, “Belle le case di Onna, ma gli altri?”. Richiami nel vuoto: “Terremotati di serie B, tante grazie Presidente… Tempera è viva!”, “Tempera… dove andremo a settembre? No alla deportazione!”. Il terremoto in Abruzzo, insomma, sembra non aver colpito solo Onna, purtroppo. I 65.000 sfollati provocati dalla catastrofe di aprile in tutta la regione non potevano certo essere tutti abitanti del piccolissimo centro aquilano che oggi può sorridere, o, almeno, ricominciare. Il bisogno primario di avere un tetto soddisfatto ieri con la consegna delle casette, probabilmente resterà solo un sogno per migliaia di sfollati ancora privi di una sistemazione soddisfacente, o, forse, nemmeno decente.

APPLAUSI DA SIT COM – Provano a dirglielo di persona al premier: “Presidente, venga a parlare con i cittadini”, “Presidente venga a sentire le nostre istanze”, “Presidente, esistiamo anche noi, non solo i cittadini di Onna, questo non è un teatro, 5.000 sfollati chiedono di rimanere sulla propria terra”. Ma non ce la fanno. Ne parla Anna, una delle manifestanti, che racconta di un Berlusconi irraggiungibile nel parco dove sono state costruite le nuove case, visitato ieri. Gli uomini della sicurezza lo tengono al riparo da ogni possibile contestazione, nessun infiltrato riesce ad accedere, quelli che possono farlo sono quasi tutti in divisa: è una realtà ben diversa da quella immortalata dai flash delle grandi testate e dalle luci delle telecamere, dai servizi di Vespa e da una trasmissione accomodante. “Sento degli applausi, voglio vedere chi applaude, se è Aquilano”, racconta Anna sul suo blog. La risposta che trova è sorprendente: “Cerco le mani che battono e non le trovo. Ma gli applausi ci sono, escono da un altoparlante. Come in una sit com”.

SISTEMATO 1 SFOLLATO SU 100 – Proviamo, dunque, ad inquadrare l’evento nella giusta dimensione. “Entro la fine del mese saranno smontate tutte le tendopoli in Abruzzo ed entro la fine dell’anno, tutti gli sfollati saranno sistemati nelle abitazioni. Potremmo ospitare nelle case di legno e in quelle antisismiche tra le 25 e le 30.000 persone”, fa sapere il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Ma le villette di legno alla ribalta della cronaca sono 47 e bastano per 300 persone. E’ osservando questi numeri che ci si rende conto, per quanto possano essere significativi i primi tagli di nastro, di quanto sia irrisoria la quantità di alloggi donati dalla Provincia di Trento e consegnati ieri agli abitanti di Onna in confronto alla mole di popolazione da sistemare. In effetti anche il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha più di un sospetto: “Non credo si faccia in tempo a sistemare tutti entro il 30 dicembre”.

DIMENTICATI E INASCOLTATI - C’è Tempera, ad esempio, paese a sette chilometri da L’Aquila, tra i comuni che rischiano. Pochi giorni dopo il terremoto si supponeva addirittura che la situazione lì fosse peggiore che ad Onna: un rapporto del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino risalente a 7 giorni dopo il terremoto lo descriveva come un centro praticamente raso al suolo dal sisma. Ebbene, mentre nel mese di luglio ad Onna la costruzione delle case consegnate oggi era già ad uno stadio avanzato, a Tempera qualche pala meccanica era ancora impegnata a sgombrare la strada principale dalle macerie. Poi c’è Castelnuovo, che ha visto morire sotto le macerie ben 39 persone, quasi quanto Onna, che ne ha perse 41. “In paese ancora non si è fatto nulla”, fanno sapere gli abitanti del paesino. E questa volta è difficile credere che si tratti dei soliti cattocomunisti.

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