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martedì 15 settembre 2009

La satira sbarca in Palestina

"Far ridere le persone delle loro tragedie" è questo l'obiettivo del nuovo programma di Palestine Tv

Si chiama "Watan al Watar" - "La patria appesa a un filo" - il primo tentativo di satira politica in Palestina.
Il nuovo programma di Palestine TV prende di mira i politici inetti, i poliziotti prepotenti e gli estremisti musulmani, attraverso divertenti sketch messi in scena per trenta minuti ogni sera da un noto trio di comici. Sebbene la satira resti una forma d'arte più che marginale nei Paesi arabi, dove i regimi autoritari normalmente impongono la censura sui media, il popolo palestinese sembra essersi presto abituato alla novità, vista la popolarità conquistata in pochissimo tempo dalla trasmissione. Palestinesi di ogni parte del West Bank, di Gaza e di Gerusalemme est dicono di guardare lo show insieme a tutta la famiglia, appena dopo il pranzo serale che segna la fine del digiuno del Ramadan.
In una recente scenetta un attore che impersona il leader di Fatah, Abbas, mentre presiede la settima convention del partito, ironizza sulla tendenza dei leader arabi a trasmettere il proprio lavoro agli eredi. "Il presidente lo guarda e ride", ha affermato Yasser Abed Rabbo, direttore dell'emittente tv., che ha dovuto comunque agire con cautela, chiedendo il permesso di Abbas prima di mandare in onda l'episodio.
Ma la satira di Palestine TV ha preso di mira anche altri politici come il Primo ministro Salam Fayyad o il negoziatore capo Saeb Erekat, che in un episodio consegna i propri pantaloni in cambio lo smontaggio di un posto di blocco militare israeliano, un compenso irrisorio per anni di trattative di pace. Un'altra sera lo sketch aveva per protagonista un estremista islamico che non riconosceva una delle sue tante mogli perché indossava un mantello nero e un velo che le copriva quasi tutto il viso, l'"uniforme" imposta alle donne musulmane dai tradizionalisti.
Secondo Manal Awad, uno degli attori che ha dato vita al programma, "è un segnale che il pubblico è assetato di maggiore libertà". "Stiamo cercando di rompere le tre linee della società palestinese: la politica, il sesso e la religione. Vogliamo inviare un messaggio chiaro agli ascoltatori: abbiamo bisogno di dire le cose così come sono in realtà, non di evitarle".
"Non abbiamo limiti, possiamo criticare qualsiasi cosa vogliamo", ha detto Imad Farragine, uno degli autori della trasmissione, facendo notare come lo scorso martedì la trasmissione abbia avuto la libertà di parlare della detenzione dei rivali politici, un tema particolarmente delicato sia per Fatah che per Hamas.
Non tutti però vedono di buon occhio questa mancanza di censura. "Penso che gli attori si metteranno nei guai", sostiene Zaal Abu Ruqti, abitante della West Bank, dando voce ai timori di molti suoi concittadini.
"Voglio far ridere le persone delle loro tragedie e tentare di cambiare la loro situazione", è la risposta degli autori del programma.

da PeaceReporter

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