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mercoledì 30 settembre 2009

Massacro in Guinea Conakry, almeno 157 morti



Almeno 157 persone sono state uccise dalla polizia alla manifestazione non autorizzata svoltasi il 28 settembre a Conakry, la capitale della Guinea. Lo ha denunciato oggi il leader dell’opposizione, Sydia Toure. Intanto le violenze proseguono oggi: un adolescente è stato ucciso da militari nella periferia di Conakry.
I manifestanti si erano radunati, ieri, all’interno dello stadio e protestavano contro la candidatura del capo della giunta militare, il capitano Moussa Dadis Camara, alle elezioni presidenziali previste a gennaio 2010. Le forze dell’ordine hanno sparato sulle migliaia di persone presenti. In mattinata, gli oppositori erano stati dispersi a colpi di manganelli e lacrimogeni. La Federazione internazionale delle leghe dei diritti umani ha invitato la comunità internazionale a «reagire». Il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-Moon si è detto «sciocato dalle perdite in vita umane,dall’alto numero di feriti e la distruzion di beni povocati dall’uso eccessivo della violenza», La Francia, ex potenza coloniale, ha condannato la «repressione violenta» mentre gli Stati uniti si sono dichiarati «molto preoccupati».

«87 corpi sono stati raccolti all’interno e nei dintorni dello stadio, dopo il passaggio dei militari – ha detto un responsabile della polizia – Attualmente ci sono 47 corpi nel campo militare di Samory Touré, di cui quattro donne, i funerali si svolgeranno stanotte». Ma il bilancio è ancora molto incerto, un medico del Centro ospedaliero universitario di Donka ha parlato di una «Macelleria! Una carneficina!». All’ospedale Ignace Deen di Conakry, hanno fatto sapere che un camion militare si era presentato per recuperare «decine di corpi» e si era diretto verso «una destinazione ignota». Alla Croce Rossa, qualcuno ha parlato di «una volontà di nascondere i corpi delle vittime».
L’ex premier Cellou Dalein Diallo, candidato alle presidenziali e dirigente dell’Unione delle forze democratiche di Guinea ha raccontato che i militari gli hanno «rotto due costole» e lo hanno ferito alla testa. «C’era una volontà deliberata di eliminarci oggi, noi, gli oppositori», ha dichiarato l’ex capo del governo Sidya Touré, leader dell’Unione delle forze repubblicane, anche lui ferito alla testa. I due sono stati portati nel campo militare Alpha Yaya Diallo, sede della giunta, e poi in una clinica. Le loro case sono state saccheggiate dai militari.

Secondo Mamadi Kaba, presidente in Guinea dell’organizzazione Incontro africano per la difesa dei diritti umani [Raddho], «gli stupri sono iniziati nello stadio. Alcuni militari hanno violentato delle donne». «Abbiamo infermazioni molto preoccupanti – ha aggiunto Kaba – di donne detenute nei campi militari e nei commissariati che vengono violentate». Le violenze starebbero andando avanti anche oggi. «I militari entrano nei quartieri, saccheggiano i beni e violentano le donne. Abbiamo queste informazioni da fonti concordanti, da fonti poliziesche e vicine ai militari. Molti militari e poliziotti non sono d’accordo con quello che accade». Secondo Raddho, «la paura impera oggi in Guinea. Si trattava solo di un presidio, nessuno poteva immaginare questa violenza. Il messaggio dei militari è ‘Non accettiamo la contraddizione’».

Dopo la morte del presidente Lansana Conté, che mise fine ai suoi 25 anni di regno, il 23 dicembre 2008 è iniziato quello che i guineani chiamano il «Dadis show». Un format in cui quotidianamente il capo della giunta se la prende – con tanto di discorsi moralizzatori e collera – con presunti trafficanti di droga, dipendenti pubblici corrotti e collaboratori: le revoche e i pensionamenti anticipati vengono annunciate in diretta tv. Un programma che viene seguito via cavo da tutta l’Africa occidentale. Dopo aver vestito per mesi i panni del democratico, Dadis Camara – nonostante l’impegno preso di non farlo – ha fatto saper di voler presentarsi alle elezioni presidenziali del gennaio 2010, provocando contestazioni nel suo paese e a livello internazionale.

Ieri, quello che spesso e volentieri sottolinea che l’esercito ha preso il potere «senza spargimento di sangue», ha commentato il massacro in un’intervista a Rfi. Dadis Camara ha dichiarato: «E’ una sfortuna, è drammatico. Effettivamente ci sono stati dei morti, ma non ho ancora dati precisi. Sono qui e aspetto che mi venga fatto il punto sulla situazione. Francamente sono desolato, molto desolato».
Ma in nove mesi al potere, Moussa Dadis Camara ha spesso fatto ricorso agli arresti, alla tortura e al rapimento per azzittire i suoi oppositori. Come spiega Cheikh Yérim Seck in un articolo apparso su Jeune Afrique, quello che poco fa denunciava l’etnocentrismo, si è circondato dei propri familiari, quello che poco fa denunciava il proprio disprezzo del denaro ha speso 800 miliardi di franchi guineani [110 milioni di euro] in nove mesi, alla voce «spese di sovranità».

di Sarah Di Nella da Carta

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