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giovedì 17 settembre 2009

Morto Luciano Emmer , il padre delle commedie all'italiana e di Carosello



ROMA - È morto ieri mattina al policlinico Gemelli Luciano Emmer. Il regista de Le ragazze di Piazza di Spagna, il successo del 1952 con Lucia Bosé e Marcello Mastroianni non si era ripreso dalle complicanze di un brutto incidente di cui era rimasti vittima in estate. Milanese, 91 anni compiuti in gennaio, Emmer debuttò nel lungometraggio 60 anni fa con Domenica d'agosto, dopo una lunga esperienza come documentarista, al ficonco di Enrico Gras. Tra i suoi titoli più conosciuti, Parigi è sempre Parigi, Terza liceo, film che si inserivano nel filone del neorealismo, con le storie di persona comuni, ma che già anticipavano quella che sarà poi definita commedia all'italiana. Sua anche la celebre sigla del primo Carosello, quella con i siparietti che si aprivano uno dopo l'altro.

L'OMAGGIO VENEZIANO - Nei giorni scorsi la Mostra del Cinema di Venezia aveva ospitato nella sezione retrospettiva Quest Fantasmi 2'La ragazza in vetrina, sua pellicola del 1960 con Marina Vlady. Dopo questo film Emmer lasciò il grande schermo per un lungo periodo. Riprese a girare nel 1990 con Basta! Ci faccio un film; nel 2003 realizzò L'acqua... il fuocò con protagonista Sabrina Ferilli. Di redente anche il Torino Film Festival gli aveva reso omaggio, proietteando tutte le sue opere dal 1938 al 2004, molte delle quali restaurate dalla Cineteca Nazionale di Roma. In occasione della serata finale ad Emmer è stato anche consegnato il Premio Cipputi alla carriera, un riconoscimento promosso da Cgil-Cisl-Uil, e dallo stesso Staino, per premiare artisti che abbiano raccontato il mondo del lavoro.

CAROSELLO - Si calcola che Emmer girò qualcosa come 2750 episodi di Carosello, i più celebri erano quelli del dado Star con Totò, di altri furono protagonisti Nilla Pizzi, Adriana Asti, Edoardo Vianello, Fred Buscaglione e Anita Ekberg, Paolo Panelli, Walter Chiari, Paolo Villaggio. Jean-Luc Godard arrivò a dire: «A parte Rossellini il meglio del cinema italiano negli anni ’50 e ’60 è stato Carosello”. A Emmer piaceva ricordare quelle produzioni, a cominciare dalla celebre sigla: «La chiamavamo "Le tende", perché vi si apriva un grande sipario. Va detto che Carosello non era proprio pubblicità. Ad esempio dopo l’ultimo lavoro fatto da Totò, un Carosello con me di alcuni minuti, c’era un codino pubblicitario molto discreto di trenta secondi che faceva solo vedere il prodotto. Adesso la pubblicità è completamente cambiata, adoperano il culo di una donna per sponsorizzare una lavatrice, un’automobile, o un’acqua gasata. Carosello era pulito perché era una cosa limpida e graziosa, costretto a far vedere il prodotto solo nel finale». Del mestiere di regista parlava senza retorica: «Ognuno nella vita deve fare qualcosa, lasciando stare la soddisfazione personale, per il proprio sostentamento, e io non sono stato capace di trovarmi altro. Mia madre, saggia donna lombarda che non ha mai visto un film in tutta la sua vita, mi chiedeva cos’era 'sto cinema, non capendolo, e consigliandomi di fare l’idraulico. Fin dal medioevo i miei antenati erano gran lavoratori in Val di Non, o forse degli sbronzoni, poiché il vino non si vedeva a litri, ma ad emmeri. Oggi che non ho fatto l’idraulico non saprei aggiustare il tubo di un rubinetto neanche se mi dessero un miliardo. Però, se mi dessero un miliardo potrei provare, magari con quei soldi poi ci faccio un film».
Stefania Ulivi

16 settembre 2009(ultima modifica: 17 settembre 2009)
da corriere roma

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