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lunedì 21 settembre 2009

VENDOLA CONTRO TUTTI: SI RICANDIDA ANCHE SENZA PRIMARIE

Il governatore uscente torna dall’Assemblea nazionale di Sl, convinto di voler essere il candidato alle prossime regionali: ma se il Pd tituba ancora, Nichi Vendola ormai è pronto ad andare da solo

BARI - Da Bagnoli con furore. Vendola torna dall’Assemblea Nazionale di Sinistra e Libertà, svoltasi ieri, in cui si è costituito il coordinamento nazionale del partito, con le idee ben chiare sul proprio futuro politico. Mentre, infatti, i dalemiani di Puglia carezzano l’idea non più tanto velata di riassumere la leadership del centrosinistra regionale, escludendo la ricandidatura del governatore uscente, Vendola lancia un segnale forte e chiaro, che rimanda al mittente ogni ipotesi di passo indietro. Lui sarà della partita elettorale di marzo, con o senza il centrosinistra compatto.

“Mi ricandido” ha precisato ancora una volta. “Con o senza le primarie di coalizione” ha poi aggiunto. Vendola non ci sta a lasciarsi scavare la fossa dai suoi stessi alleati, e dopo aver preannunciato dinanzi alle titubanze dei centristi del Pd e alle minacce di rottura del candidato in pectore del leader Massimo, Francesco Boccia, la propria disponibilità a rimettere in gioco la ricandidatura, attraverso il meccanismo di popolo delle primarie, torna a far la voce grossa, dinanzi all’ennesima dimostrazione di freddezza dei suoi “oppositori interni”.

Ma questa nuova mossa di Vendola è destinata a far nascere nuovi scenari: il governatore in carica, dopo quanto accaduto con le recenti inchieste, dopo il rimpasto di giunta e qualche problema nell’attrarre nuove alleanze di coalizione, ha ben inteso che il centrosinistra è frammentato sul suo nome e che rischia di non avere l’appoggio compatto che sperava di ricevere; le opzioni sarebbero due: quella di farsi da parte, cedendo il passo, ad un candidato più vicino alla cultura centrista e in grado di inglobare i consensi e i favori dell’Udc di Casini, ma anche della stessa Idv; ma, in questo caso, Vendola non farebbe altro che ammettere in maniera evidente il fallimento del proprio governo regionale, in controtendenza con quanto egli stesso ritiene e con quanto hanno finora dichiarato i suoi alleati, che hanno riconosciuto sempre il “buon governo” dello stesso; non si comprenderebbe, dunque, come mai se un presidente ben governa a parere della coalizione che lo sostiene, la stessa poi decida di non ricandidarlo. Proprio in virtù di questo ragionamento, Vendola starebbe valutando una seconda ipotesi non più tanto remota: se il centrosinistra confermerà l’intenzione di non appoggiarlo, il presidente della Regione correrà in solitaria, con una propria lista e con il sostegno di quanti ci staranno. Una scelta, che probabilmente alla fine manderà al tappeto il centrosinistra e riconsegnerà la Puglia al centrodestra dell’avversario, Raffaele Fitto, ma che, ad un certo punto, si caratterizza come un’esigenza politica di non lasciarsi schiacciare da quanti, sfruttando le inchieste di Bari, vogliono minarne il consenso.

Del resto, i tempi per operare scelte definitive stringono e pare persino improbabile poter attendere la fine del congresso del Pd, per approdare ad una risposta efficace sulla candidatura unitaria con interlocutori diretti, vista l’imminenza delle regionali di marzo: certo, se si affermasse in Puglia la linea di Sergio Blasi o dello stesso Michele Emiliano alla segreteria, per Vendola la situazione potrebbe solo migliorare e trovare importanti conferme. Sul sindaco di Bari, si fanno peraltro crescenti le voci che lo vedrebbero intenzionato ad uscire dal Pd, per realizzare un movimento autonomo allargato ai moderati (interlocutore principe sarebbe il movimento “Io Sud” della Poli Bortone) e ad esponenti delusi del centrodestra. Insomma, le fibrillazioni non mancano e il rischio del collasso della coalizione non sembra un’ipotesi priva di fondamento.

Dall’altra parte, il centrodestra si sfrega le mani, pur senza aver scelto ancora un candidato, prospettando sempre più chiaramente un ritorno al governo regionale, e con l’eventualità di poter vincere a mani basse, senza la necessità di pescare una figura particolarmente autorevole per sottrarre la regione ad un centrosinistra, diviso ed ancora senza un’idea politica sul proprio futuro. E se Vendola si rende conto di essere stato individuato come capro espiatorio del centrosinistra “degli scandali” (così come ribattezzato dal Pdl), d’altro canto sa di essere determinante per la vittoria della sua coalizione: il gioco politico è chiaro… se qualcuno nel centrosinistra e nel Pd in particolare preferisce affossarlo politicamente, il governatore ha già il proprio piano per ricambiare i quasi ex alleati con la stessa moneta. Per la serie, “muoia Sansone con tutti i Filistei”.

di Mauro Bortone da LeccePrima

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