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martedì 27 ottobre 2009

Blasi si autoproclama segretario ma è guerra sugli ultimi dati


di Lello Parise

Pd, scrutinio al fotofinish. I rivali: "Un colpo di mano"

Sergio Blasi è il segretario del Pd pugliese. Il sindaco di Melpignano vince, ma non sfonda. E dà fuoco alle polveri della polemica. Perché Michele Emiliano e Guglielmo Minervini, i due avversari delle primarie, credono che «qualcuno» abbia truccato l´esito delle elezioni. L´assessore della giunta Vendola non ha peli sulla lingua: «Questa non è una maniera limpida di procedere. Grazie a un artificio contabile il concorrente della mozione Bersani ha avuto la meglio e guadagnato due delegati, quelli indispensabili per annunciare il trionfo di se stesso. Noi contestiamo la performance, senza se e senza ma». Il Gladiatore è impietoso: «Siamo di fronte a un golpe patetico e infantile. I miei voti erano a disposizione di Blasi, ma all´interno dell´assemblea, che è sovrana. Invece proprio Blasi è stato spinto da gente come Michele Mazzarano, numero due uscente, a dichiararsi vincitore. Ho l´impressione che entrambi non possano costituire la classe dirigente del nuovo Pd».

Blasi ottiene, sul filo di lana, la maggioranza assoluta dei delegati all´assemblea regionale: 65 su 126. Anche se Corrado Tarantino, il presidente della commissione per il congresso, ufficializzerà i dati soltanto oggi. Ma tre componenti la stessa commissione - Ubaldo Pagano, Enzo De Candia, Vito Novielli - accusano Tarantino di non essere imparziale: «Era capolista in una delle liste a sostegno di Blasi».

Per tutta la giornata si rincorrevano numeri e previsioni a proposito di come sarebbe finita una battaglia che era stata combattuta a viso aperto soprattutto tra gli sponsor del leccese, a cominciare da quello più prestigioso, Massimo D´Alema, ed Emiliano. Fino all´ultimo sembrava che l´"uomo della Taranta" non fosse in grado di sfondare quota 50 per cento: era bloccato al 49. Mentre Emiliano conquistava il 31 per cento e Minervini non andava oltre il 20 per cento. Tanto bastava tuttavia perché il secondo e il terzo potessero in una maniera o nell´altra condizionare il capolista o, addirittura, spodestarlo. Nonostante Blasi, che già era uscito a testa alta dalla gara tra gli iscritti col 58 per cento dei consensi, e che al referendum popolare dell´altro giorno aveva comunque racimolato altre 63mila preferenze, fosse apparso imbattibile. Tant´è che aveva fatto il pieno in quattro delle sei province: il 56 per cento a Taranto, il 52 a Brindisi, il 57 a Foggia, il 66 per cento a Lecce.

In zona Cesarini, il colpo di coda. Sorprendente quanto avvelenato. Blasi porta a casa il risultato, che non lo costringe ad attraversare col fiato sospeso le forche caudine del "parlamentino" dei riformisti convocato per il 4 novembre. Non per questo può dormire sonni tranquilli. Solo la metà dei democratici è dalla sua parte e stringere un´alleanza con almeno uno dei due contendenti, è la via obbligata da percorrere. Ieri sera sia Minervini, sia Emiliano gli avevano fatto gli auguri. Ma la quiete dopo la tempesta di queste settimane, era un´illusione. La guerra continua.

da LaRepubblicaBari

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