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domenica 4 ottobre 2009

Gattocomunisti a tiratura limitata, come le griffe


Ci compraste tutti i giorni, cari lettori e lettrici, con la foga con cui a Piazza del Popolo a Roma avete assaltato il nostro banchetto con le magliette di Vauro, il manifesto sarebbe il giornale più solidamente libero del mondo. Ore 11, di manifestanti per la libertà di stampa se ne vedono ancora pochi ma arrivano i nostri, ufficio promozione, con l'arma segreta. T-shirt arancione («sembra la divisa di Guantanamo», dice spiritosa una dei nostri della politica) con la scritta «Gattocomunisti sempre». Maglietta celebre, di lei si parla sui giornali e soprattutto è stata vista in tv, dunque esiste. Arma segreta di riserva t-shirt rossa, con la scritta «Pelizza da Gattedo», diciamo un Quarto stato profondamente rivisto cent'anni dopo o giù di lì. Ore 15.25, l'ufficio promozione si arrende: l'Arancione è finita, scene da mercato ai tempi prima della crisi, la maglietta è andata a ruba. Rimane soltanto quella rossa, un bambino di nove anni davanti a noi accenna a un piagnucolio, voleva quella di Guantanamo, si accontenta del Gattedo doc.
Compagni, abbiamo sbagliato la tiratura, limitata come le griffe. Chiediamo venia. Rilanceremo. Vi faremo sapere. Magari ci scappa il bis, come i grandi del rock. Cliccate per sapere www.ilmanifesto.it. Meglio ancora, comprate il giornale tutti i giorni, sennò che gattocomunisti siete? Certo è che Piazza del Popolo è piccola per tutti, è grande per il suo obiettivo, e il manifesto ne è un bel pezzo, noi che giornale libero lo siamo dalla nascita. Anomalo, cooperativo, corsaro.
Ci tirano per la camicia, ehi ce l'avete la maglietta dei gatti arancioni? Macché, musi lunghi, facciamo un giro e puntiamo una distinta signora che l'indossa, magari ne ha comprate tante e trattiamo. «Bella, eh?». «La vuoi? 20 euro!». Ma costa 10 euro! Stiamo per dirle qualcosa tipo lei non sa chi sono io, ci limitiamo: di dove è? «Trento», ammazza l'affarista.
Sul palco intanto parlano, suonano, la piazza è diventata come il passante di Mestre in un giorno di agosto, non si entra e non si esce. Meno male che lo striscione de il manifesto è bello in alto, sul muro opposto al palco, ragazzi si affollano sul cornicione, chi non ha l'età si accontenta dei sanpietrini, la stanchezza butta molti giù per terra. Al gazebo del giornale nel frattempo tirano il fiato, l'assalto frontale si placa, il nostro ufficio promozione non riesce a moltiplicare i pani e i pesci, e allora si arrangia con i soli pesci, le magliette rosse. Che comunque stracciano quelle con il Che del banchetto a fianco. Questo sì un miracolo.

di Francesco Paternò da IlManifesto

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