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mercoledì 21 ottobre 2009

Hitler come “strumento pubblicitario”

Se il fine della pubblicità è quella di colpire, allora questa volta ha centrato in pieno. Ma non in senso positivo. Fa infatti scalpore la scelta di utilizzare l’immagine di dittatoricome strumento pubblicitario, come è avvenuto in questi giorni.

Il museo thailandese delle cere Louis Tussaud di Pattaya ha deciso di farsi pubblicità con un tabellone che ritrae Adolf Hitler mentre porge il saluto romano con la scritta ‹‹Hitler non è morto››.
Il cartello pubblicitario, collocato circa due settimane fa in una delle principali strade che collega Pattaya a Bangkok, ha creato subito polemica: le ambasciate di Germania e Israele in Thailandia hanno fortemente protestato, rivolgendosi al museo e al ministro degli Esteri.

Ma questa “trovata pubblicitaria” non sembrerebbe essere una novità. Immagini legate al nazismo furono utilizzate anche in passato, quando una scuola consegnò ai propri studenti berretti da baseball con svastiche e con la scritta Nazi in evidenza per una parata sportiva. E come non ricordare, alla fine degli anni ‘80, quando fece scandalo il “Nazi bar” aperto a Bangkok, nel quale foto di gerarchi e delle SS in azione riempivano i muri.

La scelta del museo non è stata molto gradita e il direttore Somporn Naksuetrong, che ha dovuto ritirare il cartellone, cerca di correre al riparo e si scusa : “Non abbiamo scelto l’immagine di Hitler per celebrare la sua figura. E’ un’importante figura storica, ma in forma orribile. Ci scusiamo per chiunque si sia offeso, non era la nostra intenzione”.

A quanto pare però l’immagine di Adolf Hitler come strumento pubblicitario è un’idea gettonata da molti. Poco importa se il luogo sia proprio la Germania. Qui uno spot realizzato per la giornata mondiale contro l’Aids, che si celebra il 1 dicembre, recita “L’Aids è un omicidio di massa, proteggetevi” e il protagonista è lo stesso dittatore tedesco che nel fimato ha un esplicito rapporto sessuale. La campagna pubblicitaria prevede anche manifesti simili che però utilizzeranno anche immagini di Stalin e Saddam Hussein.

Dirk Silz, direttore creativo della Das Commitee, l’agenzia pubblicitaria che ha creato questo spot, spiega così questa scelta: “Ci siamo chiesti quale faccia avrebbe potuto al meglio rappresentare il virus e non poteva esserci volto più carino”.

Quello che forse dovrebbe indurre a riflettere è il fatto che nel XIX secolo il mondo della pubblicità abbia bisogno di utilizzare questi “strumenti” per divulgare messaggi importanti come quello contro l’AIDS, per pubblicizzare cultura o quant’altro. Occorre più attenzione e sensibilità o semplicemente un pizzico di consapevolezza in più.

da Indymedia

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