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mercoledì 21 ottobre 2009

La Bibbia e il Corano, l'amore e la guerra


di Franco Cardini

Durante la trasmissione di “Porta a Porta” di lunedì 19 ottobre 2009, giornalisti, parlamentari e prelati hanno discusso l’ipotesi che la religione musulmana possa diventare materia d’insegnamento scolastico. Il problema si è ben presto però dilatato fino a coinvolgere considerazioni generali sul confronto tra cristianesimo e Islam. Sono così andate affiorando, a quel che sembra condivise da alcuni personaggi presenti in quel dibattito, tre sostanziali affermazioni di fondo.Primo: la Bibbia è il libro dell’amore e della pace, il Corano quello della violenza e dell’odio. Secondo: la fede cristiana, nel corso dei secoli, si è affermata con la dolcezza e la persuasione, quella musulmana con la guerra e la spada. Terzo: mentre la tradizione biblica è profondamente connaturata alla cultura occidentale, quella coranica le è estranea.
La prima affermazione è però una menzogna fondata sulla confusione e la mistificazione dei dati di fatto. La seconda è una menzogna totalmente infondata. La terza riposa su una visione semplicistica e mutilata del rapporto tra le civiltà ebraica cristiana e musulmana, del loro comune backround abramitico per un verso, ellenistico per un altro e dei loro continui, profondi rapporti.
In questa sede, date le ragioni di spazio, limitiamoci a precisare alcune cose riguardo il primo problema.
Ecco ad esempio alcune pacifiche pagine bibliche:
“Poi Samuele disse a Saul: - L'Eterno mi ha mandato per ungerti re sopra il suo popolo, sopra Israele; ora dunque ascolta le parole dell'Eterno. Così dice l'Eterno degli eserciti: Io punirò Amalek per ciò che fece a Israele quando gli si oppose per via, mentre usciva dall'Egitto. Ora va', colpisci Amalek e vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene senza avere alcuna pietà di lui, ma uccidi uomini e donne, fanciulli e lattanti, buoi e pecore cammelli e asini -” (1 Samuele, 15, 1-3);
“Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te” (Deuteronomio, 22, 23-24);
“Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno davanti a voi per la spada. Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila, e i vostri nemici cadranno davanti a voi per la spada” (Levitico, 26, 7-8);
“Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l'avevano inseguito, e tutti furono caduti sotto i colpi della spada finché non ne rimasero più, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada. Tutti quelli che caddero in quel giorno, fra uomini e donne, furono dodicimila: vale a dire tutta la gente di Ai” (Giosuè, 7, 24-25);
“Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti. Non sono tornato senza averli annientati” (Salmi, 18, 38);
“Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto; beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra” (Salmi, 137, 8-9).
Ed eccone alcuni di ferocia coranica:
“C’è qualcuno che invita a un’elemosina o a una buona azione o a metter pace fra gli uomini; e a chiunque faccia questo per desiderio di piacere a Dio, daremo mercede immensa” (4, 114);
“O Noè! Scendi da questo monte con la Nostra Pace e le Nostre benedizioni, su te e sui popoli che usciranno da quelli che sono con te” (11, 48);
“O Signore! Sono, costoro, gente che non crede! / Allontanati dunque da loro dicendo: "Pace!" Presto sapranno!” (43, 88-89);
“I servi del Misericordioso son coloro che camminano sulla terra modestamente, e quando i pagani rivolgon loro la parola rispondono: "Pace!"“ (25, 63);
“E quando vengon da te coloro che credono nei Nostri Segni dì loro: "La pace sia con voi! Iddio s’è prescritto la misericordia, cosicché chi di voi ha fatto del male per ignoranza, ma poi s'è pentito e s'è migliorato, ebbene Dio è pietoso e clemente” (6, 54);
“E se una donna teme maltrattamenti o avversione da parte di suo marito non sarà male per essi che si mettan d’accordo fra loro, in pace; poiché la pace è bene. Gli animi son portati all’avidità, ma se farete del bene e temerete Iddio, Dio ben conoscerà quel che voi fate” (4, 128).
Quel che intendiamo dire è che, con il sistema dell’estrapolazione, si può dimostrare di tutto: perfino che il Mein Kampf è un libro pacifista e che il mahatma Gandhi era un convinto colonialista guerrafondaio.
La Bibbia, i testi che costituiscono la quale si sono andati redigendo e coordinando nel corso di circa otto secoli (tra X e II a.C.), è un insieme di libri a carattere giuridico, storico, etico-gnomico e profetico-escatologico. Lasciamo da parte qui il fatto che essa venga considerata dai credenti ebrei (e anche dai cristiani, che l’hanno ereditata: per quanto le due tradizioni non siano al riguardo proprio identiche) come ispirata da Dio, ma passata attraverso una tradizione storica umana, laddove il Corano viene considerato dai credenti musulmani del tutto esente dall’inquinamento della volontà e degli errori dell’uomo. Resta il fatto che il Corano si presenta come un testo al tempo stesso normativo ed escatologico-profetico, redatto e fissato nel breve volgere di alcuni decenni e nel quale gli elementi propriamente storici sono sì presenti, ma molto meno evidenti che non nel testo biblico. Al di là di quel che ritengono teologi e devoti delle tre religioni monoteistiche, è evidente che da un obiettivo punto di vista storico-filologico non si possa astrarre da un fatto: si tratta di pagine che non possono essere lette senza un adeguato lavoro esegetico. Nella teologia cristiana medievale si elaborò il metodo della lettura della Bibbia a quattro livelli, distinti ancorché compresenti: il letterale, l’allegorico, il morale, l’anagogico (cioè riferito alle verità supreme). E’ quindi logico, ad esempio, che il ricordo delle sanguinose guerre dell’antico popolo d’Israele non doveva servire ai cristiani (per quanto di fatto servì spesso loro) come modello di odio e di violenza, bensì – ad esempio – come insegnamento di forza e di coraggio nell’affrontare la lotta spirituale contro il male e il peccato. Anche Gesù, che pure ha proclamato “beati i pacifici”, ha affermato di non esser venuto sulla terra a portare la pace, ma la spada; e che chi non ha la spada deve vendere il mantello per comprarne una. E di questo passo si potrebbero moltiplicare gli esempi. Ma se tutti i cristiani sanno bene che tali parole vanno lette in senso allegorico-morale, nasce il problema di quando gli insegnamenti scritturali vadano intesi allegoricamente e quando presi alla lettera. Ed è troppo comodo escamotage il risolvere in termini sempre e comunque pacifici la propria tradizione e accusare di violenza l’altrui.

da IlManifesto

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