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giovedì 22 ottobre 2009

Le proposte di Tremonti, No Global reazionario


Le ultimissime dichiarazioni del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti fanno brillare all'improvviso gli strali stanchi di un dibattito stantio e polveroso. Non rallegriamoci troppo, resta una boutade che non può trovare altra eco che nella galassia smarrita e senza prospettive di una Sinistra già morta e sepolta. Verrebbe quasi da credere che altro non si tratti che di un amo gettato apposta ad un'opposizione inesistente per dargli la possibilità di dimostrare che qualche colpo, ancora lo sa battere.
Ecco allora i gialli della Cisl gongolare per le responsabili parole del ministro; Epifani, vecchio gigione che crede di saperla lunga, prendere la palla al balzo e proporre l'apertura immediata di un tavolo di concertazione "per risolvere la questione del precariato" (come se ne avessero i mezzi...); la panzer-Marcegaglia ringhiare contro ogni sussulto di un Lavoro che ogni giorno mette sotto i tacchi del suo comando; Brunetta, secondo il più classico gioco delle parti (lui rappresenta il "nuovo" di un Capitalismo che pretende di aver fatto per sempre i conti con una classe operaia organizzata politicamente), obiettare che la sua (di Tremonti) "è una soluzione del Novecento". Berlusconi, attento ad un consenso pubblico in progressiva via di marcescenza, assicurare che anche per lui il lavoro stabile è "un valore".
Anni di spietata guerra neo-liberista contro i proletari per tornare infine alla melensa retorica dei valori. Forse che la Crisi c'entra qualcosa?

Su tutti, il più onesto sembrerebbe proprio il ministro-secchione che, coerentemente a quanto già scritto in un libro di qualche anno fa, propone una risposta di chiusura neo-protezionistica alle sfide (e i contraccolpi) della globalizzazione capitalistica. Un ritorno ai 'bei tempi andati' in cui le sregolatezze della modernizzazione potevano ancora essere temperate dal buon uso sociale della Famiglia, come articolazione locale dello Stato, un po' sostentamento, molto controllo. Un No Global in salsa rétro.

Non c'è altra proposta nel Discorso Tremontiano. Ma non c'è nessuna alternativa all'altezza neanche nei bofonchiamenti sindacali e della Sinistra. Prima parlavamo di esca e di ami. Così crediamo vada inteso il senso di una polemica nei fatti inesistente, che serve soltanto a confondere le menti e i cuori di chi, spossessato di tutto, crede di risentire le parole buone di un Lessico Familiare.

Questo "dibattito" è completamente sballato. "Lucciole per lanterne" come si diceva una volta. E' tutto il quadro dei riferimenti che non tiene più. S'imprigiona (volutamente?) il confronto-scontro sul "Lavoro", trasformando questo, da rapporto sociale conflittuale (o necessità per il sostentamento) in Fine a sé stante. Quando invece è proprio la Civiltà del Lavoro che chiede di essere sorpassata. Cosa cavolo c'è ancora da produrre quando tra poco il Pianeta stesso non avrà più spazio per stoccare le merci in eccesso? Abbiamo forse bisogno di altre macchine, elettrodomestici.. etc...?
No, decisamente! La frontiera dello scontro è oggi tutta spostata tra la riappropriazione di tempi e spazi di vita è la macchina mortifera e onnivora del Capitale. Anche quando ci si batte contro dei licenziamenti, lo si fa per poter campare e respirare ancora un po', non perché quella fabbrica di merda e quel lavoro comandato (call-center, lavoro autonomo...) siano un Bene in sé (lo penseranno forse alcun sindacalisti, che quel lavoro non lo fanno!).

Il vespaio sollevato da Tremonti è un trucco da illusionisti. Lasciamo che a macerarsi siano gli stessi prestidigitatori di un ceto politico distante dai nostri bisogni. Reddito, ri-appropriazione, contro-potere, autonomia. Non sono altre le linee di sviluppo su cui costruire iniziativa, progetto ed accumulo di forze.

da Infoaut

1 commento:

  1. sul corriere ci sono delle vignette che illustrano bene la situazione del nostro "bel paese"

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