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mercoledì 14 ottobre 2009

MAGLIE - Copersalento occupata



Hanno occupato la struttura salendo fin sul tetto. Gli operai della Copersalento, in scadenza di cassa integrazione, chiedono un posto di lavoro
Dal prossimo mese non riceveranno più la cassa integrazione ordinaria anticipata finora dall'azienda. Così ieri gli operai della Copersalento di Maglie, 35 in tutto, hanno occupato con un'assemblea permanente gli uffici e l'impianto arrivando fin sul tetto, minacciando di non andar via fino a che non si sia trovata una soluzione alla loro condizione di incertezza lavorativa.
La Copersalento è chiusa per via dei continui sforamenti nelle emissioni di fumi nell'aria; i lavoratori non chiedono che venga necessariamente riaperta, ma di essere ricollocati nel circuito occupazionale. Intanto ieri pomeriggio, una delegazione di loro è stata ricevuta da Umberto Guidato, viceprefetto.

da IlTaccoD'Italia


Copersalento: un operaio minaccia di dar fuoco al tutto, un altro sale sul tetto

Lecce (salento) - Copersalento occupata: Maglie trema. Sono in 42 gli operai del sansificio oggi senza lavoro e senza ammortizzatori sociali. La cassa inetgrazione è subordinata al ripristino dell’attività. Allertato il prefetto.

(Pierpaolo Spada) - Il gesto estremo di qualche lavoratore era prevedibile, perchè intenzione comunicata al termine del tavolo tecnico di lunedì scorso alla Provincia. L’impianto non può riaprire perchè secondo l’Arpa non sarebbe nelle condizioni di rispettare i limiti di legge (0,1 nanogrammi). Ieri mattina, intorno alle 9, i 42 operai del sansificio hanno deciso: occupazione della fabbrica. Ma ci è mancato poco che l’impianto, ieri stesso, finisse in cenere.
Un operaio è entrato nello stabilimento si è avvicinato ai serbatoi di etano minacciando di incendiare tutto. Nel pomeriggio, un altro lavoratore, in preda al panico, è salito sul tetto dell’impianto manifestando tutta la propria rabbia. Insomma, anche a Maglie la pazienza non ha più autonomia.

E come prevedibile, la protesta è sfociata, con seri rischi di tragico epilogo come i fatti dimostrano, sebbene occorra evidenziare il valore piuttosto simbolico dell’occupazione posta in atto: dipendenti amministrativi e dirigenti sono rimasti sono rimasti al loro posto.

Immediata è stata la convocazione di un incontro con il viceprefetto di Lecce. La riunione si è svolta alle 16,30 e si è conclusa poco dopo. Il viceprefetto ha preso atto della situazione e lo ha comunicato al prefetto Mario Tafaro, che dovrebbe rientrare a Lecce in giornata. La speranza dei lavoratori e dei sindacati è che Tafaro convochi subito la riunione per fare il punto della situazione e soprattutto trovare il modo di sbloccare la cassa integrazione che questi lavoratori non percepiscono da settembre, per avvenuta sospensione. Il problema Copersalento gode in questo momento di due elementi principali, non distinti e non separati: la produzione e il lavoro. Se non riparte il primo non può ripartire nemmeno il secondo.

Il tavolo tecnico, al quale anche il presidente della Provincia Antonio Gabellone ha partecipato lunedì scorso, è servito a ribadire il concetto che, per ora, nelle condizioni in cui l’impianto è, non può ripartire. Ma attenzione, perché il documento dell’Arpa non è stato redatto l’altro ieri e nemmeno il giorno prima. Risale almeno a una settimana fa.

E proprio il delegato Arpa - inviato a Lecce dal direttore Giorgio Assennato in sua sostituzione - ieri ha specificato che: “Non è che l’Arpa dice l’impianto deve restare chiuso. L’Arpa dice solamente di attivare una fase di sperimentazione per verificare quanto nuovamente constatato”.

Dall’altra parte, però, c’è l’azienda che all’Arpa chiede una certa elasticità. E’ un’azienda che sta facendo la corsa per ripartire. Ci sono ingenti finanziamenti che potrebbero andare perduti. Non si vuole perdere altro tempo. Come è emerso nel tavolo di lunedì, esiste, poi, ancora un altro aspetto legato alle autorizzazioni funzionali al funzionamento dell’impianto.

Come hanno spiegato i lavoratori: “Con l’autorizzazione attuale inquiniamo poco ma non possiamo lavorare. Con un’altra autorizzazione, che prevede maggiore inquinamento, emissione fino a 2.5, inquineremmo di più e potremmo lavorare”. “E’ ridicolo”, dicono. “E’ tutta una questione politica”, urlano, come hanno fatto ieri sera a Maglie manifestando apertamente in piazza Aldo Moro ostruendo anche la circolazione agli automobilisti.

FlaiCgil ritiene che “la situazione stia ormai sfiorando il paradossale e si stia interamente riversando sui lavoratori che dal prossimo mese non riceveranno più la cassa integrazione ordinaria, anticipata fino a ora dall’azienda. “Uno stato di disagio - scrivono i segretari Antonio Gagliardi e Roberto Natali - che rischia”, come sta avvenendo, “in ogni momento di trasformarsi in esasperazione e di sfociare in atti drammatici che il sindacato sta cercando di scongiurare”. La richiesta diretta al prefetto è di “incontro urgente”.

Infine, vogliamo segnalarvi anche il parere di chi, sulle questioni di ordine ambientale e occupazionale, non fa mai mancare il suo intervento. Questa volta la biblioteca di Sarajevo lo fa con una proposta, ad onor del vero, avanzata da qualche tempo: “Dopo la bonifica del terreno, sostituire l’inceneritore con un impianto di compostaggio. Ciò permetterebbe di chiudere il ciclo di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani anche per la parte umida, che verrebbe così sottratta al conferimento in discarica, con benefici diretti sulla Tarsu”.

Per i lavoratori, per ora, però, il problema resta uno: poter lavorare. Promettono di fare di tutto per raggiungere il loro scopo. Come in altre aree del Salento, il dramma occupazionale è tornato vivo anche a Maglie.

da IlPaeseNuovo

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