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martedì 13 ottobre 2009

Non solo veleni

Geneviève Makaping è una giornalista e antropologa camerunese. Vive in Italia dal 1988.

“Per quanto riguarda la fascia ionica e tirrenica cosentina, vi prometto un mare da bere”. Così parlò Gerardo Mario Oliverio, presidente della provincia di Cosenza, all’inizio della sua prima legislatura cinque anni fa. “Il mare da bere” è diventato lo slogan di un progetto politico importante. I cittadini si sono spellati le mani a forza di applausi. Pescatori, albergatori, tour operator, turisti, bambini e vecchi hanno osannato l’iniziativa.

Intanto le fognature dei paesi a monte riversavano il loro carico dal colore inequivocabile sulla spiaggia e nel mare. I depuratori non hanno mai funzionato nonostante lo stanziamento di decine di milioni di euro. Poi è cominciata un’inchiesta della magistratura. Si è scoperto che il mare era amaro, schiumoso, strano. L’opposizione voleva la testa del presidente su un vassoio d’argento. Sono arrivati anche quelli di Striscia la notizia. Sono andati a offrire un bel bicchiere d’acqua del mare che bagna le coste di Amantea, Cetraro e Paola al presidente Oliverio. Lui schifato si è rifiutato di bere. Poi il colore blu cupo e gli odori nauseabondi sono stati dimenticati rapidamente.

Nell’agosto del 2009 un altro fulmine si è abbattuto sulla testa dei calabresi. Si sapeva della presenza di una nave dei veleni nel Tirreno. La stampa locale aveva provato a parlarne: era stata derisa e gli amministratori locali avevano minacciato querele. Poi sulla costa tirrenica sono arrivate la stampa nazionale e quella internazionale e hanno parlato di queste navi che sputano veleno nelle acque dello Ionio e del Mediterraneo. Inquinano senza pudore. Secondo alcuni scienziati, ci vorranno secoli per smaltire tutta le sostanze letali. Nel frattempo il pesce mangia il veleno e l’uomo mangia il pesce avvelenato.

A Paola c’è un magistrato, Bruno Giordano, il capo della procura, determinato ad andare fino in fondo e vederci chiaro. Altri magistrati e l’onorevole Angela Napoli della commissione nazionale antimafia chiedono alle istituzioni di proteggere Giordano. All’interno di quelle navi maledette sembra che ci siano delle sagome che somigliano a degli essere umani. Morti bianche o lupare bianche?

Povera Calabria
E i calabresi? Nella redazione televisiva di Metrosat, dove lavoro, arrivano in continuazione telefonate di cosentini che vogliono sapere “se è tutto vero”. Dicono che sono incazzati e disperati. Che non hanno più la forza e non sanno con chi prendersela. Alcuni chiedono che il governo venga da Roma a riprendersi queste schifezze visto che se fosse successo nel nord Italia si sarebbe già trovata una soluzione.

Nessuno però parla di mafia né di ’ndrangheta. Chi ha ancora un po’ di senso dell’umorismo si chiede: “Ma è vero che siamo tutti ammorbati?”. E molti ripetono una frase che sento dire da trent’anni, ogni volta che ci si trova in una condizione di totale impotenza: “Povera Calabria!”.

Intanto ai piedi del monte Pollino c’è una piccola cittadina profumata: Saracena, la capitale del vino moscato. È il primo comune della Calabria per la raccolta differenziata dei rifiuti: 64 per cento. Entro la fine dell’anno raggiungerà il 70 per cento. Il sindaco Mario Albino Gagliardi ha dichiarato che entro dicembre del 2010 si passerà dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani alla tariffa di igiene ambientale, un sistema di calcolo delle imposte basato non sulle dimensioni della superficie abitativa, ma sulla valutazione di una serie di dati che comprendono anche la qualità della raccolta differenziata fatta da ogni abitante.

Insomma in una Calabria che quest’estate ha sepolto sei persone per malasanità, dove si parla di circa cinquantacinque navi affondate con carichi letali, c’è ancora un paesino che si ostina a pensare che è meglio essere puliti. Geneviève Makaping

da Internazionale

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