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giovedì 15 ottobre 2009

Pisani: ''La scorta a Roberto Saviano? Per noi non era necessaria''


di Lorenzo Baldo

Nell'intervista al capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, in edicola giovedì 15 ottobre sul Magazine del Corriere della Sera, il dirigente della polizia di Stato esterna tra l'altro la sua opinione in merito alla questione della scorta a Roberto Saviano.
“A noi della squadra mobile fu data la delega per riscontrare quel che Roberto Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute – spiega Pisani nell'intervista – dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull´assegnazione della scorta”.
“Ho arrestato centinaia di delinquenti – prosegue il capo della mobile di Napoli - ho scritto, testimoniato e giro per la città con mia moglie e i miei figli senza scorta. Non sono mai stato minacciato”, evidenziando quindi senza mezzi termini: “resto perplesso quando vedo scortate persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, carabinieri, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni”. Pisani conclude con un commento sul libro Gomorra: “Ha avuto un peso mediatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori”. Nel giro di poche ore alla pubblicazione delle anticipazioni dell'intervista a Pisani si è acceso immediatamente un dibattito sull'opportunità delle dichiarazioni del capo della mobile di Napoli.
Nessuna replica da parte di Roberto Saviano che ha scelto il silenzio. Lo scrittore napoletano vive sotto scorta da tre anni su disposizione dell´Ucis, l'ufficio che valuta le indicazioni del comitato per l´ordine e la sicurezza pubblica.
Dal fronte della magistratura sono giunti invece alcuni commenti. “Stimo molto Pisani – ha specificato il procuratore aggiunto di Napoli, Federico Cafiero de Raho, coordinatore del pool che indaga sul clan dei Casalesi, dal quale sono partite le minacce a Saviano – svolge un´attività eccellente e i risultati lo dimostrano. Tuttavia non sono d´accordo: Saviano è enormemente esposto. Ha smosso le coscienze e diffuso una conoscenza che era di pochi, diventando un emblema della lotta alla camorra. Colpire lui significa depotenziarlo. È il testimone di una battaglia civile in cui tanti si riconoscono. C´è un prima e un dopo Gomorra, in Italia”.
Il procuratore di Salerno, Franco Roberti, pur non commentando il giudizio sul capo della mobile di Napoli, in virtù del fatto di “non conoscere gli elementi su cui si basa Pisani”, ci ha tenuto a ricordare che “per quanto risulta a me Saviano è stato oggettivamente esposto a un grave pericolo che derivava da diversi fattori come l´attacco pronunciato all´udienza del processo Spartacus. E da fonti di polizia giudiziaria era emerso che lo scrittore era a rischio per la sua funzione simbolica e perché il libro, le sue dichiarazioni e i suoi articoli avevano smascherato il vero volto dei Casalesi”.
In ultimo è stato lo stesso giudice di Cassazione Raffaele Cantone a illustrare il suo pensiero. L'ex Pm nei processi contro i clan camorristici del Casertano che ha ottenuto la condanna all'ergastolo dei più importanti capi fra cui Francesco Schiavone, detto Sandokan, e Francesco Bidognetti, Cicciotto 'e Mezzanott', sotto scorta da quando, nel 2003, gli investigatori scoprirono un progetto di un attentato ai suoi danni organizzato dal clan dei Casalesi, non si è sottratto ad un commento a riguardo.
“Premetto che in questa vicenda sono coinvolto in prima persona – ha sottolineato Cantone – perché le minacce del processo Spartacus hanno riguardato anche me. Considero Vittorio Pisani uno dei migliori investigatori d´Italia. Ecco perché resto meravigliato dalle sue valutazioni. Non tengono conto di come la situazione di pericolo di Saviano sia stata più volte vagliata e sempre ritenuta molto grave. Gomorra ha fatto compiere un salto di qualità nella lotta alla camorra anche sul piano della consapevolezza dell´opinione pubblica e ha dato molto fastidio alle organizzazioni criminali».
Le dichiarazioni del capo della mobile di Napoli, nettamente in contrasto con quelle dei magistrati interpellati, hanno riacceso i riflettori sul tema dell'assegnazione della scorta a un “obiettivo sensibile”.
Tra le persone citate da Pisani che hanno inutilmente la scorta vi sono soprattutto i politici di turno che le utilizzano come status-symbol e questo si è uno schiaffo morale nei confronti di coloro che veramente rischiano la vita. Anche di chi, come Roberto Saviano, vive all'interno di un “meccanismo” molto più grande di lui, nel quale si può finire sotto il tiro incrociato di quello stesso sistema che inizialmente lo doveva proteggere.
Un “gioco grande” di cui ancora non si è scritto abbastanza.
E se secondo il dirigente di polizia il libro di Saviano “ha avuto un peso mediatico eccessivo rispetto al valore che ha per gli addetti ai lavori”, resta il fatto che c'è tutta una galassia di nuove generazioni alle quali Gomorra ha dato le prime basi per conoscere un fenomeno come quello della camorra. Giovani e meno giovani che hanno mosso i primi passi verso una presa di coscienza. Che è inevitabilmente diventata intollerabile, sotto tutti i punti di vista, per un'organizzazione criminale vissuta da sempre nell'omertà.

A Roberto Saviano l'abbraccio e il sostegno di tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila
da AntimafiaDuemila

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