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mercoledì 21 ottobre 2009

Rosario Crocetta denuncia: ''In Francia senza scorta''


Strasburgo. Il parlamentare europeo del Pd ed ex sindaco antimafia di Gela (Caltanissetta), Rosario Crocetta, ha denunciato oggi a Strasburgo la situazione paradossale in cui si trova dopo aver saputo, sabato scorso da un dispaccio dell'Apcom di non essere piu' protetto da una scorta di polizia durante i suoi soggiorni e spostamenti in Francia, nonostante la 'condanna a morte' pronunciata contro di lui da Cosa Nostra e il fatto che siano già stati sventati un paio di attentati nei suoi confronti. Durante una conferenza stampa insieme ai due vicepresidenti italiani dell'Europarlamento, Gianni Pittella (Pd) e Roberta Angelilli (Pdl), che hanno espresso nei suoi confronti un appoggio 'istituzionale' e assolutamente bipartisan, Crocetta ha rivendicato il suo diritto-dovere di esercitare il proprio mandato europarlamentare in sicurezza, e senza dover rischiare, come sta accadendo in questi giorni, di incontrare sulla sua strada un sicario pagato dalla Mafia per eseguire la 'sentenza'. Nelle due sessioni plenarie precedenti (luglio e settembre) del Parlamento europeo uscito dalle elezioni del giugno scorso, Crocetta aveva avuto a Strasburgo un'auto blindata di scorta e tre agenti francesi armati, oltre all'auto europarlamentare, con autista, e a un agente italiano. Le autorità francesi, inspiegabilmente, lo hanno privato della scorta proprio quando sembrava stesse risolvenosi il problema della mancata protezione in Belgio, dove Crocetta deve recarsi tre settimane al mese per i lavori di commissione e di gruppo dell'Europarlamento e per le 'minisessioni' plenarie. A seguito della denuncia dell'eurodeputato, ripresa dalla stampa nazionale, e dopo una pressante richiesta del presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, e dell'ambasciata italiana, le autorità belghe avevano finalmente concesso la settimana scorsa delle "misure appropriate" di protezione, sebbene senza precisare ancora in che cosa consistano esattamente (lettera del 12 settembre ministro dell'Interno Anemie Turtelboom all'ambasciatore italiano a Bruxelles Sandro Siggia). Sembra che ora le autorità francesi abbiano considerato come non piu' attuale la 'condanna a morte' decisa della mafia, applicando burocraticamente a Cosa nostra parametri di valutazione che forse vanno bene per le minacce dei coniugi traditi o dei bulli di quartiere nelle periferie del Nord Europa. "Ma la Mafia - ha spiegato Crocetta - non è un individuo o un gruppo di di singoli delinquenti, è un'organizzazione con ramificazioni internazionali capace di arrivare ovunque e di assoldare sicari in qualunque paese". Inoltre, l'eurodeputato giudica "ridicolo" pensare che, una volta emessa una condanna a morte, Cosa nostra poi non la esegua o se ne dimentichi. Il presidente Buzek ha già inviato, ieri, una lettera al primo ministro francese François Fillon, chiedendogli di garantire la sicurezza dell'eurodeputato italiano. Crocetta, intanto, continua a lavorare nel suo ufficio di Strasburgo, consapevole di rischiare la vita, ma prendendo piccole precauzioni come quella di modificare all'ultimo momento i suoi programmi, dagli orari di viaggio alle prenotazioni al ristorante. Ieri, arrivando all'aeroporto di Strasburgo, non ha trovato nessuno ad aspettarlo: l'autista del Parlamento europeo, che non sapeva dell'assenza della scorta, lo aveva scambiato per Magdi Allam (Udc), che appena sbarcato era stato preso in consegna da sei poliziotti e due macchine blindate, e se n'era andato credendosi ormai inutile. "Non si capisce la ragione per cui Magdi Allam, giustamente, abbia una scorta, per il rischio di attentati da parte di terroristi islamici, e non ce la debba avere invece Crocetta", ha osservato Pittella durante la conferenza stampa; e l'ex sindaco di Gela ha ricordato come nell'Ue, negli ultimi due anni, non vi siano stati attentati del terrorismo islamico mentre la Mafia ha continuato a uccidere, talvolta 'giustiziando' le sue vittime in modo spettacolare. Angelilli, da parte sua, ha giudicato "triste, incresciosa e inaccettabile" questa vicenda. Quella di Crocetta, ha detto, "è una bella storia italiana da raccontare: quella della sua battaglia contro la Mafia" che prima ancora che con coraggio è stata condotta "per grande senso del dovere e delle istituzioni e per onestà intellettuale". La lotta alla Mafia, ha aggiunto la vicepresidente del Parlamento europeo, "è uno dei nostri obiettivi fondamentali, e in questo siamo tutti uniti". Garantire la sicurezza di Crocetta, ha concluso Angelilli, "non è solo un suo diritto, è anche un "nostro dovere". A margine della conferenza stampa, il capodelegazione del Pdl a Strasburgo, Mario Mauro, ha osservato che "la tutela di Crocetta è dovuta non solo come riconoscimento del pericolo che corre l'eurodeputato italiano, ma in base alla qualità della democrazia che il progetto europeo deve saper dispiegare. L'Europa - ha sottolineato - non puo non porsi il problema di assumersi questo livello di responsabilità".

Apcom
da AntimafiaDuemila

Un sindaco coraggio

Rosario Crocetta è stato eletto sindaco di Gela l’11 marzo 2003 dopo che il Tar di Palermo ribaltò il risultato delle amministrative del giugno 2002. Rosario aveva perso per 107 voti in realtà ne aveva 532 in più. Lo stesso giorno dell’elezione, la mafia lo minacciò, annunciando che l’avrebbe eliminato nel giro di pochi giorni. La reazione fu immediata, Crocetta denunciò non solo alle forze dell’ordine e alla magistratura, ma soprattutto fece una denuncia pubblica coi nomi e cognomi dei mafiosi che avevano distrutto la città di Gela. Da allora a Gela è iniziata una battaglia senza precedenti per un amministrazione pubblica di contrasto alla mafia, fuori la mafia dal comune, dagli appalti dall’Eni, da Confindustria, ed ogni volta le denuncie del sindaco di Gela hanno avuto riscontro nelle numerose inchieste della magistratura. Ma Rosario non ha agito da solo. Sin dall’inizio ha avuto la coscienza che la lotta alla mafia doveva essere lotta di massa. Insieme a Tano Grasso, Peppe Lumia, Renzo Caponnetti, Pippo Scandurra invitò la società gelese alla rivolta contro la mafia. Da Gela è partita una lotta che ha contaminato tutta la Sicilia occidentale che sino ad allora non aveva mai visto la costituzione di una un’associazione antiracket. La Sicilia a cui si è rivolta Rosario in questi anni è una Sicilia che poi lo ha sostenuto nei momenti di difficoltà. Sono 100 gli imprenditori che hanno denunciato e che hanno portato all’arresto di circa un migliaio di soggetti legati alle organizzazioni mafiose.
Il messaggio di Gela è stato recepito da tutta la Sicilia ed oggi anche dal resto della nazione.
La mafia ne ha più volte decretato la morte, nel 2003, nel 2008 e nel 2009. Ma il lavoro vigile di magistrati, forze dell’ordine, degli imprenditori, delle associazioni e dei cittadini che combattono contro la mafia hanno impedito che a Gela venisse fatta una strage. L’antimafia di Rosario non è l’antimafia delle parole ma dei fatti, che unisce la battaglia per la legalità con quella dello sviluppo.
Bisogna dare lavoro ai giovani, fornire occasioni per gli imprenditori, lanciare un messaggio di una Sicilia produttiva, che diventi un punto di riferimento nel Mediterraneo. Un sogno possibile dice Rosario. Lo testimonia non solo il suo impegno, ma anche quello di tanti giovani, tante donne, tanti imprenditori e tanti operai che vogliono una nuova Sicilia.

Un sogno di libertà, possibile. Oggi stesso.

Un sindaco per l’Europa, Rosario è candidato alle elezioni del 6 e 7 giugno per il rinnovo del Parlamento europeo, per portare avanti l’orgoglio di essere siciliani, una terra pulita, libera e operosa.

da rosariocrocetta.com

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