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sabato 17 ottobre 2009

Soldi ai Taliban? Spazzatura! (di Gabriele Torsello)


Da Gabriele Torsello una chiarificazione sulla situazione in Afghanistan e sulla necessità della riconciliazione tra le diverse etnie. Essere Pashtun non significa automaticamente essere Talibano.

Il Times inglese insiste nell’accusare l’Italia per aver pagato i Taliban in cambio di una tregua, dando spazio alle ‘modalità’ ma non alle ragioni di tali dichiarazioni. Il presunto pagamento ai Pasthun, gli afghani residenti nelle zone in cui operano gli italiani e che il Times chiama in maniera generica e impropriamente Taliban, rientra nel programma di assestamento dell’Afghanistan attraverso una missione per la Pace e non per la Guerra.
Le Forze Occidentali impegnate alla ricostruzione del Paese, sono state più volte coinvolte in operazioni di approccio con i locali. Questo comporta, materialmente, un incontro con tutti gli afghani e in particolare modo con coloro che vivono nelle zone più remote e ostili. Il team militare ha il compito di relazionarsi con i leaders delle comunità e prendere nota di tutte le richieste avanzate che saranno poi inoltrate al commando a cui i militari fanno capo, e questi ultimi decideranno quali richieste dei ‘capi villaggio’ approvare o meno. L’erogazione avverrà attraverso la diretta costruzione di ciò che è stato richiesto (un pozza d’acqua, una strada, un ponte, un impianto elettrico ecc. ecc.), o attraverso l’assegnazione del capitale necessario alla realizzazione del progetto richiesto. Quest’ultima forma, ovvero il pagamento diretto è preferito dagli afghani perchè considerato un capitale di investimento diretto agli afghani stessi, e non un capitale diretto ad aziende estere come spesso accaduto e più volte contestato.

La natura delle ‘richieste’ non è uniforme in tutto il territorio afghano, come non è uniforme la condizione sociale da Kabul a Kandahar, c’è chi ha bisogno di una scuola ma ce anche chi ha bisogno di sicurezza, stabilità e fiducia prima di ogni cosa, altrimenti l’eventuale scuola o ospedale o strada che si intende realizzare, verrà distrutta già in fase di costruzione. Il programma di ricostruzione del paese, la missione per la pace in Afghanistan richiede tempo ed interventi graduali.

Ciò che è abbastanza uniforme, invece, là dove intercorrono gli approcci di dialogo, di collaborazione, di scambio e di scontro tra i militari occidentali (e non solo italiani) e gli afghani, è l’etnia della popolazione.

Sono Pashtun, la stessa etnia di coloro che spesso sono attori degli scontri armati, quali i Taliban. È il fattore etnico che necessita approfondimento e analisi.

Innanzitutto essere Pashtun non significa essere automaticamente un Talibano, e i Pashtun sono ancora oggi visti come nemici da altre etnie minori, in particolare dai Tajiki. Dal 2001, con l’intervento occidentale, si è lanciato una politica di riconciliazione tra tutte le etnie afghane, ma purtroppo non è una riconciliazione voluta da tutti. Si parla infatti di dividere geograficamente l’Afghanistan in diversi stati in base al gruppo etnico di appartenenza. L’ipotesi che va per la maggiore è di spaccare il paese in due, da una parte i Pashtun con Pashtunistan e dall’altra tutte le rimanenti etnie, in una terra che di Afghanistan conserverà soltanto il nome. La scissione non farà altro che ricreare una situazione simile a ciò che accadeva durante il regime Taliban tra il 1995 e il 2001, quando gli uomini del Mullah Omar e quelli del Leone del Panshir Massod dialogavano a colpi di kalashnikov, con la differenza che la guerra non sarà solo etnica ma internazionale. Chi è a favore della scissione dell’Afghanistan, quindi, è contrario ad ogni forma di dialogo tra culture e tra etnie afghane, e nel caso specifico è contrario a tutte quelle scelte militari che adottano strategie diverse dall’uso immediato delle armi.

Le fonti ‘ufficiali’ che hanno rivelato al giornalista del Times le accuse contro l’Italia, sono gli stessi che nel dicembre del 2007 hanno fatto espellere dall’Afghanistan diplomatici delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea perchè accusati di essere a favore del dialogo con i Taliban dell’Helmand, e non all’azione di forza immediata e violenta.

In realtà il Times, probabilmente in buona fede, altro non fa che alimentare e ‘sponsorizzare’ la divisione dell’Afghanistan e sostenere i presupposti per una vera guerra.

da IlPaeseNuovo

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