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mercoledì 14 ottobre 2009

Tutti i volti del razzismo

Sabato 17 ottobre a Roma la manifestazione nazionale contro il razzismo. Dopo l'approvazione del pacchetto sicurezza, i respingimenti e le campagne xenofobe della Lega. L'intolleranza sembra diventata una cifra costitutiva dell'Italia berlusconiana. Non solo contro gli stranieri.

Ciò che spaventa di più in un'Italia che pare aver perso ogni inibizione nei confronti del tabù razzista non è tanto la frequenza con cui esso si manifesta, quanto l'assuefazione dell'opinione pubblica e in qualche caso la condiscendenza che lascia campo libero alle aggressioni a chiunque sia percepito come «diverso». Ultima quella di domenica ai danni di una coppia gay a Roma, in pieno giorno, all'indomani della manifestazione nazionale contro l'omofobia. Non muta il nostro giudizio, semmai rafforza la nostra rabbia il fatto che uno dei due aggrediti, Massimo Fusillo, è un nostro collaboratore. A Massimo Fusillo, al suo compagno e a chiunque - uomo, donna, gay, migrante - sia vittima della violenza razzista contro ogni forma di presunta devianza va la solidarietà attiva di tutto il collettivo del manifesto.
L'escalation di violenze è intollerabile, non solo quando a sparare e uccidere sono i killer della camorra, come accadde un anno fa a Castelvolturno, o ad accoltellare sono ragazzotti affascinati dall'estrema destra, ma anche quando a picchiare sono squadrette di «sceriffi» al soldo del Comune a caccia dell'Emmanuel Bonsu o della prostituta di turno; o i vigili urbani che, nella Milano che costruisce l'Expo, in nome della sicurezza vanno a caccia di clandestini a bordo di sinistri bus con le sbarre; o ancora la Guardia di finanza che mette a soqquadro un intero quartiere di Roma, il Pigneto, per «rastrellare» un pugno di senegalesi in una stramba operazione anti-contraffazione, come una settimana fa a Roma.
C'è chi soffia sul fuoco, attizzando gli istinti bestiali del paese. Come fa Renato Farina sul Giornale: «A lume di buon senso - arriva a scrivere - quanto al danno sociale, siamo sicuri che sia più grave uccidere un omosessuale single che un padre di famiglia?».
Sabato prossimo, proprio nella capitale sfilerà un corteo nel nome di Jerry Masslo, un giovane rifugiato africano ucciso nel 1989 a Villa Literno, ai primordi del fenomeno immigratorio nel nostro paese. Dall'onda emozionale suscitata dal caso furono partorite una grande manifestazione antirazzista e in seguito una legge, la prima, che provava a regolare l'immigrazione, che prese il nome dell'allora ministro della Giustizia Claudio Martelli. Alcune leggi sono passate da allora sotto i ponti e il securitarismo ha definitivamente preso il sopravvento sull'accoglienza. Così, questa volta nel mirino ci saranno il «pacchetto sicurezza» e le sue svariate derive locali, i respingimenti in mare senza verifica del diritto d'asilo e la chiusura dei Cie, un problema europeo e non solo italiano.
A differenza di vent'anni fa, il movimento antirazzista è molto più isolato di allora, e non solo per la mancanza di sponde politiche. Proviamo a farlo sentire meno solo. Nel suo picco, il manifesto farà la sua parte e, naturalmente, sabato sarà in piazza.

di Angelo Mastrandrea da Il Manifesto

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