HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

sabato 31 ottobre 2009

VENDOLA «In Puglia apriamo all'Udc. Se resto io non sarà trasformismo»

di Daniela Preziosi da Il Manifesto del 27 ottobre 2009
«Facciamo asse sul lavoro Così riparte l'alleanza»
Presidente Vendola, il neosegretario Bersani ha parlato del suo Pd come di un partito «d'alternativa» non solo d'opposizione. È il calcio di avvio delle nuove alleanze?

Le primarie sono state uno straordinario fatto democratico. Hanno espresso, in forma forse persino disperata, un bisogno di contare, di essere protagonisti, di condividere l'uscita dal tunnel in cui la sinistra è prigioniera. E ora Pierluigi usa la parola 'alternativa'. Una parola bella, importante. Significa che non dobbiamo più vivere una coazione al governo in cui si alternano ceti politici come variazioni dello stesso tema. Quindi, ora che si è chiusa la vicenda congressuale Pd, propongo a Pierluigi di fare un passo avanti.

Che passo?
Ho telefonato a Bersani. E gli ho fatto una proposta: uniamo tutte le forze di opposizione in una grande mobilitazione nazionale a difesa del mondo del lavoro. Siamo in un paese che sta oggi scoprendo la sua crisi, che fin qui era stata sottovalutata. La lotta alla precarietà è un terreno importante per costruire l'alternativa, un terreno di nuova egemonia, visto che ormai la critica alla precarietà è un dato universalmente accettato. Ora si tratta di tradurre questa critica in una piattaforma politica comune. E poi, dinanzi alla scadenza dei rinnovi contrattuali, dobbiamo chiedere tutti insieme che i contratti siano validati dal voto dei lavoratori e delle lavoratrici, per una ragione di igiene sociale e democratica. Questi sono due cardini su cui ricostruire le coordinate generali della sinistra.

Proposta rivolta anche al Prc?
Certo. Misurarci tra di noi sulla base delle nostre opzioni ideologiche è inutile e noioso. Dobbiamo misurarci avendo come metro la realtà.

Quindi, Sinistra e libertà non si iscrive al Pd, neanche a quello di Bersani.
No, no. Il Pd non ha ancora svelato la sua natura. E i temi che ci hanno diviso fin qui non sono ancora alle nostre spalle. In tutta Europa si consuma la sconfitta, a volte catastrofica, di un trentennio del moderatismo di sinistra, del liberismo temperato.

Bersani è un esponente del liberismo temperato?
Pierluigi è il riformista emiliano per antomasia. Di quella storia conserva l'idea dell'autorevolezza della politica. Quello che mi piace di lui è che ha conoscenza degli oggetti della politica. Oggi la contesa pubblica è fatta di fiction, di Porta a Porta, dove trovi due che si scannano su cose di cui non sanno niente. Lui invece è uno che ha una conoscenza reale dei fenomeni sociali e del mondo del lavoro. Quanto al moderatismo di sinistra, lei parla di un leader, io parlo di tutta una storia: della passione per le privatizzazioni, per la flessibilità, per una certa idea della crisi. Oggi guardiamo avanti, ma i punti di differenza restano, ed è bene che ci siano protagonisti a sinistra del Pd.

Dopo l'elezione del segretario Pd in Puglia, Sergio Blasi, cercherete di fare una nuova coalizione con l'Udc in regione, per poi applicare quel modello su scala nazionale?
I tre candidati alla segreteria del Pd pugliese sono tutti espressione di una nuova classe dirigente: Michele Emiliano, il sindaco di Bari con la sua capacità di sparigliare la politica, il mio assessore alla trasparenza Guglielmo Minervini e Blasi, l'amato sindaco della taranta di Melpignano. Chiedono tutti e tre la mia conferma. Io condivido con tutti loro un'idea di costruzione dell'alleanza: quella che tiene al centro la difesa del mezzogiorno, della democrazia e lo sviluppo della nostra esperienza peculiare: fare della Puglia un luogo in cui l'intreccio fra i diritti di libertà, i diritti sociali e quelli umani è la cifra del governo.

La condizione dell'accordo nazionale è la sua riconferma in Puglia?
Intanto dobbiamo aprire un dibattito su quale Puglia vogliamo. Le alleanze non si fanno 'a prescindere'. Per quanto mi riguarda: il meridionalismo, la questione democratica e quella morale. Se si allarga la geografia dell'alleanza bisogna evitare che qualunque mutamento possa tradursi in un'operazione trasformistica. Quindi, scopriamo le carte. Io dico: acqua pubblica, una riorganizzazione sanitaria che punti sulla centralità del territorio, un'idea di politiche giovanili che ci ha fatto diventare un'avanguardia in Europa. E continuazione della stagione delle energie rinnovabili.

Da parte dell'Udc una delle carte per entrare in coalizione con il centrosinistra era: fuori Vendola. È caduta questa pregiudiziale?
Non so, chieda a loro. Certo, la cultura del veto a me sembra inaccettabile.

Crede che il Pd non la accetterà, rischiando di perdere la regione?
Non lo so. Ma direi che il processo politico per definire l'alleanza, il programma e il candidato presidente comincia oggi. Molte delle questioni sollevate fin qui appartenevano alla battaglia interna del Pd. Ovviamente, resta che io sono diventato candidato e poi presidente attraverso le primarie. Quindi ora ci sono solo due strade: o confermano me, o si torna alle primarie.

Nel qual caso lei si candiderebbe comunque.
Certo. Ma sono convinto che non ci sarà bisogno di arrivare a tanto.


di Andrea Fabozzi
FERRERO «Bene se rompe il bipolarismo»
«Al governo insieme? Sarebbe un inganno»
Anche Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, ha fatto gli auguri a Bersani «ci mancherebbe, abbiamo un ottimo rapporto personale» ma più in là non va. Da questa parte della sinistra «extraparlamentare» non ci si aspettano grandi novità nel rapporto con il Pd. Opposizione comune al governo sì - ma proprio oggi Ferrero presenta una manifestazione di Prc e Comunisti italiani con Di Pietro - alleanza per il governo no.

Segretario Ferrero, cosa cambia per voi con l'elezione di Bersani?
La cosa principale è l'uscita dal veltronismo, inteso come autosufficienza del partito democratico. Un'idea che si teneva insieme con il tentativo di cancellare della sinistra attraverso le soglie di sbarramento e il voto utile. In secondo luogo da parte di Bersani mi pare che ci sia un'attenzione maggiore al quadro sociale.

Lo dice per il riferimento che ha fatto all'«alternativa»?
Al momento è solo uno slogan diverso, vedremo cosa c'è dentro e se qualcosa cambierà sul serio. Io me lo auguro, ma il fatto che Bersani non eluda la questione sociale non vuol necessariamente dire che saprà proporre risposte di sinistra. Perché si tratta non solo di andare contro le politiche di Berlusconi ma anche quelle di Confindustria. Su questioni come la redistribuzione del reddito e l'intervento dello stato nell'economia. Ci confronteremo ma resto prudente. La vera novità è quella sul sistema politico, la fine della «vocazione maggioritaria».

Che però faceva il paio con la vostra scelta, da sinistra, di rompere con il Pd. È tempo di rivedere anche questa posizione?
No, io penso che il problema più urgente sia superare il bipolarismo così com'è. Altrimenti l'alternativa che ci viene posta è sempre quella tra il voto utile e l'andare al governo con Mastella. Bersani mi sembra disponibile ad andare oltre questo bipolarismo chiuso che è poi il terreno di crescita del berlusconismo e insieme l'arma di distruzione della sinistra. Col bipolarismo non si sposta niente, le lotte sociali non incidono. La Cgil ha fatto i suoi scioperi ma nulla si è mosso.

Al momento Bersani si limita a riaprire le porte a un'alleanza a sinistra, nel quadro dell'alternanza centrosinistra-centrodestra.
E noi confermiamo che non ci sono le condizioni per fare un accordo di governo con questo centrosinistra. E che siamo ovviamente interessati a costruire un'alleanza per battere Berlusconi, ma non per riprodurre lo schema bipolare.

Non teme l'isolamento nel momento in cui Sinistra e Libertà è più disponibile a cercare un accordo?
Non si possono fare pasticci. Non si può firmare un accordo di governo e poi scoprire che sulle liberalizzazioni la pensiamo in modo opposto, che sulla guerra in Afghanistan non siamo d'accordo per niente. Vedo lo spazio di un discorso comune per battere Berlusconi, ma in questo contesto gli elementi di unità sono tutti da cercare.

Va a finire che proprio l'elezione di Bersani scaverà un solco tra voi e Sinistra e Libertà. Vi eravate mandati messaggi concilianti negli ultimi tempi, il rapporto col Pd può far crollare tutto?
Chi oggi vede lo spazio per alleanze di governo non si capisce perché non si sia alleato con il Pd già nel 2008. È sbagliato immaginare adesso tranquillamente un accordo con il Pd senza valutare cosa è successo col governo Prodi. Chi lo fa ha un'altra linea politica: si pone come una corrente esterna del Pd. È legittimo ma è un'altra cosa. Il discorso è però prematuro, questo è il momento di mandare a casa Berlusconi con un'opposizione comune.

Anche con l'Udc?
Più larga meglio è, ma sempre sui contenuti. Bisogna passare da una discussione tutta sulla moralità del premier alle questioni economiche e sociali.

Non vi sarà indifferente la possibilità che dal Pd si scindano teodem e rutelliani.
Il fatto che se ne vada qualcuno non sposta automaticamente a sinistra quelli che restano. Io nei due anni di governo Prodi non ho litigato solo con Mastella ma con tutto il resto del governo sulle politiche economiche, sulla guerra e le grandi opere. Per questo considero poco serio fare finta di non vedere quei nodi politici che abbiamo già incontrato soltanto perché Bersani viene da una storia più di sinistra di Franceschini. Altrimenti riproduciamo lo stesso schema: ogni dieci anni facciamo un governo che alla prova dei fatti non reggiamo.

5 commenti:

  1. Credo che il Manifesto debba rivedere l' indirizzo editoriale che ha elaborato su Vendola.
    Credo sia ingeneroso cercare di cogliere sempre le criticità del suo agire politico e non evidenziare anche gli aspetti di merito.
    Se il rappresentante più decoroso del pensiero meridiano, di oggi, viene messo alla berlina è anche il sud che troverà più asperità nel vedersi riconosciuti diritti che oggi sembrano inconquistabili.
    L' emancipazione del nostro sud non può in questo momento storico non coincidere con Vendola perchè per onore di verità e per senso di giustizia occorre riconoscere l' importanza del suo agire politico.
    Voglio dire a tutti i sedicenti aderenti al campo largo della sinistra che questo modo di interpretare la rappresentanza e cioè la voglia matta di sfiduciare tutti e comunque è una pratica di suicidio collettivo.
    Se in mezzo a tanto male che ci circonda vediamo qualcosa di buono teniamocelo stretto.
    Se pensiamo di essere migliori di qualcun altro e se abbiamo più volontà dobbiamo fare. Fare il bene ora e mentre lo facciamo dobbiamo perlare.

    RispondiElimina
  2. Evidenziamo soprattutto gli aspetti negativi dell'operato del presidente Vendola se vogliamo veramente il massimo dal nostro compagno.
    Vendola deve semplicemente continuare a fare politica come, tra mille difficoltà, ha fatto negli ultimi cinque anni.
    Però dagli errori si dovrebbe imparare.
    Occhio alle alleanze fatte per raccattare voti.........................................................................................

    RispondiElimina
  3. ..cerco un mondo altro..dove il diritto a pensarla in modo diverso non sia necessariamente sintomo di disprezzo o disfattismo...voglio credere in un mondo senza orticelli o feudi da salvare,senza nord o sud,senza delimitazioni geografiche,o culturali da preservare in nome della disuguaglianza..ho il diritto e il dovere di guardare ad un mondo lontano da poltrone e salotti perchè ostinato a reggersi sulle sue sole gambe..
    mi può aiutare Presidente?

    francesca

    RispondiElimina
  4. LE DISUGUAGLIANZE ESISTONO OGGI FRA UN NORD DEL MONDO, INDUSTRIALE ED OPULENTO ED UN SUD SFRUTTATO E RICATTATO.
    RESISATERE VUOL DIRE DIRITTO DI ESISTENZA DEGNA E AUTONOMA.
    LA QUESTIONE MERIDIONALE NON E' UNA FAVOLA MA IL TEMA CENTRALE DELL' UNITà' NAZIONALE.
    SENZA UGUAGLIANZA NON C'E' GIUSTIZIA.
    NORD E SUD PER POSSIBILITA' NON SONO EGUALI.

    RispondiElimina
  5. ".... Per ogni esecuzione di camorra, per ogni omicidio, Napoli perde dignità, credibilità, luce e serenità. In futuro- e mi rivolgo ai lettori del centro e nord Italia- quando leggerete di queste storie, quando leggerete delle esecuzioni, quando sentirete parlare di sparatorie, invece di pensare che si stia parlando di periferie distanti e di vicende sconosciute, ricordatevi di queste immagini in modo che le parole, i fiumi di parole che schiere di giornalisti quotidianamente scrivono su queste vicende possano trovare concretezza nel vostro sguardo, nello sguardo di chi legge, uno sguardo che può chiedere di mantenere luce accesa su tutto questo.
    E' fondamentale comprendere che le organizzazioni criminali che in Campania, in Calabria, in Sicilia, negli ultimi trent' anni, hanno fatto più di diecimila morti, non sono un problema del Paese, ma sono IL PROBLEMA DEL PAESE.
    Che ogni attimo dedicato ad altre vicende, ogni attimo che ci vede distratti da altre questioni, è un attimo concesso alle mafie.
    Quanto vale la vita di un uomo nella mia terra?
    La vita di un uomo nella mia terra non vale niente..."

    Tratto da " Napoli, così uccidono i killer della camorra " di ROBERTO SAVIANO apparso su " la Repubblica " del 30 ottobre 2009.

    RispondiElimina