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martedì 24 novembre 2009

''Anche i rom sono esseri umani''


I rom di via Rubattino abbandonati al loro destino

“Sono esseri umani e come tali devono essere trattati. Come si può abbandonare delle mamme con dei bambini per strada?” A porre questa spinosa domanda è don Piero Cecchi, responsabile della parrocchia di San Giovanni Crisostomo di via Cambini a Milano, che ha preso in carico una delle famiglie rom sgomberate giovedì mattina dal campo di via Rubattino dalle ruspe del comune. “Fino a quando non verrà trovata loro una sistemazione dignitosa – ha esclamato il sacerdote - questa famiglia rom rimarrà nella nostra comunità. Abbiamo provveduto a dare loro, viveri, vestiti e possibilità di lavarsi. Non li lasceremo in strada. Per ora dormono in un'aula in cui abbiamo messo dei materassi. Non è una casa, ma è sempre meglio che dormire fuori al freddo”. Il parroco, tradito dall'emozione, sottolinea anche l'umanità e la grande dignità dei nomadi, spesso vittime dei peggiori pregiudizi.

Come don Piero, anche altre comunità parrocchiali e famiglie milanesi hanno deciso di aprire le porte ai rom di via Rubattino per toglierli dalla strada. Ecco quindi svelato il segreto dell'amministrazione milanese che, incapace di proporre una politica seria di integrazione della comunità rom, ha scelto di fare affidamento sulla rete di solidarietà delle associazioni, delle parrocchie e dei singoli cittadini. “Sono in Italia da nove anni – dice Alina, mamma di quattro bimbi, di cui due frequentavano la scuola con regolarità – e ho girato molti campi: Bacula, Bovisasca, Quarto Oggiaro e infine Rubattino. Ovunque andiamo, ci cacciano, questa non è vita. Sia io che mio marito abbiamo lavorato. Io ho fatto le pulizie, lui, come quasi tutti gli uomini del campo, ha trovato impiego nel settore delle costruzioni, ma sempre in nero. Nessuno ci ha mai offerto un contratto. In Romania non possiamo tornare, vorremmo stare qui per dare delle opportunità migliori ai nostri figli”. Alle parole di Alina fanno eco quelle di Durusan. “Ho tre figli - racconta Durusan – e sono in Italia da quattro anni. Sono stata nel campo di Bacula, Bovisasca e infine a Rubattino. Da due giorni dormiamo all'aperto con i bimbi, non sappiamo più come muoverci e per questo abbiamo deciso di rivolgerci alla chiesa”.

Sabato mattina alle sette gli agenti delle forze dell'ordine hanno sgomberato per una seconda volta i rom che si erano accampati dall'altra parte della strada dall'area liberata giovedì. Era, infatti, circolata la voce che il vice-sindaco di Milano, Riccardo De Corato, uno dei grandi sostenitori della politica degli sgomberi, venisse in zona per partecipare a una riunione di quartiere del Pdl. Nonostante ai rom fosse stato concesso di rimanere nel parco occupato fino a domenica, gli agenti, per evitare di rovinare la giornata al vice-sindaco, hanno disperso nuovamente i nomadi che, disperati, si sono recati nella parrocchia di Sant'Ignazio.

“Francamente si fa fatica a capire le mosse dell'amministrazione - afferma Elisabetta Cimoli della Comunità di Sant'Egidio -. Manca la volontà di mettere in atto qualsiasi progetto alternativo alla politica degli sgomberi. Venerdì sera i rom avevano organizzato un presidio davanti alla prefettura per chiedere il supporto della Protezione civile, ma anche questo era stato loro negato. Sabato è stata la volta dell'occupazione della chiesa di Sant'Ignazio, in seguito alla quale il comune è stato praticamente costretto a mettere a disposizione dei posti nei dormitori. Ora alcune donne con figli sono state accolte nelle comunità mamma-bambino di Monza e Melzo ed è stata aperta loro l'infermeria di viale Ortles a Milano. Gli uomini sono stati inviati in due dormitori, mentre alcune famiglie hanno trovato ospitalità presso la Casa della Carità, nelle parrocchie o nelle famiglie milanesi. E' evidente che sono tutte soluzioni temporanee, che non possono durare”.

A preoccupare le associazioni è anche l'imminente demolizione del campo regolarizzato di via Triboniano che verrà distrutto per fare spazio al nuovo piano edilizio dell'Expo. “Sono stati spesi molti soldi per sistemare Triboniano - continua la volontaria della Comunità di Sant'Egidio - e, piuttosto, che usare altro denaro per spostarne gli abitanti, sarebbe meglio utilizzare le risorse per accompagnare le persone a uscire dai campi. Sembra che i rom di Triboniano verranno trasferiti nell'accampamento di via Idro di Milano, dove verrà creato un campo che ospiterà altri ottocento individui, una sorta di ghetto. Quello che è successo per lo sgombero di via Rubattino dovrebbe far riflettere il comune e spronarlo a cambiare politica. Per la prima volta i cittadini si sono mossi non per cacciare i nomadi, ma per aiutarli. Le maestre e i genitori dei bimbi italiani con un compagno nomade hanno fatto di tutto per scongiurare lo sgombero e difendere il diritto dei più piccoli all'istruzione. Diritto che anche noi chiediamo venga rispettato”.

di Benedetta Guerriero da PeaceReporter

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