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mercoledì 4 novembre 2009

Autunno caldo, 40 anni dopo

Circondate da un preoccupante disinteresse dell'insieme della società italiana sono tuttavia in corso alcune significative iniziative tese ad analizzare, studiare e riproporre, a quarant'anni dall'autunno caldo, quel ciclo di lotte impetuoso caratterizzato da imponenti mobilitazioni sindacali unitarie, da rinnovi contrattuali significativi, da conquiste salariali e normative che non hanno riscontro in altre fasi della storia del movimento operaio dell'Italia


-Una stagione drammaticamente conclusosi con la violenza terroristica che, con la strage di Piazza Fontana, ha fatto irruzione nello scenario politico e sociale come strumento per contrastare quelle lotte.

Dopo una lunga e paziente costruzione del potere di contrattazione del sindacato in azienda che ha caratterizzato la "riscossa operaia" degli anni sessanta i lavoratori italiani, protagonisti della ricostruzione e dell'espansione dell'economia italiana caratterizzata da bassi salari, da scarsi diritti, da un sistema di protezioni sociali molto debole e frammentato, quasi fossimo i lavoratori cinesi di oggi nell'Europa di allora, avevano deciso che così non si poteva più andare avanti.
E lo hanno proposto ad un paese che esprime un deficit storico di legittimazione delle forze del movimento operaio. Un movimento che non è mai stato pienamente riconosciute da una parte consistente dei ceti dominanti quale soggetto politico e sociale in un quadro costantemente caratterizzato da un sistema di relazioni sindacali mai consolidato ne codificato, anzi basato esclusivamente sui momentanei rapporti di forza.

Le lotte del 1969 hanno profondamente inciso sul costume, la cultura di massa, la qualità dei processi partecipativi e democratici; i rapporti di distribuzione del reddito e i rapporti tra diversi ceti sociali sono usciti da quella contrastata stagione notevol-mente modificati. Alcuni tratti della nostra società sono stati cambiati in modo irreversibile. Senza quelle lotte, senza il rapporto, frequentemente dialettico ma fruttuoso tra lavoratori e studenti, non si sarebbero gettati quei semi che hanno cambiato nel profondo la società italiana portandola a tante conquiste civili (dalla approvazione dello Statuto dei Lavoratori, alla legge sul divorzio e sull'aborto, ad altri avanzamenti conseguiti negli anni successivi), non si sarebbe avviato un così intenso ciclo di iniziative e di lotte che pur tra alti e bassi avrebbe percorso gli anni settanta.
Furono quelle stagioni ricche di enormi energie, di straordinarie potenzialità, ma anche di contraddizioni non risolte che si riproposero negli anni successivi. Il sindacato è uscito da quegli anni profondamente mutato rispetto a come vi era entrato poiché ha saputo cogliere molte delle istanze emerse da quella convulsa fase storica misurandosi, non senza resistenze interne, con la voglia di partecipare che tanta parte della società esprimeva in forme nuove, poiché ha avuto la lungimiranza di comprendere molte delle novità emerse in quel periodo e di integrarne le potenzialità nell'organizzazione, a partire dall'esperienza dei Consigli di Fabbrica.

In un paese a democrazia bloccata il riformismo sociale del sindacalismo confederale ha contribuito a promuovere la realizzazione di un più moderno welfare state universale e solidale in un paese che, a differenza dei paesi dell'Europa democratica, non lo aveva ancora realizzato.

Sono però emersi con evidenza in quegli anni e in quelli che seguirono anche le difficoltà della politica italiana a offrire orizzonti e sbocchi adeguati alle istanze di cambiamento che da quella fase erano emersi con vigore e che chiedevano un salto di qualità nel modello di sviluppo, nell'organizzazione sociale e nella vita politica. Le domande di modernizzazione rivolte al sistema politico e istituzionale hanno trovato scarse risposte aprendo così la strada alla lunga decadenza italiana fino a giungere all'implosione degli anni novanta. Penso valga la pena di discuterne più a fondo sia da parte di chi quelle battaglie le ha vissute come di chi, perché giovane, di quella stagione ha solamente sentito parlare.


http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=13354

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