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sabato 7 novembre 2009

Caso Cucchi. Il pestaggio prima dell'arrivo a Regina Coeli

Lesioni gravi al volto, lesioni vertebrali e un sospetto di trauma cranico addominale: queste le condizioni in cui versava Stefano Cucchi, secondo i medici, quando il pomeriggio del 16 ottobre è stato portato al carcere del Regina Coeli. Pronti gli avvisi di garanzia per le forze dell'ordine e i medici.

Ogni giorno che passa, si aprono crepe nel muro di omertà, complicità e negligenze innalzato da pezzi dello stato nella vicenda della morte di Stefano Cucchi, il giovane di 31 anni arrestato il 16 ottobre per il possesso di venti grammi di hascish e morto nel reparto penitenziario dell’ospedale “Pertini” il 22 ottobre.
Le foto segnaletiche di Stefano all’entrata del carcere di Regina Coeli, pubblicate oggi da Repubblica, evidenziano il “trattamento” riservatogli dalle forze dell’ordine la notte in cui è stato arrestato: lividi, contusioni, escoriazioni. La pubblicazione delle foto ha “illuminato” la memoria di tre medici del reparto di Regina Coeli che questa mattina sono stati ascoltati dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale, che ha aperto un’indagine sulla morte del giovane.

Lesioni gravi al volto, lesioni vertebrali e un sospetto di trauma cranico addominale: queste le condizioni in cui versava Stefano Cucchi, secondo i medici, quando il pomeriggio del 16 ottobre è stato portato al carcere del Regina Coeli. ‘’Siamo ancora all’inizio – ha spiegato il presidente della commissione Ignazio Marino – ma i medici sono stati molto precisi circa la condizione fisica di Stefano nel momento di ingresso al carcere di Regina Coeli’’. Dalla loro descrizione e dalla cartella clinica, “è evidente – aggiunge Marino – che il ragazzo aveva già lesioni gravi, al volto, aveva il sospetto di un trauma cranico addominale e sicuramente delle lesioni vertebrali’’. La nausea di Chucchi, secondo i medici, era il sintomo di un danno nervoso centrale. Sul fatto che non sia stata effettuata una Tac di controllo, ha concluso il presidente della commissione, “bisogna fare un approfondimento con i medici dell’ospedale Fatebenefratelli’’.

Ora si fa più chiara la ricostruzione dell’intera vicenda. Stefano viene fermato il 16 ottobre alle 23,30 al parco degli Acquedotti dai militari della stazione Appia di via del Calice dove gli viene notificato il fermo. La prassi prevede che proprio durante questa fase, il soggetto fermato possa nominare il suo avvocato di fiducia. Secondo quanto riferisce un ufficiale dell’Arma, il giovane avrebbe rifiutato di nominare un legale. Secondo la famiglia Cucchi, invece, al giovane sarebbe stata negato di nominare il legale di famiglia Stefano Maranella e, durante l’udienza di convalida, è stato difeso dall’avvocato d’ufficio Giorgio Rocca. All’1,30, avviene la perquisizione nell’abitazione di Cucchi, in via Ciro da Urbino, dove Stefano viene visto dalla madre in buone condizioni. Il ragazzo, a quel punto, viene portato di nuovo nella caserma della stazione Appia per la notifica dell’avvenuta perquisizione. Poco prima delle 4, Stefano viene trasferito alla stazione Tor Sapienza di via degli Armenti, dove passa la notte in cella di sicurezza. Qui si sente male, viene chiamato il 118 ma, secondo le testimonianze, lui avrebbe rifiutato il ricovero. Alle 9 di mattina viene accompagnato a piazzale Clodio e consegnato alla polizia penitenziaria che lo custodisce nelle celle del tribunale. Alle 12,50 viene portato in aula. Lì incontrerà il padre, lo abbraccerà all’inizio e alla fine dell’udienza.

“Non è vero che lui avesse rotto con i familiari – ha detto l’avvocato Fabio Anselmo – Il primo ottobre era il suo compleanno e si scambiò due sms molto affettuosi con la sorella. Qualche contrasto in famiglia c’era, a causa delle sostanze, ma non ci fu alcuna rottura dei rapporti”. Intanto, come riferito dall’avvocato Anselmo, i legali hanno richiesto la riesumazione del corpo per una nuova autopsia. Alla luce delle novità, il pubblico ministero Vincenzo Barba sta indagando in due distinte direzioni: sul personale di polizia che ha avuto in consegna Stefano e nei riguardi del personale medico che successivamente lo ha avuto. “Verità e giustizia per Stefano”: queste le parole d’ordine del corteo cittadino che domani attraverserà le strade di Torpignattara, il quartiere dove abita la famiglia Cucchi. Appuntamento alle 15 davanti l’Aquedotto Alessandrino.

da Carta

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