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martedì 3 novembre 2009

DA DESTRA SALE UNA MAREA NERA


Sono giovani e si ispirano al pensiero di Ezra Pound. A cui dedicano le loro sedi. Che da Roma si stanno moltiplicando nel resto d’Italia. Tra croci celtiche, spranghe e aggressioni.

di Tommaso Cerno e Claudio Papaianni
L’onda nera è arrivata fino a Napoli. Casa Pound ha occupato il vecchio monastero delle suore Teresiane, nel quartiere popolare di Materdei. Ora anche sotto il Vesuvio sventola la Tartaruga, simbolo del diritto alla casa e bandiera dei centri sociali di estrema destra. E subito in tutta Italia, il clima torna rovente. Prima i camerati avevano marciato su Roma, dove le comuni si sono moltiplicate da Casal Bortone all’Esquilino. Ora si sono ramificati dappertutto, registrando tutti quest’anno il boom delle adesioni. Contano almeno 2 mila iscritti da Nord a Sud, 50 mila simpatizzanti, una quarantina fra pub neri e librerie, radio e tv sul Web.
La piramide si allarga, dunque, dalla capitale fino alla provincia estrema, così come la mappa degli scontri di piazza.
Eccoli i “fascisti del Terzo Millennio”, un miscuglio di duce e hard rock, teste rasate e poesie di Ezra Pound. Laboriosi volontari, che per strada si trasformano in soldati addestrati alla lotta, con un obiettivo dichiarato: arruolare nuovi poveri, disoccupati e senzatetto, lasciati soli da una sinistra in constante ritirata. Facciata esterna e cuore pulsante di Casa Pound restano ben distinti. Lo simboleggia anche il pesante anche il pesante portone di ferro battuto che protegge dagli intrusi l’ex convento alle porte di Napoli, dove “L’Espresso” è potuto entrare. Sta a due passi da via Foria, che faceva da spartiacque ai traffici dei clan di Forcella e Sanità, le famiglie Giuliano e Misso. I camerati ci lavorano giorno e notte fra mobilio accatastato, calcinacci e piscio di gatto. “Vogliamo realizzare un centro per i bambini e uno studentato gratuito, ma ci vorrà molto tempo”, dice il portavoce Giuseppe Savuto. Ha 23 anni, si fa chiamare Peppe, è un ex militante della Fiamma tricolore. E’ lui che ha guidato l’occupazione del 12 settembre, a novant’anni esatti dalla presa di Fiume, solo l’ultima conquista dei neofascisti in ordine di tempo. Ed è sempre lui che ha scelto l’acronimo Hmo per la comune, allo stesso modo di Gabriele D’Annunzio: “Hic manebimus optime, qui staremo benissimo”. Sotto le volte di sei metri, ora progetta sale studio e biblioteche con titoli di Pound, Marinetti, Evola e Codreanu. Ma nel frattempo, l’effetto è stato di tipo diverso: nelle università e nei circoli giovanili di destra e sinistra tornano la ribellione e la lotta. In Campania c’è stata la scintilla, ma l’incendio ormai dilaga. Appena i camerati sono entrati a Materdei, esponendo il tricolore e i simboli neofascisti, la tensione è salita alle stelle. Nel centro di Napoli, ma anche nel resto del Paese.
Peppe Savuto è accusato da un liceale del Collettivo studentesco di sinistra, picchiato dal branco all’uscita di scuola. “Era con noi a Casa Pound, non può essere stato lui”, sono pronti a testimoniare i suoi camerati. Anche se il loro capo per ora resta l’unico indagato per l’aggressione e il ragazzo ha 30 giorni di prognosi. Dall’altra parte gli anarchici neri denunciano di essere stati pestati in centro storico, davanti all’agente immobile. Se a Casa Pound si professa il “movimento sociale”,in strada si usano le mani. Celtiche contro falci e martello sono di nuovo la miccia dei tafferugli all’università, delle spranghe che ricompaiono nei cortei, come gli albori di un nuovo ’77. L’ultimo episodio è accaduto in Toscana pochi giorni fa. A Pistoia, giovani a volto scoperto hanno fatto irruzione a Casa Pound. All’interno c’erano un militante e un consigliere comunale del PDL, che si sono rifugiati in un androne per sfuggire a bastoni, cinture e catene. Se i neofascisti denunciano 4 assalti nelle ultime settimane, i centri sociali di sinistra organizzano presidi davanti alle questure per chiedere il rilascio dei fermati. E scaricano le colpe sui camerati, profetizzando altri scontri. A Bologna, qualcuno ha appiccato addirittura le fiamme alla comune delle destra radicale, a Porta Castiglione. Dentro c’erano il leader Alessandro Vigliani e la fidanzata, incinta. Si sono salvati calandosi dalle finestre. Stessa paura, stesse scene da anni ’70, lo scorso marzo, quando il Blocco studentesco, emanazione delle tartarughe negli atenei, affrontò l’Onda durante un volantinaggio a Porta di Massa, ancora a Napoli. In quella piazza gli estetismi della destra fiumana lasciarono spazio ai caschi da motociclista, indossati come armature. “Si tratta di distorsioni, la verità è che eravamo in sette e siamo stati aggrediti da un settantina di comunisti. C’è pure un video su YuoTube che lo dimostra”, ribatte Savuto. Così come ci sono le foto, invece, che ritraggono il gruppo di Casa Pound con le mazze davanti ai portoni dell’università Federico II.
Manganelli tricolore contro insegne opposte. Per le strade ormai ogni pretesto è buono. Come la protesta contro la Gelmini a Piazza Navona lo scorso anno, quando ancora il Blocco studentesco invase il presidio dei liceali nel cuore di Roma. Scene riprese dalle televisioni cui, pochi giorni dopo, seguì l’irruzioni negli studi Rai per contestare il video che mostrava i ragazzi di Casa Pound aggredire i giovani della sinistra antagonista. “Non siamo né di destra né di sinistra, la nostra ideologia è meta politica”. Ribattono i militanti della tartaruga. Loro si rifanno al Pensiero Sociale di Benito Mussolini, quello degli albori. “Siamo contro gli slogan antisemiti, i lager, la xenofobia e l’omofobia”. Non tollerano nemmeno sentirsi dare dei razzisti:” siamo identitari”. Così nel nuovo dormitorio, a fianco del tricolore,hanno issato le insegne del Tibet e del popolo palestinese. A Napoli le indicano con un certo orgoglio, stanno lì a dimostrare le loro buone intenzioni. Poco importa poi, se ai raduni che organizzano in giro per l’Italia, le foto ritraggano marce di skinhead che fanno il saluto romano e i segni con la svastica nazista. Sono i simboli di una vecchia guerra che torna a rivivere anche sul corpo dei seguaci di Pound, dove croci e segni esoterici si alternano nei tatuaggi. E’ un armamentario che viene occultato sotto le felpe di fronte agli estranei o per le vie del centro, dove la sola legge sono le botte. “Copritevi se uscite, non mostrate i simboli”, ordina ai giovani camerati come Emmanuela, l’unica donna del centro sociale di Napoli. Appunto perché fuori non ci sono più i libri esoterici e le poesie. Fuori si picchia. Chi abita, dunque, a Casa Pound? Ragazzi in jeans e maglietta o squadristi e mimetica? E qual è la loro missione: aiutare i deboli, o ripulire le strade? A chi teorizza livelli differenti di militanza, dalla passione sociale all’addestramento paramilitare, replicano che “si tratta di menzogne”. “Siamo non violenti, è la sinistra che ci attacca e ci vuole morti”, accusano in coro. Ezra Pound è il loro solo riferimento, la loro battaglia è contro l’usura, i mutui e lo strapotere delle banche. Dei pestaggi in strada nemmeno un cenno. Eppure anche la festa a Casa Pound odora di violenza. Ai concerti degli ZetaZeroAlfa, il gruppo fondato dal capo della rete italiana, Gianluca Iannone, il confronto fisico è parte della musica. Il pezzo più famoso incita al “cinghia-mattanza”, una specie di danza sanguinaria, dove dal palco si ordina al popolo che balla di picchiarsi con tutte le forze e frustarsi con le cinture di cuoio,sfilate dai pantaloni.
Il ritornello è un invito a combattere, a farsi male per soffrire insieme:” Uno:me sfilo la cinta. Due: inizia la danza. Tre: prendo bene la mira. Quattro: cinghia mattanza.”. Urla, schitarrate che scaricano decibel e adrenalina, cinghie dritte sulla pelle, meglio se a petto nudo. Intanto i gruppi che si affiliano alla Tartaruga si moltiplicano. Torino, Latina, Avellino, Firenze, Siena. Hanno nomi e simboli che rievocano i legionari di Fiume: Cuore nero, Asso di bastoni, Circolo Futurista, Figli di nessuno.
A Verona c’è il Cutty Sark, un pub nero la cui inaugurazione fu accolta con il saluto romano, nella terra dei neonazisti più famosi d’Italia. Fra i clienti teste rasate con la celtica tatuata sull’avambraccio. “Siamo noi il simbolo della destra vera, non c’è niente di cui vergognarsi a salutare così”, dice uno skinhead: “Io picchio se c’è da picchiare, così come leggo Pound e Platone. E sono fiero che nella mia città sia stato firmato il manifesto che voleva riportare il fascismo alle origini, a Piazza San Sepolcro”. Anche a Milano i camerati aumentano. Hanno intitolato Piazza Gramsci a Gabriele Sandri, il tifoso ucciso da un poliziotto. E’ una sfida allo Stato. “L’unico modo per sconfiggere la memoria emotiva con la memoria perenne”, proclamano. Immortale come il loro fascismo.


EREDITA’ DI FAMIGLIA

Per i camerati è la bella Emmanuela, 21 anni, capelli corvini. E’ l’unica donna di Casa Pound a Napoli, ma non una qualunque. E’ la figlia di Michele Florino, ex senatore missino e poi di An. Per anni è stato il capo della sezione Berta di via Foria, quella dei duri e puri. Da lì, il 17 giugno 1975, partì la molotov che ucciso Iolanda Palladino. Aveva la stessa età di Emmanuela. La sua auto era incolonnata per caso fra i militanti comunisti in festa per la vittoria alle elezioni. Otto anni dopo, tre ragazzi morirono in un agguato: omicidio di camorra, si disse. Ma oggi, il pentito Giuseppe Misso fornisce una nuova versione e accusa proprio Florino di avere partecipato al summit che decise la spedizione di stampo politico. Una rappresaglia contro il clan Giuliano che aveva imposto la chiusura di alcuni circoli del Msi. Florino nega e querela, ma resta indagato dopo il faccia a faccia con il boss, notoriamente vicino alla destra napoletana. Poi c’è la mamma di Emmanuela, Maria Teresa Angiulli. E’ la segretaria della commissione Patrimonio del Comune di Napoli, la struttura che vigila (o dovrebbe farlo) sul corretto utilizzo dei beni del municipio. Proprio come lo stabile occupato dalla figlia e dai suoi camerati.

da L'Espresso

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