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lunedì 2 novembre 2009

L'autunno caldo e la necessita' di raccontarlo, dal basso


di Pietro Orsatti -
Lo sapevamo che questo autunno sarebbe stato decisamente caldo. Inziando dal punto di vista giudiziario, da quello dei doppi e tripli ricatti.
Ci aspettavamo minacce e rivelazioni, dossier e e contro-dossier. Come ci aspettavamo che l’informazione, ormai decisamente schierata e con tanto di elmetto in testa, venisse utilizzata come arma nei confronti di una parte o di un’altra. Ci aspettavamo tutto questo perché la fotografia di questo Paese ci mostra un’Italia profondamente divisa, sia dal punto di vista culturale e politico che dal punto di vista territoriale ed economico.

di Pietro Orsatti - 1°novembre 2009
Lo sapevamo che questo autunno sarebbe stato decisamente caldo. Inziando dal punto di vista giudiziario, da quello dei doppi e tripli ricatti.
Ci aspettavamo minacce e rivelazioni, dossier e e contro-dossier. Come ci aspettavamo che l’informazione, ormai decisamente schierata e con tanto di elmetto in testa, venisse utilizzata come arma nei confronti di una parte o di un’altra. Ci aspettavamo tutto questo perché la fotografia di questo Paese ci mostra un’Italia profondamente divisa, sia dal punto di vista culturale e politico che dal punto di vista territoriale ed economico.
I vari papelli e contro papelli, video a luci rosse, gossip da camera da letto, colpi di scena giudiziari, urla da salotto televisivo e anatemi lanciati dal centralino di casa Berlusconi, sembrano di giorno in giorno sempre più spezzoni di una incredibile sceneggiatura, una costruzione solo parzialmente reale di quello che sta veramente accadendo. Mi spiego. Mentre tutta l’attenzione è concentrata sullo scandalismo da un lato e la politica da fine impero dall’altro, il nostro Paese sta subendo il colpo di coda di una crisi economica globale a cui siamo giunti totalmente impreparati. Contemporaneamente, alcuni processi finalmente riaperti stanno mostrando le vere origini, distorte, dell’insieme politico e istituzionale di quella che viene chiamata, pomposamente, Seconda Repubblica. Mentre ci accaloriamo sulla caccia di “chiappette d’oro” e sulla presunta illibatezza di Noemi, mentre ci domandiamo come un anziano uomo politico e imprenditore multimiliardario possa reggere i ritmi di una vita di feste e festini come quelli che ci ha mostrato negli scorsi mesi l’inchiesta barese sul giovanotto rampante in caccia di favori Giampaolo Tarantini, mentre sbattiamo la testa al muro per capire come un giornalista e politico accorto come Marrazzo si sia andato a cacciare in quel appartamento a via Gradoli in compagnia di transessuali, spioni, carabinieri infedeli e ricattatori di ogni tipo, va in scena tutt’altra realtà. Quella degli effetti devastanti della crisi economica sul nostro Paese: milioni fra disoccupati e cassaintegrati, l’intero impianto produttivo (compreso quello piccolo e medio storicamente motore dell’economia nazionale) che rischia il collasso e la banca rotta, spaccatura ormai apparentemente irrecuperabile delle forze sindacali (la firma separata di accordi non è più un’eccezione ma la regola), un’opposizione politica da un lato residuale e dall’altro in cerca di un’identità che sembra ora del tutto impalpabile e probabilmente, domani, impraticabile (le contraddizioni all’interno del Pd sono innumerevoli, ben oltre già alle macroscopiche discrasie del sostegno a Bassolino e Loriero) che sembra assolutamente inadatta ad affrontare le conseguenze della crisi e a individuare soluzioni praticabili.
E poi c’è l’evento madre della nascita della Seconda Repubblica, che emerge oggi con chiarezza dalle inchieste sulla trattativa fra Stato e mafia, dall’intreccio incredibile che condusse alcuni poteri palesi e altri occulti a ricercare una soluzione praticabile di continuità e percorrerla anche attraverso l’illegalità, l’inganno, il patto innominabile. La Seconda Repubblica, leggendo le carte dei processi, le testimonianze, i ricordi tardivi di tanti dei protagonisti di allora (e di oggi) non è mai nata. Quella in cui stiamo vivendo, questa ormai è la sensazione sempre più diffusa, è l’effetto di un camuffamento di quei poteri che portarono al collasso di Mani Pulite, delle stragi del ’92/93, dell’implosione (solo apparente) del sistema partitico, della liquidazione del pubblico non verso una privatizzazione ma una liberalizzazione selvaggia e speculativa che ha di fatto liquidato un intero sistema economico che, nel bene e nel male, aveva tenuto in piedi il Paese per più di 40 anni.
C’è da farsi una montagna di domande in questa fine di autunno. C’è da avere i nervi saldi per individuare sia a livello personale che collettivo cosa fare e come. In questo Paese rimpinzato di una pseudo realtà mediatica dal sistema Raiset c’è l’enorme necessità di raccontare il reale, la vita, i bisogni e le aspirazioni degli italiani. E i media tradizionali sembrano non esserne assolutamente in grado. Neppure tanti di quelli che invece avevano dichiarato di farsi portavoce di queste istanze di verità. In qualche modo il Web sta supplendo a questo vuoto di informazione, di dibattito, di rappresentazione. Gli esempi sono tanti di questi esperimenti, grazie al cielo riusciti: da www.agoravox.it a www.antimafiaduemila.com, da www.dazebao.org a www.crisitv.wordpress.com , da www.ucuntu.org a www.liberainformazione.org. E poi migliaia di blog, pagine, video. E i libri che diventano sede naturale, vista l’impossibilità di trovare spazio sui media, dell’inchiesta. Come il teatro che mai come in questa fase si è fatto portatore di storie basate sul reale, sulla denuncia, sulla puntuale ricerca giornalistica.
Il sogno, in questo autunno, è che tutti questi frammenti trovino una sintesi e un incontro fra loro, che insieme formino una massa critica svelando la realtà del Paese non solo a piccoli settori degli Italiani, ma attraverso una fase di messa in rete e di amplificazione diventino (collettivamente) un nuovo media. Fatto di tanti e non di solitudini. Attento, puntuale, informato e comprensibile. Che abbi un solo formidabile e rivoluzionario (permettetemelo) obiettivo: raccontare.
Tratto da: orsatti.info

da AntimafiaDuemila

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