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venerdì 6 novembre 2009

Luigi Tenco, gli inediti


di Angiola Codacci Pisanelli
Credevamo di sapere tutto del leggendario cantante genovese. Ma ora stanno per uscire una serie di suoi testi e di canzoni mai ascoltate. Alcuni brani sono eseguiti da lui, altri da interpreti di oggi

Luigi Tenco a Sanremo con DalidaLa voce è nota, ma la canzone no. E il tono, poi, arrabbiato, contestatario, coglie di sorpresa anche il fan più competente. Pensavamo di aver sentito tutto dalla voce di Luigi Tenco, spenta tragicamente più di quarant'anni fa. E invece ecco che torna, e sorprende. Con un inno pacifista battagliero, un atto d'accusa contro i "Padroni della terra", un invito esplicito alla diserzione. «Non lo voglio più fare, non posso più ammazzare la gente come me», canta il giovane richiamato alle armi. Perché «la guerra è un'idiozia», perché «c'è un nemico solo: la fame che nel mondo ha gente come noi. E quindi «se c'è da versar sangue versate solo il vostro»: il mio, conclude Tenco con voce decisa, lo verso solo in nome della pace: «Con me non porto armi: coraggio, su, gendarmi, sparate su di me». "Padroni della Terra" è la perla che apre gli "Inediti" di Luigi Tenco che il gruppo Ala Bianca lancerà nei prossimi giorni, dopo la presentazione il 12 al Premio Tenco, al Teatro Ariston di Sanremo.

Sono due cd che cambiano l'immagine vulgata di questo cantante leggendario. In fondo pensiamo di sapere tutto, di Tenco, e la sua vita sembra una parabola dal corso regolare: i grandi successi intimisti ("Lontano lontano", "Vedrai vedrai", "Mi sono innamorato di te"), le delusioni (il film "La cuccagna" di Luciano Salce che non basta a lanciarlo come divo, le tensioni con le case discografiche), gli amori infelici (Dalida, la cantante italofrancese che si ucciderà vent'anni dopo di lui), fino al suicidio il 27 gennaio del 1967, dopo la bocciatura al Festival di Sanremo. E invece Tenco era un artista più complesso, più interessante di così: lo testimonia il primo dei due cd, che raccoglie una ventina di inediti - incisioni per la radio o la tv, provini mai pubblicati, versioni "unplugged" di suoi successi. Ci sono canzoni con testi o accompagnamenti diversi da quelli noti - "Guarda se io", versioni straniere pensate per un lancio internazionale del cantante ("Un giorno dopo l'altro" in versione francese e inglese, "Ognuno è libero" in spagnolo). Alcuni brani per voce e pianoforte sono in linea con il Tenco noto, ma altre canzoni, arricchite da accompagnamenti rockeggianti o jazzati, ricordano la vena più sperimentale del cantante, spesso tarpata dalle strategie dei discografici.

«Sono anni che lavoriamo a questo disco con l'aiuto degli eredi di Tenco», racconta Toni Verona, presidente della Ala Bianca: «Il progetto è arrivare l'anno prossimo a pubblicare un cofanetto con l'opera omnia». La caccia al tesoro è stata lunga e complicata: «I brani sono stati ritrovati tra il materiale della famiglia o negli archivi della Bmg, che ha da poco riunito Ricordi e Rca», racconta Enrico de Angelis, il massimo esperto del cantante, che ha curato i due dischi.

Il primo cd propone tre inediti mai incisi dal cantante genovese: un brano solo musicale, "No no no", affidato a Stefano Bollani in onore delle radici jazzistiche di Tenco (nel disco c'è una sorpresa: due brani jazz eseguiti dal musicista diciottenne al sax contralto del Settetto Moderno Genovese); poi la bellissima "Se tieni una stella", affidata alla voce di Massimo Ranieri, e una versione inglese di "Vola Colomba" di Nilla Pizzi, trasfigurata dalla traduzione di Tenco e dall'esecuzione virtuosistica di Morgan. Ma la vitalità del cantante, la sua importanza per la musica di oggi, si coglie anche nel secondo dei due cd. Qui sono raccolti i risultati di anni di lavoro da parte del Club Tenco, il gruppo fondato da Amilcare Reverberi e diretto da Enrico de Angelis che anima il Premio Tenco e la Rassegna della canzone d'autore a cui vengono invitati i migliori cantanti e cantautori italiani.

Nel disco di cover tenchiane sfilano molti nomi noti: da Roberto Vecchioni ai Têtes de Bois, da Alice agli Skiantos. Il tutto incorniciato da due versioni completamente diverse di "Lontano lontano": marcia zingaresca per Vinicio Capossela, testamento esistenziale per Eugenio Finardi.
C'è anche "Cara Maestra", cantata, con quell'accento inglese mai cancellato da quarant'anni di successi italiani, da Shel Shapiro: «Cara maestra, un giorno m'insegnavi che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali; ma quando entrava in classe il direttore tu ci facevi alzare tutti in piedi, e quando entrava in classe il bidello ci permettevi di restar seduti».

"Cara maestra" introduce al Tenco più impegnato, pre-sessantottino. «Una sezione consistente nel disco è quella delle canzoni satiriche», racconta de Angelis. «Sono brani misconosciuti che Tenco aveva eseguito in tv ma che sono usciti solo nei dischi postumi». Ecco quindi la "Ballata della moda" di Giovanni Block, la "Vita sociale" di Simone Cristicchi, e la "Ballata del marinaio" cantata in sardo da Elena Ledda. Sono canzoni impegnate che fanno capire meglio l'invettiva ai "Padroni della Terra", la canzone che apre questo cofanetto e che ha una lunga storia. Il testo originale, scritto ai tempi della guerra in Indocina da Boris Vian, grande irregolare della letteratura francese, chiama in causa il presidente De Gaulle: e costò agli autori e ai cantanti anni di pubblico disprezzo da parte della destra francese, ma anche una fama solida tra i pacifisti. In Italia la canzone resta praticamente sconosciuta, racconta de Angelis, «fino a quando rimbalza dagli Stati Uniti, dove Peter Paul e Mary la traducono in inglese e ne fanno un inno contro la guerra del Vietnam».

Poi sono venute le versioni di Ornella Vanoni negli anni Settanta, e da Ivano Fossati. L'incisione di Tenco è del '66, e la canta in una bella traduzione tutta sua. La registrazione conserva i rumori "di studio". Si chiude con Tenco che chiede al tecnico del suono: «Senti non si può fare in due volte?». «Ma guarda che va bene», lo rassicura il tecnico. Va bene, sì: eppure resta per quarant'anni nei cassetti della casa discografica. Forse perché era una canzone un po' rischiosa, soprattutto per un cantante che già con "Cara Maestra" - quell'attacco all'ipocrisia di maestri e funzionari riciclati dopo il fascismo, aveva fatto scandalo, guadagnandosi due anni di esilio dalla Rai.
Meglio puntare sui cuori spezzati. E le canzoni impegnate, se proprio si dovevano pubblicare, relegarle sul "lato B".

da L'Espresso

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